[NuovoLab] Lesa Maestà

Borrar esta mensaxe

Responder a esta mensaxe
Autor: Edoardo Magnone
Data:  
Para: forumgenova
Asunto: [NuovoLab] Lesa Maestà


Lesa Maestà

Anticipiamo l'editoriale del nuovo numero di
Contropiano in uscita per il 1° Maggio

Dobbiamo ammettere che sono stati bravi gli
studenti universitari che a marzo hanno dato vita
ad una contestazione del Presidente della Camera
Fausto Bertinotti. Possiamo dire che “hanno
fatto la cosa giusta nel momento giusto”,
semplificando con una azione concreta i rapporti
tra i movimenti e l’uomo politico che più di
tutti li aveva candidati a rappresentare il nuovo
intellettuale collettivo in sostituzione dei partiti novecenteschi (1).

Ma più che l’atto in se – che è stato condotto
con le forme pacifiche e creative caratteristiche
dei movimenti di nuova generazione – sono
interessanti da valutare e discutere le reazioni (2).

La prima, quella a caldo, è avvenuta direttamente
sulla scalinata della facoltà di Lettere, quando
Bertinotti ha preteso dagli studenti che gli
chiedessero scusa. In quella pretesa c’era non
solo il brusco risveglio per un leader politico
che era stato riferimento e apologeta per quegli
stessi studenti fino a poco tempo prima. In
quella battuta c’era la piccolezza dell’essere
umano, una sorta di “lesa maestà” che talvolta –
e purtroppo – spiega tante giravolte tattiche
spesso incomprensibili con le categorie della
razionalità politica e che molto hanno a che fare con il personaggio.

La seconda è che questo elemento “soggettivo”
sembra pesare anche sul posizionamento che
prepara la costruzione della Rifondazione
Socialista su cui il PRC intende imbarcare la
sinistra DS in libera uscita dal costituendo
Partito Democratico. E’ netta l’impressione che
molte cautele in questo processo dipendano più
dalla decisione su chi sarà il primus inter pares
tra i dirigenti della nuova aggregazione
(Bertinotti, Mussi, Salvi, Giordano) piuttosto
che sulla linea politica. Questa infatti sarà una
sorta di Bad Godesberg per il PRC che si sta
collocando ormai apertamente su una prospettiva
socialdemocratica di “sinistra” alla quale, in
maniera piuttosto differenziata, si richiamano
anche la sinistra DS guidata da Mussi e Salvi

La terza attiene agli effetti combinati dei due
fattori indicati sopra nel rapporto con le
soggettività politiche della sinistra, i
movimenti sociali, antimilitaristi, sindacali che
non intendono “morire socialdemocratici”.

Commentando la contestazione all’università,
Bertinotti ha definito gli studenti come
portatori di un messaggio caratterizzato
“dall’antipolitica”. Un concetto analogo lo aveva
espresso mesi prima, accodandosi ai cori di
condanna per una manifestazione in solidarietà
con la Palestina i cui organizzatori – a suo dire
– si ponevano “fuori dalla comunità politica”.

In sostanza – sostiene Bertinotti – i soggetti,
le realtà politiche e sociali che oggi si
oppongono alle misure del governo Prodi o che non
ne condividono le sorti arruolandosi nei suoi
interstizi (dalle ONG disponibili ad affiancare i
contingenti militari alla maggior parte dei
centri sociali oggi allineati alla Sinistra
Europea), sono soggetti estranei, anzi ostili,
alla dimensione moderna della politica. Questa
convinzione è resa più forte dal fatto che oggi
tutti i partiti della sinistra sono nel governo e
che tra gli eventuali contraenti della
Rifondazione Socialista (PRC, Sinistra DS,
eventualmente PdCI, pezzi dei Verdi etc) non ve
n’è nessuno che sia fuori dal governo e che in
qualche modo possa far pesare una posizione di
autonomia dal quadro politico rispetto agli altri.

Diventa evidente come questa visione della
“politica” escluda tutto ciò che non condivide
tale visione. Da qui il rapporto di sofferenza
con le istanze politico-sociali che sono venute
maturando autonomamente in vari ambiti del paese
(dalla Val di Susa a Vicenza, da pezzi del
sindacato a settori del movimento pacifista e No
War) che gli studenti universitari di Roma hanno
portato allo scoperto con grande semplicità ed efficacia.

Ma lo stress tattico e strategico a cui è
sottoposto il PRC sta producendo effetti
laceranti anche dentro il partito: l’espulsione
di Turigliatto e l’iniziativa di protesta della
corrente Sinistra Critica; la spaccatura
dell’area di Essere Comunisti con la
marginalizzazione di diversi esponenti storici e
parlamentari di questa area, una sofferenza sui
residui di militanza attiva dei circoli (oggi
ridotta al minimo dei minimi e sovradeterminata
in ogni aspetto dalla quantità e qualità di
funzionari). Questa sofferenza potrebbe rientrare
– almeno parzialmente – se il Cantiere della
Rifondazione Socialista riuscirà a presentarsi
come la nuova tappa del “meno peggio” in una
situazione politica ipotecata da riforme
elettorali escludenti oppure se il nucleo duro
del governo (il Partito Democratico) sperimenterà
nuove geografie politiche includendo le forze
centriste nel governo ed emarginando la sinistra dall’esecutivo.

Da questo scenario si desume fin troppo
facilmente come ogni possibile ipotesi di
rappresentanza politica di classe o di nuovi
soggetti politici per la sinistra anticapitalista
e antimilitarista (3) o si fonderanno su un forte
rapporto con i settori sociali e i movimenti
reali e su una consolidata indipendenza politica
da tale scenario, oppure rischiano di restare
imprigionati nuovamente dentro un politicismo che
- come si evince dai dati contenuti nell’articolo
di fondo di questo numero di Contropiano – ha una
sua base di massa e si regge su condizioni
materiali di esistenza difficili da rimuovere
senza contenuti forti e indipendenza politica e organizzativa.

(1)    Tesi che Bertinotti ha sostenuto
esplicitamente in una conferenza al Forum Sociale
Mondiale di Porto Alegre del 2002


(2)    Quelle che hanno cercato di paragonare la
contestazione a Bertinotti con quella di Lama,
sono del tutto risibili. Il movimento del ’77 ha
avuto ben altre dimensioni e capacità di rottura politica.


(3)    In questi mesi, tale esigenza è emersa con
forza in moltissimi dibattiti tenutisi in tutta
Italia e nei recenti meeting nazionali di
Marghera e di Roma che hanno visto la
partecipazione di molti soggetti politici e
sociali impegnati nei movimenti sociali, sindacali e antimilitaristi