Autor: ANDREA AGOSTINI Data: A: forumgenova Assumpte: [NuovoLab] legambiente: liguria allarme idrogeologico in liguria
dal secoloxix.it
15/10/2009 h.17:15
Levante ligure, allarme per i torrenti-giungla
L'80% dei Comuni della Liguria è a rischio frane o alluvioni: l'allarmante dato emerge da Ecosistema Rischio 2009, l'indagine sui rischi idrogeologici curata da Legambiente e dal dipartimento della Protezione Civile; secondo l'associazione ambientalista, il primato di provincia più fragile va alla Spezia, con il 100% delle amministrazioni classificate «a rischio», ma la situazione è critica anche nel Genovese, con l'87% dei Comuni a rischio, nel Savonese, con l'81%, e nell'Imperiese, con il 69%.
L'84% delle municipalità che hanno risposto alle interviste ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e nelle aree a rischio frana; il 27% presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio; il 53% ha edificato in queste stesse aree strutture e fabbricati industriali, con grave pericolo per l'incolumità dei dipendenti, ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Nel 21% dei casi presi in esame, inoltre, sono presenti, in zone a forte rischio idrogeologico, strutture sensibili, come scuole e ospedali e strutture ricettive turistiche, come alberghi o campeggi.
Un «quadro preoccupante», secondo Legambiente, che punta il dito contro uno sviluppo urbanistico e un uso del territorio e delle acque poco rispettosi delle limitazioni imposte dal quadro dei rischi connessi all'assetto idrogeologico: «Le poche zone liguri caratterizzate da piane alluvionali piuttosto estese, come Albenga, la Valbisagno a Genova e la zona del fiume Magra alla Spezia - ha spiegato Danilo Cortellesi, funzionario della Protezione Civile per la Liguria - sono state colonizzate o occupate da fabbricati. A Genova, in particolare, il grosso del problema si è verificato tra gli anni '30 ed il dopoguerra, con l'esplosione dell'urbanistica».
Gli unici segnali positivi che emergono dall'indagine, riguardano la pianificazione dell'emergenza e l'organizzazione della Protezione Civile locale: l'82% dei Comuni liguri ha predisposto un piano d'emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e alluvioni; buono anche il livello di organizzazione e diffusione del sistema di Protezione Civile, con il 63% delle amministrazioni che hanno una struttura d'emergenza attiva 24 ore su 24.
Un approfondito studio di Legambiente e Protezione civile porta a risultati sorprendenti: sulla prevenzione i Comuni savonesi sono in ritardo
I Comuni savonesi sul cui territorio si trovano le aree a potenziale rischio idrogeologico più alto, non sembrano esser pronti ad affrontare nel migliore dei modi una eventuale emergenza alluvione. A bocciarli è il risultato di una accurata indagine relativa alla prevenzione e al monitoraggio di alluvioni e frane effettuata da Legambiente in stretta collaborazione con la Protezione civile.
Un'indagine dalla quale risulta come le amministrazioni comunali della provincia prese in esame non farebbero abbastanza non solo per prevenire, ma anche per rendere meno pesanti i danni che potrebbero derivare da una possibile alluvione. Tra le località savonesi considerate ad alto rischio idrogeologico l'unica a salvarsi, conquistando un sei seppur stentato in pagella, è Quiliano.
Subito dietro, con il voto di cinque e mezzo che seppur non rappresentando la sufficienza dimostra che comunque sotto questo aspetto qualcosa negli ultimi anni è stato fatto vi è Savona. Molto meno bene, invece, Albisola Superiore, Bardineto e Borgio Verezzi che si ritrovano quasi in fondo alla graduatoria nazionale con una votazione insufficiente.
Il "pagellone" a sindaci e assessori all'ambiente e alla protezione civile rappresenta il risultato di un'ampia e approfondita indagine che gli esperti di Legambiente e della Protezione civile hanno svolto nei mesi passati, attraverso l'invio di un dettagliato questionario, contenente una trentina di domande specifiche, a quelle amministrazioni comunali ritenute a più alto rischio idrogeologico e alluvionale. Un questionario i cui quesiti riguardavano soprattutto la gestione del territorio, la pianificazione dell'emergenza, l'informazione e l'addestramento.
I comuni della provincia di Savona considerati a possibile rischio idrogeologico, secondo un altro studio effettuato dal ministero dell'Ambiente e dall'Unione delle province d'Italia successivamente elaborato dai tecnici di Legambiente, sarebbero quasi otto su dieci. Di questi, però, soltanto cinque sono stati considerati da Legambiente e dalla Protezione civile a potenziale rischio idrogeologico più alto: si tratta di Borgio Verezzi, Bardineto, Albisola Superiore, Savona e Quiliano.
La preoccupazione, dopo gli ultimi tragici avvenimenti di Messina, è tornata a serpeggiare in buona parte della popolazione. «Il territorio ligure e in modo particolare quello ponentino, quindi non solo savonese ma anche imperiese - afferma Sergio Restagno, geologo savonese nativo di Cairo con alle spalle una lunga esperienza non solo in Italia ma anche all'estero - è molto sensibile alle piogge. A questo bisogna aggiungere come negli ultimi anni anche nel clima mediterraneo si siano verificate precipitazioni brevi ma molto intense, che noi definiamo "bombe d'acqua", che certamente possono creare seri problemi. In sostanza tutti i dissesti idrogeologici e le alluvioni avvenute nella nostra provincia negli ultimi anni sono state provocate da una pioggia caduta in maniera molto forte nel giro molto spesso anche di poche ore, ma che è giunta al termine di un periodo nel quale si erano verificate delle forti precipitazioni. Per una serie di motivi di carattere idrogeologico, il terreno imbevuto d'acqua finisce per innescare una serie di smottamenti e movimenti franosi».
Ma in tutto questo vi sono delle responsabilità da parte dell'uomo?. «Negli ultimi decenni - afferma il geologo cairese - vi sono stati sicuramente degli errori grossolani da parte dell'uomo. Diciamo che il discorso importante dell'assetto idrogeologico del territorio è stato per molti anni, in quelli della cementificazione che ha interessato quasi tutta la nostra provincia, lasciato in secondo piano. Un discorso che comunque in questi ultimi decenni ha riguardato non solo il savonese ma più in generale l'intero territorio nazionale. Dove la densità della popolazione è cresciuta in maniera enorme, con la costruzione di un gran numero di nuovi edifici che in molti casi sono stati realizzati senza tenere nella dovuta considerazione gli aspetti idrogeologici. Una cementificazione che non oserei a definire selvaggia, anche perchè nella quasi totalità dei casi non si sono tenuti nella dovuta considerazione i problemi idrogeologici».
Perchè, però, negli ultimi anni sono aumentati i danni provocati da dissesti e alluvioni? «Il primo motivo è che a mio avviso rispetto al passato piove intensamente con una frequenza maggiore rispetto al passato - spiega ancora Sergio Restagno - ma poi ritengo vi siano altri motivi. A partire dall'abbandono delle colline e delle zone montagnose dell'entroterra ligure, sino ad arrivare al fatto di come gli alvei dei corsi d'acqua siano stati sempre più ristretti. E poi ritengo che a livello nazionale siano state fatte delle scelte scellerate, con stanziamenti di soldi sempre minori per cercare di prevenire i problemi di carattere idrogeologico».
Indagine di Legambiente e protezione civile evidenzia le criticità
Prevenzione, mitigazione e monitoraggio di alluvioni e frane: Legambiente e Protezione civile bocciano la Riviera. Le amministrazioni comunali della provincia, tranne Camporosso (unica a ottenere la sufficienza con uno stentato 6 in pagella), non farebbero abbastanza per prevenire e rendere quindi meno pesanti gli eventuali danni post-alluvione.
Dietro Camporosso, Imperia e Bordighera strappano un 5,5 che, seppur non sufficiente, da comunque prova che i due Comuni, negli ultimi anni, qualcosa per uscire da una situazione critica, che in passato aveva prodotto danni e lacrime tra la popolazione, lo hanno realizzato.
Meno bene Pieve di Teco e Pontedassio (4,5). Peggio Sanremo, con 4, e male Ventimiglia con 3. Chiudono la classifica in provincia Ospedaletti e Pietrabruna con 2,5.
Il "pagellone" a sindaci e assessori all'ambiente e alla protezione civile è il risultato di una grossa e articolata indagine sul territorio nazionale, condotta dagli esperti di Legambiente e Protezione civile attraverso l'invio di un dettagliato questionario (contenente una trentina di domande specifiche) su: gestione del territorio, pianificazione dell'emergenza, informazione e addestramento.
I comuni della provincia di Imperia a rischio idrogeologico, secondo un altro report stilato dal ministero dell'Ambiente e dall'Unione delle Province d'Italia e poi elaborato da Legambiente, sarebbero almeno 7 su 10. Sui loro territori, in pratica, in tempi recenti, si sono verificate alluvioni o frane.
La paura, dopo i recenti, tragici avvenimenti di Messina, esiste. Inutile negarlo.
«In tutte le ultime alluvioni - dice Nicola Podestà, geologo ed ex direttore dell'osservatorio meteosismico imperiese - quando ha piovuto molto forte, magari nel giro di pochissime ore, facendo anche seguito a periodi recenti di forti precipitazioni, il terreno finisce per innescare scivolamenti e movimenti franosi. Il territorio imperiese è molto sensibile alle piogge. I tanti interventi dell'uomo, la forte cementificazione degli ultimi 50-60 anni, la costruzione di nuove strade e il moltiplicarsi delle aree e delle superfici impermeabilizzanti, la scarsa capacità di scaricare le acque hanno creato una situazione globale di rischio».
Ci sono colpe dell'uomo?
«Sicuramente c'è stata un po' di leggerezza, di sottovalutazione del rischio idrogeologico - risponde Podestà - ripeto: si è continuato e si continua a costruire senza però, spesso e volentieri, potenziare i canali di smaltimento delle acque. Uno squilibrio che, con l'andare del tempo, può provocare disagi e problemi, molto ma molto grossi».
I mutamenti climatici sembrano non essere decisivi.
«E' vero che, negli ultimi 15 anni, gli episodi piovosi, a livello di intensità giornaliera e oraria, sono stati da record - precisa Podestà - ma è altrettanto vero che, a livello di precipitazioni annuali, non è che ci siano stati così tanti cambiamenti...».
Eppure i danni, rispetto a tanti anni fa, sono stati più pesanti: tragedie, frane un po' ovunque, città allagate, strade interrotte, allarmi continui, la paura della gente che abita vicino a fiumi e torrenti.
«Inutile negarlo - dice ancora Podestà - il nostro territorio, oggi, è più sensibile e più debole rispetto al passato.».
Come difendersi, allora?
«Occorre fare una grande opera di prevenzione e potenziare i sistemi di allarme - conclude Podestà - è vero che non si è mai sicuri di niente ma, se andiamo a vedere bene, soltanto nel lontano 1911, quando Ventimiglia fu sommersa e franò persino la ferrovia, la Riviera subì in maniera pesantissima. Insomma, Messina è lontana, e non solo geograficamente. Resta il fatto che l'attenzione di tutti deve essere massima, così come la prevenzione. Il Levante ligure, da questo punto di vista, è decisamente più esposto e a maggior rischio idrogeologico rispetto alla Riviera di ponente».
«Quello di Messina è stato un evento calamitoso eccezionale e di straordinaria gravità - dice Paolo Strescino, sindaco di Imperia - ciò non vuol dire che bisogna abbassare la guardia davanti a fenomeni di grande pioggia. Credo, a questo proposito, che il Comune di Imperia abbia fatto, negli ultimi anni, grossi passi avanti in tema di prevenzione. A cominciare dai due grossi interventi sull'arginatura del Prino e del Caramagna, fiumi storicamente a rischio di esondazione».
Imperia, di recente, è stata tra le prime città italiane a dotarsi di sensori che inviano sms ed e-mail di allarme al primo rischio idrogeologico e di incendio. Un modernissimo sistema di monitoraggio per le alluvioni. Con un investimento minimo, pari a 10 mila euro, il progetto troverà presto attuazione. Insieme al sistema (che sarà testato sul Rio Oliveto, torrente che nel recente passato ha provocato problemi di esondazione) troverà applicazione anche per il controllo del rischio incendi nelle frazioni di Moltedo e Montegrazie. Una rete di sensori collegate a una centralina rilevano ogni minima variazione di temperatura o di innalzamento del livello delle acque avvisando in tempo reale via sms e per e-mail una serie di utenze per il pronto intervento di protezione civile.