[Forumlucca] Fw: Sembra un gioco e invece è un vero e propri…

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Autor: Alessio Ciacci
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Assumpte: [Forumlucca] Fw: Sembra un gioco e invece è un vero e proprio progetto finanziario di economia solidale
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From: enrico santambrogio
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toracca ; vannaniccolai@???
Sent: Sunday, November 02, 2008 9:23 PM
Subject: Sembra un gioco e invece è un vero e proprio progetto
finanziario di economia solidale


Salve,
vi invio articolo apparso oggi sul Tirreno in cronaca nazionale sulle
monete locali SCEC.

Saluti, Enrico Santambrogio arcipelago toscana SCEC

Stacco uno Scec e risparmio sulla spesa


Boom del denaro alternativo: si usa insieme all'euro ma solo nei
negozi sotto casa




Sembra un gioco e invece è un vero e proprio progetto finanziario di
economia solidale


MANOLO MORANDINI dal Tirreno del 2 Novembre 2008



Alzi la mano chi non ha mai giocato nella sua vita a Monopoli,
ritrovandosi in caso di vittoria con un gruzzoletto di banconote
inservibili. Un'alternativa che fa salva l'idea di ricchezza,
lasciando in mano qualcosa di concreto e spendibile, porta il nome di
"Arcipelago". Ma non si tratta di un gioco in scatola bensì di un vero
e proprio progetto di economia solidale.
Un progetto che si propone di aumentare il potere di acquisto delle
famiglie e di promuovere il tessuto produttivo locale. Una proposta da
prendere in considerazione ancor più in un momento come questo, dove
le difficoltà per le imprese e le famiglie a far quadrare i bilanci
sono in crescita.
La testa di ponte è il "Buono locale" con cui è possibile pagare parte
delle proprie spese. Si chiama Scec, acronimo di "Solidarietà che
cammina", e si spende insieme all'euro nei negozi e nelle aziende che
aderiscono all'iniziativa. Aumenta il potere d'acquisto della nostra
banconota e dà un nuovo impulso all'economia locale. Ma non è una vera
moneta. Infatti, aderendo al progetto "Arcipelago" si incassano le
prime cento banconote di benvenuto. L'iscrizione è gratuita e può
essere attivata dal sito internet www.arcipelagoscec.org. Per avere
altri buoni però bisognerà aspettare una nuova emissione.
Effettuando una spesa di 10 euro in un'azienda convenzionata che
accetta il 20% del prezzo in Scec, al momento dell'acquisto alla cassa
verrà riconosciuto un abbuono sul prezzo di 2 euro. Dunque, con
soddisfazione per il proprio portafoglio si pagheranno 8 euro e 2
buoni. E chi riceve i Buoni li riutilizzerà a sua volta per i suoi
acquisti.
In Toscana, a cinque mesi dall'avvio dell'esperienza, sono state
emesse similbanconote per un controvalore di 30mila euro. Circolano a
livello locale, in una rete di gente comune, nel piccolo commercio,
artigiani, agricoltori e professionisti delle zone di Pistoia, Prato e
Firenze. Sono 130 le imprese che le accettano e 150 le persone che
hanno ricevuto una dote di 100 Scec a testa. Ma la rete è in piena
espansione. A Grosseto ci sono 30 imprese in lista d'attesa e una
quarantina di aspiranti fruitori. E l'idea riscuote consensi anche a
Lucca. «La domanda che ci rivolgono più frequentemente - spiega Paolo
Tintori, responsabile toscano del progetto Arcipelago - è se questa
iniziativa sia legale o meno. Ogni moneta viene garantita solo
dall'accettazione delle persone. Se per l'euro questa è imposta dalla
legge, nel nostro caso è solo volontaria e fiduciaria. Ma il principio
è il medesimo: carta che misura una compravendita. Fiscalmente il
buono locale è assimilabile a un abbuono e come tale non concorre alla
determinazione della base imponibile. Pagando una piccola percentuale
del prezzo in euro, inoltre, non si corre nemmeno il rischio di creare
inflazione, poiché i buoni acquisiscono valore insieme all'euro e non
ne sono indipendenti». Uno strumento per un'economia alternativa che è
sperimentato anche in altri Paesi. «A dare vita all'esperienza è stato
un gruppo formato da economisti, analisti, commercialisti,
imprenditori e semplici cittadini interessati alle problematiche
monetarie - dice Tintori -. Abbiamo studiato oltre 4.000 esempi di
monete complementari nel mondo, come il circuito Wir svizzero, per
elaborare un modello valido per l'Italia. Con il tempo si è creato un
movimento nazionale spontaneo sui buoni locali di solidarietà e sono
partite le prime esperienze pratiche: ad Acilia (Roma) nel 2005 e poi
a Napoli, dove è stato coniato l'acronimo Scec».
Il principio di base è semplice. «Essenzialmente dobbiamo portare le
merci prodotte localmente a essere competitive con quelle provenienti
dalla globalizzazione - spiega il presidente di Arcipelago Toscana -.
Con i buoni locali aumenta il potere di acquisto delle famiglie e si
permette di far affluire nella piccola distribuzione nuova clientela.
L'accorciamento della filiera consente anche di retribuire
maggiormente i produttori e di far diminuire i prezzi al consumatore
finale». Tintori a riprova dell'efficacia dello strumento cita la sua
esperienza personale di grossista del settore orafo argentiero. «Ho
quattro negozi che sono miei clienti e che accettano pagamenti in
Scec. Altrettanto faccio io con loro e in questo modo sono riuscito a
riportare nelle vetrine gli oggetti di un'impresa toscana che stava
finendo fuori mercato, spiazzata dalla maggior convenienza di prodotti
esteri. In pratica, con una percentuale del 20% di pagamento in Scec,
oggi quell'azienda riesce a contrastare l'invasione di produzioni
concorrenti».
Un progetto che nel nome riflette anche la sua articolazione sul
territorio. «L'arcipelago è formato da tante "isole" che adottano i
Buoni locali di solidarietà e che possono scambiare con le altre le
eccedenze produttive, i servizi e i beni non reperibili sul loro
territorio o anche solo i flussi turistici - conclude Paolo Tintori -.
Per esempio, io che abito vicino a Lucca, a Montecarlo, potrò comprare
delle arance siciliane oppure andare in vacanza in un bed & breakfast
in Calabria pagando in percentuale con i Buoni locali che circolano
nell'isola Toscana».