8 giugno: incidente probatorio per il tentato stupro nel Cie di Milano
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L'8 GIUGNO A MILANO: A FIANCO DI JOY ED HELLEN, CONTRO CIE E DEPORTAZIONI
Una sera d'estate Joy, una ragazza nigeriana vittima di tratta, porta il
proprio materasso fuori dalla cella del Centro di identificazione ed
espulsione di via Corelli a Milano. Preferisce dormire nel corridoio, dove
fa più fresco.
Durante la notte si sveglia di soprassalto: sul suo corpo le mani di
Vittorio Addesso, ispettore-capo del Cie, che si è sdraiato sopra di lei.
Joy lo respinge con forza e decisione, altre donne la sostengono.
Un "normale" episodio di brutale – e sessista – amministrazione
all'interno di un Cie, dove gli aguzzini dominano incontrastati, forti
delle connivenze dei gestori di quei lager per immigrate/i.
Alcuni giorni dopo nel Cie di Milano scoppia la rivolta contro il
"pacchetto sicurezza". Joy e le altre donne che l'avevano aiutata vengono
brutalmente picchiate, nude, dall'ispettore Addesso e colleghi, e
arrestate: una chiara rappresaglia da parte di chi mette in atto ricatti
sessuali e molestie e non intende accettare il rifiuto.
Durante le udienze del processo ai rivoltosi, Joy denuncia la tentata
violenza da parte dell'ispettore. Hellen, sua compagna di stanza, conferma
l'accaduto, diventando la sua testimone.
La Croce Rossa, nella figura del responsabile Massimo Chiodini, copre
l'ispettore-capo di polizia.
La giudice, voce della "giustizia" italiana, denuncia entrambe le donne
per calunnia.
Tutte e cinque le donne imputate vengono condannate a sei mesi di carcere
per la rivolta. A febbraio, terminata la pena, vengono riportate in un Cie,
dove a tutt'oggi si trovano rinchiuse – tutte tranne una – con la
prospettiva di essere deportate in Nigeria, una prospettiva che per Joy ed
Hellen, come per tante/i altre/i, equivale ad una condanna a morte.
L'8 giugno a Milano si terrà l'incidente probatorio, udienza durante la
quale si troveranno faccia a faccia Joy, Hellen e Vittorio Addesso.
Con Joy, dietro a Joy, vi sarà tutto il mondo dei Cie, fatto di controllo,
intimidazioni, abusi e violenze sui corpi rinchiusi. Dietro Vittorio
Addesso starà tutta la gerarchia degli aguzzini, fino ad arrivare in alto,
al ministero dell'interno e ad uno stato che vuole, gestisce e controlla
quei lager. Uno stato che, nella figura di un suo servo, si troverà per
l'ennesima volta come parte accusata in un'aula di tribunale da cui, molto
probabilmente, ne uscirà assolto.
Ma non è da quell'aula di tribunale che ci aspettiamo una rottura con un
consolidato meccanismo di violenze, abusi e ricatti, meccanismo che si
esplicita quotidianamente dentro le mura di ogni Cie.
E' urgente la presa di posizione di ognuna/o di noi contro le complicità
che permettono l'esistenza di un lager di stato e coprono gli abusi che vi
avvengono quotidianamente.
Per questo l'udienza che si terrà a Milano l'8 giugno, preceduta da una
settimana internazionale di lotta contro le deportazioni, chiama tutte e
tutti a fare una scelta di parte, ad opporsi e ad esserci.
Una mobilitazione fattiva che arrivi a concretizzare il vero obiettivo: la
lotta per la distruzione di tutti i Cie, che è anche lotta per la nostra
libertà e la nostra autodeterminazione all'interno di un paese-laboratorio
sociale governato da uno stato di polizia.
Invitiamo chi non può partecipare al presidio, che si terrà a Milano in
tale data, ad organizzare iniziative nel territorio in cui vive