Autor: marku Data: Para: movimento CC: cerchio Asunto: [Cerchio] per adesso dopo avervi scippato il tfr ,
vi accorciamo ed abbassiamo le pensioni!
qualcuno avvisi epifani (che tutti i diritti acquisiti si porta via) che
sta per firmre l'ennesima arrogante, truffaldina e miserevole concertazione
che una branchia di una pseudo organizzazione sindacale (la cgil) ha fatto
uno studio sul benessere sociale e pare che le politiche sociali sin qui
perseguite dimostrine che invece di curare il malato sia molto più
economico ammazzarlo
Studio Cer per Spi-Cgil: la povertà è diffusisssima: sotto il minimo
l'11% delle famiglie
Fortissime inoltre le sperequazioni: in una situazione peggiore solo il
Portogallo
Italia quattordicesima per il Pil
ma ultima per benessere sociale
Se si considera un indicatore 'composito', che tenga conto
anche delle tutele offerte ai più deboli, solo il Giappone fa peggio
di ROSARIA AMATO
ROMA - Fa parte dei primi sette Paesi più industrializzati del mondo, per
Pil pro capite è quattordicesima, ma, se si considera in senso ampio il
livello di benessere della popolazione, l'Italia precipita al penultimo
posto (ventitreesimo su 24 paesi presi in considerazione), seguita solo dal
Giappone. E' il risultato di una ricerca condotta dal Cer (Centro Europa
Ricerche) per conto dello Spi - Cgil, "Indicatori di benessere e politiche
sociali: modelli a confronto".
Dall'indagine non solo si conferma l'alto grado di diffusione della
povertà in Italia (l'11 per cento delle famiglie italiane e il 13 per
cento delle persone si colloca al di sotto della soglia di povertà, con
punte che superano il 25 per cento nel Mezzogiorno), ma emerge anche un
alto tasso di sperequazione nella distribuzione del reddito, inferiore solo
a quello del Portogallo. Una situazione che, suggerisce il Cer, può essere
adeguatamente superata solo se le politiche sociali verranno considerate
dal governo in carica e da quelli a venire "come veri e propri strumenti di
crescita", come sono stati e sono nei Paesi scandinavi.
Un'indicazione che il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ha
mostrato di condividere: "Oggi l'unica scienza sembra essere quella
dell'economia. Tutto il resto sono e sembrano bisogni urlati. Ma molto più
complicato è fare una discussione incentrata sulle politiche sociali nella
loro scientificità. Penso che bisogna tentare di costruire un'attenzione
sullo stato reale del paese. L'alternativa non è tra zero e cento ma
dipende dalla direzione di marcia in cui viaggi. Se di fronte ai problemi
che ci sono, redistribuisco le risorse con l'Ici, è chiaro che la lotta
alla povertà non la fai".
Cruciale invece, ai fini di una seria politica che si ponga l'obiettivo del
superamento della povertà e delle sperequazioni economiche e sociali,
secondo il ministro Ferrero, l'imposizione di "livelli minimi di
assistenza" nelle prestazioni sociali: "C'è un'impalcatura di spesa
sociale tale per cui la spesa di Bolzano non è neanche paragonabile a
quella di Cosenza, il rapporto è da 1 a 20. Forse questo modo concreto di
attuarel il federalismo va un po' ripensato. E' essenziale introdurre i
livelli essenziali di assistenza, insieme a dei meccanismi di monitoraggio
della spesa sociale".
Ma per attuare una corretta politica sociale, spiega il presidente del Cer
Giorgio Ruffolo, è fondamentale anche "superare il principio che per
misurare le condizioni di un Paese si debba considerare solo il Pil, un
indicatore che è come la Rai, di tutto di più. E' necessario considerare
invece un indicatore composito, che misuri il benessere". Anche perché,
come dimostrano le eccellenti performance dei Paesi scandinavi, "tra
indicatori di ricchezza e indicatori di benessere sociale c'è uno stretto
legame. In una società equilibrata ricchezza, benessere e cultura si
codeterminano".
Gli "indicatori di benessere" utilizzati dal Cer si possono raggruppare
principalmente nel fattore "dimensione della spesa pubblica per interventi
in campo sociale", ai quali si affiancano vari indicatori, tra i quali
quelli legati alla diffusione della cultura e all'utilizzo delle nuove
tecnologie. I risultati non sono troppo sorprendenti: innanzitutto,
"laddove più elevata è la spesa sociale, più equilibrata è la
distribuzione del reddito, e viceversa". Inoltre "i Paesi che prestano
maggiore attenzione alle politiche sociali sembrano essere anche quelli
dove più rapidamente ha avuto inizio l'utilizzo di nuove tecnologie".
Infine, "vale la pena di notare come la maggiore attenzione sul versante
delle politiche sociali sia correlata a una minore incidenza del tasso di
disoccupazione, sia generale, sia riferito alla popolazione giovanile".