Re: [NuovoLab] PACCHETTO SICUREZZA

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Autor: gianni morando
Data:  
Dla: ugo, Mailing list del Forum sociale di Genova, aderentiretecontrog8
Temat: Re: [NuovoLab] PACCHETTO SICUREZZA
Nelle economie cosìddette avanzate la precarietà sia in termini salariali,
che sociali che di sicurezza sul lavoro è provocata appunto dai sussulti di 
un capitalismo che vuole realizzare gli ultimi profitti prima di spostare i 
capitali dove la forza lavoro a minor prezzo gli potrà consentire ulteriori 
ricavi. Ieri in Italia sono morti due giovani padri di famiglia e altri tre 
sono in pericolo di vita, contemporaneamente in Cina dall'altra parte del 
mondo 105 padri di famiglia sono morti in miniera:  è il prezzo di quello 
che noi un pò di anni fa chiamavamo progresso.
Essere di sinistra significa ancora essere progressista?
Qualcuno dice che gli operai non esistono più, ma queste persone che perdono 
la vita sul lavoro direttamente per incidenti o indirettamente per le 
condizioni ambientali in cui operano chi sono?
A queste domande chi prova a rispondere e soprattutto chi fa qualcosa?
Aspettando gli Stati Generali perchè non proviamo a interrogarci  pure noi?
                                                                gianni 
morando


----- Original Message -----
From: "ugo" <alfredo.beiso@???>
To: <aderentiretecontrog8@???>; <forumgenova@???>
Sent: Friday, December 07, 2007 9:44 AM
Subject: [NuovoLab] PACCHETTO SICUREZZA


> Solamente i quotidiani "AVVWENIRE", l'UNITA' "LIBERAZIONE" "IL MANIFESTO"
> E "LA
> STAMPA" oggi aprono la prima pagina con la notizia dell'uccisione di
> Antonio
> e ora anche di Roberto i due giovani operai morti nell'acciaieria
> ThyssenKrupp
> di Torino. Per loro nessun "pacchetto sicurezza".Stavano lavorando da 12
> ore in
> quella logica che ormai è stata inculcata nella mente dei giovani
> lavoratori
> che lo straordianario è l'unico modo per poter portare a casa uno
> stipendio
> che gli permetta di sopravvivere.
> La parola straordinario ha ormai perso il suo significato in quanto è
> prassi
> giornaliera delle nostre moderne industrie metalmeccaniche .
> I metalmeccanici, nel silenzio più totale, stanno facendo una lotta per
> poter
> arrivare alla conclusione del loro contratto nella cui piattaforma la
> parte
> normativa e sopratutto sulle gestioni dell'orario di lavoro edella
> sicurezza
> rappresentano il nodo principale. Non sono certo i pochi euri di aumento
> che
> per altro sono dovuti in quanto adeguamenti all'iflazione reale di questi
> ultimi anni che impediscono la firma di questo contratto, ma è propio la
> questione della regolamentazione 'orario di lavoro e degli straordinari
> che i
> padroni si vogliono avvocare in modo unilaterale al massimo scambiandola
> con un
> piatto di lenticchie.
> Riporto qui di seguito l'editoriale di Loris Campetti sul manifesto di
> oggi
>
> FLESSIBILI DA MORIRE
> Era molto flessibile Antonio un giovane di 36 anni ucciso ieri alla
> Thyssenkrup Torino. Ucciso non da un incidente, non da un infortunio:
> ucciso
> dallo sfruttamento selvaggio che fa tirare a mille gli impianti fino a
> esplodere le macchine e costringe a un lavoro bestiale gli operai. Al
> momento
> in cui quel maledetto tubo che trasportava olio bollente è stato colpito
> da una
> scintilla sprigionata dal quadro elettrico sè spezzato, trasformandosi in
> un
> lanciafiamme, Atonio e una decina di ragazzi come lui sono stati colpiti.
> Tutto
> e tutti hanno preso fuoco, gli estintori non funzionavano, la linea 5
> delle ex
> Fernere sembrava una città bombardata con il napalm, raccontano i
> sopravvissuti. Quando si è trasformato in una torcia umana, alle due di
> notte,
> Antonio era alla quarta ora di straordinario. Dunque era alla dodicesima
> ora di
> lavoro in quell’inferno. Antonio era molto flessibile, come tutti gli
> altri
> ragazzi della Thyssenkrupp. Alle 12 ore dì lavoro ne a aggiungeva ogni
> giorno
> due o tre viaggio da casa, nel Cuneese, alla fabbrica, e ritorno. Non è
> che gli
> restasse molto tempo per la sua compagna e i suoi tre bambini, la più gran
> de
> di 6 anni e il più piccolo di 2 mesi Antonio era proprio il tipo di
> operaio di
> cui ha bisogno un padrone tedesco che decide di chiudere la fabbnica di
> Torino
> per portare la produzione in Germania, ma prima di mettere i sigilli agli
> impianti vuole tirare fino all’ultima goccia di sangue alle macchine e
> agli
> uomini, ai ragazzi Per questo una decina di loro ha preso fuoco, nel 2007,
> nell’
> occidente avanzato, sotto il comando cli Thyssenkrupp, un nome che se
> scomposto
> in due rimanda ad altri fuochi, un altro secolo, a un’altra guerra. C’è la
> fila, adesso, di quelli che si lamentano per la mancanza di sicurezza sul
> lavoro. Forse tutti si erano distratti: presi com’erano a combattere l’
> insicurezza provocata dai ru meni si sono dimenticati della guerra
> quotidiana
> in fabbrica, nei campi nei cantieri. Chi oggi dice che servono maggiori
> misure
> di sicurezza su lavoro dovrebbe aggiungere che il modello sociale ed
> economico
> dominante è criminale. Chi chiede di produrre di più, per più ore nel
> giorno
> per più anni nella vita è corresponsabile dei crimini quotidiani sul
> lavoro. La
> sicurezza è incompatibile cm l’accumulazione selvaggia, togliendo dignità
> e
> diritti ai lavoratori siau menta l’insicurezza, sul lavoro e nella vita.
>
> I teorici del liberismo, della fine del welfare, di quella che
> spudoratamente
> chiamano flessibilità ma che per noi è precarietà, hanno tutti i diritti
> nella
> nostra società. Ma uno almeno non ce l’hanno: quello di piangere i morti
> sul
> lavoro perché quei morti sono vittime della loro cultuia e della loro fame
> di
> danaro e di potere. I tre bambini di quel paesino del cuneese che si
> chiama
> Envie non sanno che farsene delle loro lacrime. E noi con loro.
> Probabilmente i
> cancelli della fabbrica torinese della Thyssenkrupp non riaprirà mai più.
> Speriamo che non riapra più, il prezzo da pagare per tenerla aperta è
> troppo
> alto.
>
>
> fonte "il manifesto"
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> --------------------------------------------------
> Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
> --------------------------------------------------
>
> Ugo Beiso
>
>
> Moderiamoci: no html, risposte private in privato: il reply e' alla lista,
> e viene letto da tutti gli iscritti.
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