hektisch wrote:
>
> vi sono numerosi aspetti contestabili al concetto di sicurezza cui si
> rifanno questi programmi di ricerca, anche quando sono "in buona fede" -
> che mi ricorda molto il "don't be evil" di google
si e' una frase molto in voga adesso, aiuta a capire il concetto, senza
voler entrare troppo nel merito di cio' che fa google..
> oppure, per chi dopo "la banalità del male" volesse leggere ancora
> sull'argomento, la risposta di tzvetan todorov sulla possibilità di una
> scelta politica anche di fronte a campi di concentramento e violenza
> totale: "di fronte all'estremo" [ http://tinyurl.com/todorov ], il quale
> tra le altre cose (wikiquote helps) ci ricordava anche che "il progresso
> tecnologico non comporta una superiorità sul piano dei valori morali e
> sociali (né una condizione di inferiorità)..."
>
Qua mi ricordi la riflessione di k.lorenz
(
http://it.wikipedia.org/wiki/L%27anello_di_Re_Salomone)
quando spiega che gli animali veramente "feroci" sono coloro che non
hanno una salvaguardia istintiva rispetto alle armi che la natura gli ha
dato, e quindi non sono in grado di limitarsi nel loro utilizzo, come
invece fanno i lupi, il cui istinto salvaguarda si la sopravvivenza
dell'individuo, ma gli impedisce anche, alla fine di un duello, di
finire un suo simile che si sta arrendendo mostrando la gola.
Questi "istinti innati" che sono anche istinti di socialità, sono imho
tutte quelle salvaguardie che la cultura ci dovrebbe dare, riguardo alla
tecnologia che usiamo, ma la nostra cultura non ci rende consapevoli dei
rischi rappresentati dallo sviluppo delle tecnologie in certe direzioni,
perche' siamo distratti dal fatto dei finanziamenti per esempio...
(sono quelli che fanno girare il mondo no? Perche' indignarsi quando
possiamo gareggiare felicemente nel teatrino insieme agli altri per
prendere i due spicci?)
Cultura e' una parola strausata pero' e dovrebbe indicare i "valori
morali e sociali"(come dice todorov) DATI dal mondo in cui viviamo, come
le tecnologie che possiamo usare sono date, non costruite da noi in
prima persona.
Nietzsche ha scritto un bel trattato (no, non e' l'anticristo) sulla
genesi della morale, in cui ricostruisce il ruolo che ha avuto nella
storia del genere umano, una storia in cui la morale viene usata a
livello sociale per definire schiavi e padroni (la santa inquisizione
come esempio spiega bene? no, non era per tornare all'anticristo, era
solo un esempio).
Alla luce di una riflessione come questa, come diffondere una
contro-morale che permetta ai "cittadini" di non essere solo schiavi del
concetto di sicurezza-antiterrorismo, o "gabbia del padrone", come sono
adesso?
Alle opere teatrali di fronte alle telecamere c'hanno gia' pensato i scp
nel '95, adesso che abbiamo i robot che facciamo, gli chiediamo il caffe'?
Imho e' la cultura del privato la risposta; per esempio tutti abbiamo un
istinto (quello animale) che si chiama "pudore" che spesso e' ben poco
definito o ammirato come qualità, ma che svolge un ruolo importantissimo
nella gestione dei rapporti sociali che viviamo ogni giorno, ci permette
di tenere la distanza giusta dalle persone che conosciamo poco per
salvaguardare la nostra "vita privata" da occhi indiscreti.
Ma il nostro istinto del pudore e' capace di reagire di fronte ad una
operazione come indect o altre?
Questo lo dico perche' penso che campagne con slogan come "non
abbiate paura" o "contro la paura" che si sono tenute a più riprese in
italia e all'estero secondo me non servono a focalizzare
l'attenzione delle persone sul problema del rispetto della privacy da
parte dell'istituzione, un problema sempre piu' diffuso, mi vien da
citare una mail romana passata oggi in un paio di liste:
http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=11343
Ma tanti sarebbero gli esempi di vita vissuta che mi sono stati
raccontati e sicuramente tutti hanno vissuto sulla propria pelle,
professori che parlano di facebook coi genitori, perche' il
loro ruolo di controllori e giudici non si ferma alle aule ma s'allarga
anche al monitor, dato che possono...
Se vi sembra che mi sbagli ditelo, son qua per discutere, sta roba del
pudore e' l'unica che mi viene in mente, ammetto che possa sembrare
poco; ma anche un "freedom not fear" diventa a mio avviso uno slogan
quasi desueto, in un momento in cui la gente è ormai abituata al binomio
"cedo un po' della mia liberta' per una sensazione di sicurezza" sarebbe
bene cominciare a far capire che riconoscere il privato e salvaguardarlo
serve a salvaguardare la correttezza dei rapporti sociali.
ciao
jilt
ps:
mitico ghost in the shell