Autor: Aldo Zanchetta Data: Dla: forumlucca, forumvalleserchio, riflessionepolitica Temat: [Forumlucca] Mica male questo Marcello Foa
Non vi fate impressionare se il giornale su cui scrive Foa è Il Giorno. Gli articoli, ormai quotidiani, di Foa sulla crisi sono esemplari per sinteticità e non ambiguità, che è difficile trovare molti giornali di...sinistra e centrosinistra. Vale appena la pena ricordare che anche la Banca d'Italia appartiene a alcuni suoi controllati.
E ora scopriamo che la Fed è delle banche che salva
di Marcello Foa - 18/05/2010 Fonte: il giornale [scheda fonte]
Ma chi possiede davvero la Federal reserve ovvero la Banca centrale americana? La risposta sembra ovvia: dovrebbe essere un’istituzione pubblica, indipendente dal governo. E invece no: è privata e i suoi azionisti sono le principali banche americane. Sì, proprio quelle banche che la stessa Federal Reserve ha salvato un anno e mezzo fa, d’intesa con il Tesoro Usa, stampando vagonate di dollari e di Buoni del Tesoro, trascinando governi e Istituti centrali del mondo occidentale nella stessa direzione, con le conseguenze che oggi ben conosciamo ovvero l’esplosione dei debiti pubblici nei Paesi più progrediti. E’ come se a controllare la Federazione degli arbitri fossero le squadre di calcio. Sorpresi? Eppure non è l’unica anomalia. Per capire che cosa sta avvenendo in questi giorni sui mercati ci si può limitare alle solite spiegazioni oppure chiedersi se all’origine di sommovimenti brutali e non sempre giustificati ci siano delle asimmetrie, delle falle di sistema, interessi lobbistici. Sia chiaro: non si tratta di scovare Grandi Fratelli, ma di capire come va il mondo e, dunque, in campo finanziario, come va l’America. Il responso non è affatto confortante. Il Paese che siamo stati abituati a considerare come un modello, mostra lacune sconcertanti per chi, seguendo i principi liberali, ritiene indispensabile la trasparenza delle regole e l’indipendenza assoluta di chi governa o stabilisce le regole. Purtroppo la crisi del 2008 sembra essere passata invano. Le tare emerse allora non sono state corrette. Anzi…
La Federal Reserve non è un attore imparziale e nemmeno trasparente. Non è sottoposta ad alcun organismo di controllo e non risponde al Congresso del suo operato. E’ un’immensa scatola nera che rifiuta di aprirsi, anche a distanza di anni. Ancora oggi, ad esempio, i cittadini americani non sanno come sono stati usati centinaia di miliardi stanziati dal governo per salvare le banche. Sono state presentate petizioni, il Congresso ha votato, i giudici hanno emesso sentenze: tutto inutile. La Federal Reserve non spiega come ha aiutato… i propri azionisti. E non è l’unica anomalia. Quegli azionisti, ovvero le banche, continuano ad essere molto potenti, troppo potenti; al punto di influenzare il mondo politico. Se si scorre la lista degli ultimi ministri del Tesoro ci si accorge che Clinton nominò Robert Rubin, dapprima banchiere di Goldman Sachs e poi di Citigroup; Bush scelse Heny Paulson, presidente di Goldman Sachs; il riformista Obama ha chiesto consiglio allo stesso Rubin che gli ha piazzato come superconsulente Lawrence Summers e, al timone, il suo pupillo, il raccomandatissimo Timothy Geithner, che come presidente della Federal Reserve di New York si segnalò per la sua strettissima amicizia con i grandi banchieri di Wall Street. Risultato: negli ultimi 15 anni non è stata approvata una sola legge contraria agli interessi del mondo finanziario, che anzi ha ottenuto quello che voleva, a cominciare dall’abolizione del Glass Steagal Act, che ha fatto saltare le separazioni tra banche commerciali e banche d’affari. Gli Hedge funds continuano ad operare senza regole, spesso da paradisi fiscali. Nessun limite è stato posto agli Otc, ovvero i mercati fuori dai circuiti borsistici tradizionali. E le banche che nel 2008 stavano per fallire non sono state costrette a ricapitalizzare adeguatamente. Insomma, tutto è rimasto come prima. Una gran festa per gli speculatori, che dopo aver scaricato sulla comunità delizie come i subprime ora si avventano sull’euro.