Mensopoli, denunciata la superteste
Mensopoli si trasforma in un fiume di soldi e veleno, destinato a
ingarbugliare ulteriormente la matassa. Perché ieri è stata denunciata
per estorsione la teste-chiave del secondo filone, ovvero l'inchiesta
per corruzione sugli appalti mense dell'ospedale San Martino - una
fornitura da oltre 50 milioni di euro - aperta dal sostituto
procuratore Francesco Pinto. E quella che potrebbe sembrare una
semplice ripicca, è invece una svolta che tira in ballo interessi
milionari e un affaire abnorme per i comuni mortali. Sul tavolo del pm
è stato depositato un dossier di almeno 200 pagine, nel quale si
delineano le figure dei contendenti. Da una parte Mario Putin, attuale
presidente della "Serenissima" di Vicenza, la società che ha vinto
appalti a raffica e finita al centro dell'indagine per le presunte
tangenti. Dall'altra Silvana Sorsi, ex supermanager della stessa
Serenissima; colei che, con una serie di dichiarazioni a sorpresa
rilasciate a giugno, aveva fatto scattare gli accertamenti.
Il punto di partenza è semplice. La Sorsi aveva rivelato senza troppi
peli sulla lingua che, dietro le aggiudicazioni genovesi dei suoi
vecchi compagni d'affari, c'era un giro di mazzette. Lo ha fatto
mettere nero su bianco dalla Guardia di Finanza, fornendo dettagli,
nomi e cognomi, e subito dopo Pinto ha aperto il fascicolo sul San
Martino.
Ora va in scena la resa dei conti, e il leader dell'azienda tirata in
ballo replica durissimo: «Quella testimonianza è solo una vendetta
poiché pretendeva che liquidassimo le sue azioni, nel momento in cui è
uscita dalla governance, con una cifra astronomica». Non proprio un
battibecco, insomma, ma una guerra che rischia di produrre un
terremoto pure in Liguria. L'ex amministratrice delegata chiedeva 57
milioni di euro forte d'una quota superiore al 47%, e al rifiuto di
Mario Putin gli avrebbe rivolto, fra le altre, una frase
inequivocabile: «Ti faccio morire», riportata in tutte le denunce (tre
fra Vicenza, Padova e Genova) presentate contro di lei.
Alle carte che il pubblico ministero ha ricevuto ieri mattina
dall'avvocato Camillo Ciurlo sono allegati trenta verbali, in pratica
riassunti dei consigli d'amministrazione nei quali la Sorsi avrebbe
minacciato d'innescare uno tsunami giudiziario se non fosse stata
"liquidata". «Per noi è stata compiuta un'estorsione» ribadisce il
legale, a conferma di come le prossime settimane saranno assai calde
sul fronte Mensopoli.
L'inchiesta, ricordiamo, era deflagrata ai primi di maggio con gli
arresti di Stefano Francesca, ex portavoce del sindaco Marta Vincenzi,
Claudio Fedrazzoni e Massimo Casagrande (consiglieri comunali diessini
nella giunta Pericu) e Roberto Alessio, imprenditore piemontese delle
mense. Era invece finito ai domiciliari Giuseppe Profiti, ex
superdirigente della Regione e attuale direttore del Bambin Gesù di
Roma.
Casagrande, Fedrazzoni e Francesca - insieme agli ex assessori
comunali Paolo Striano e Massimiliano Morettini, indagati a piede
libero - erano accusati di aver tentato di favorire Alessio per
l'appalto delle mense scolastiche genovesi nel triennio 2008-2011,
senza esservi riusciti (accertamenti sono in corso pure sul periodo
2005-2008, poiché alcuni lotti erano stati annullati dal Tar, ndr). A
Profiti veniva addebitato il tentativo d'influenzare - sempre in
favore di Alessio - alcune assegnazioni della Asl di Savona.
Il primo troncone - che ha messo a dura prova la tenuta della giunta
Vincenzi innescando le dimissioni di Francesca, Striano e Morettini -
dovrebbe arrivare a compimento entro breve, con la chiusura
dell'istruttoria e una richiesta di rinvio a giudizio. Ma ha
rappresentato di fatto il percorso principale dal quale se ne sono
ramificati altri. Ed ecco che leggendo dei rivolgimenti sui giornali,
Silvana Sorsi si era presentata in Procura, parlando per quattro ore
della Serenissima con Pinto e alzando il sipario sul San Martino (la
Finanza aveva sequestrato tutte le carte nella sede di Vicenza a metà
luglio, ndr). L'imprenditrice si era concentrata sulla gara per la
fornitura di oltre quattromila pasti al giorno nel principale ospedale
del capoluogo ligure, vinta dai veneti dopo un macchinoso annullamento
in prima battuta per la presentazione di offerte troppo alte da parte
dei concorrenti, e sulla quale pende un ricorso al Tar presentato da
una ditta sconfitta.
Oggi, però, le persone che ha tirato in ballo l'accusano d'averlo
fatto solo per un tornaconto milionario. E i magistrati hanno altra
carne al fuoco.
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2008/09/16/1101756745871-mensopoli-denunciata-superteste.shtml