[NuovoLab] FW: [amiciziaItaloPalestinese] Fw: Voglio stare c…

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Autor: Elisabetta Filippi
Data:  
Para: forumgenova
Asunto: [NuovoLab] FW: [amiciziaItaloPalestinese] Fw: Voglio stare con mia moglie! Lettera di Ghassan Abdullah
Se volete ho anche la versione inglese.

Elisabetta


>From: "Bilal Murar" <bmurar@???>
>Reply-To: amiciziaItaloPalestinese@???
>To: <amiciziaItaloPalestinese@???>
>Subject: [amiciziaItaloPalestinese] Fw: Voglio stare con mia moglie!
>Lettera di Ghassan Abdullah
>Date: Fri, 15 Dec 2006 11:23:13 +0100
>
>
>
>Voglio stare con mia moglie!
>
>
>
>Israele ha decretato che io e mia moglie non possiamo più vivere insieme.
>Io sono palestinese, lei svizzera e siamo sposati da 28 anni. A lei le sono
>state date due settimane per lasciare i territori occupati palestinesi. Il
>Ministero degl’Interni israeliano ha stampato sul suo passaporto svizzero:
>“ULTIMO PERMESSO”. Viviamo insieme a Ramallah da 12 anni. Siamo arrivati
>nel 1994 quando, dopo gli Accordi di Oslo, siamo stati motivati a
>traslocarci in Cisgiordania dalla prospettiva di ‘pace’ e sviluppo.
>
>
>
>Mia moglie Anita, parla arabo, adora il panorama, cucina pasti arabi, e si
>prende cura, più di quanto io non faccia, della casa di mio nonno nel
>villaggio, un vecchio edificio di pietre circondato da molte piante. Lei
>vota alle elezioni palestinesi in quanto moglie di un palestinese. E’
>attiva nel servire la società locale in particolare nel sistema sanitario
>pubblico. Ha molti amici qui e qui si sente a casa sua. Lei ha ancora i
>suoi contatti europei, ma non vuole essere costretta a separarsi dal suo
>ambiente o da me, ed io certamente non voglio separarmi da lei. I nostri
>figli sono cresciuti e lavorano all’estero. Ma anche loro non sono mai
>sicuri di ricevere il permesso di ingresso quando vengono a farci visita.
>Alcuni mesi fa, nostra figlia in possesso di un passaporto svizzero, è
>stata trattenuta per sei ore all’aeroporto di Tel Aviv e detenuta quando ha
>atterrato. E’ stata fortunata. Altri sono deportati verso i luoghi da dove
>sono partiti, molto spesso trascorrendo una notte o più nel noto centro di
>detenzione aeroportuale.
>
>
>
>Negli ultimi 12 anni, Anita è riuscita a rimanere qui rinnovando
>diligentemente il suo permesso o partendo e rientrando ogni tre o sei mesi
>in accordo con la ‘legge’ israeliana che si applica ai territori occupati.
>Ora sta lottando per rimanere qui, prendendo contatti con un avvocato che
>la accompagnerà attraverso le procedure di ricorso fatte al tribunale
>israeliano, sperando in una ingiunzione che le permetta di restare finche
>una sentenza non sia stata emessa. Anita è inoltre in contatto con la sua
>ambasciata, e si è unita ad altre persone nella sua stessa condizione per
>far pressioni all’Unione Europea, ed al consolato americano, ed è entrata
>in contatto con le organizzazioni per i diritti umani, sia israeliane che
>palestinesi, e con i media.
>
>
>
>Non sappiamo cosa fare. Ma qualcosa dobbiamo farla e anche velocemente.
>Cosa faremo della nostra vita insieme, dei nostri documenti e conti, delle
>centinai di piccole cose che abbiamo cresciuto insieme? Che cosa faremo con
>il nuovo appartamento che ‘erroneamente’ abbiamo deciso di acquistare in
>un momento sbagliato? E’ stata così combattuta su quali mattonelle
>scegliere e su come arredare la cucina. Non possiamo credere, o accettare,
>che dovremo essere separati. Ma siamo costretti a crederci quando vediamo
>le altre coppie ‘miste’ o le altre famiglie intorno a noi che sono già o
>saranno come noi separate.
>
>
>
>Dalla scorsa primavera, le autorità di occupazione israeliane hanno
>ristretto con forza le possibilità di accesso a coloro in possesso di un
>passaporto straniero negandogli di poter entrare nelle aree palestinesi.
>Coloro che sono stati colpiti, sono palestinesi con passaporti stranieri o
>mogli, mariti, bambini, genitori e altri parenti stranieri. Includono
>inoltre, stranieri o palestinesi in possesso di un passaporto straniero,
>che si recano in Palestina per insegnare all’università, lavorare o fare
>volontariato con organizzazioni non governative locali o internazionali,
>esperti con vari progetti spesso finanziati dai paesi europei,
>simpatizzanti o attivisti dei diritti umani.
>
>
>
>Bitakhone è la parola magica in Israele. In nome della Bitakhone, o
>sicurezza, le autorità israeliane possono intraprendere qualsiasi misura
>illegale, inumana, immorale o aggressiva nei confronti della popolazione
>palestinese sotto occupazione militare. Loro sono in grado di consegnare
>la parola bitakhone a qualsiasi diplomatico europeo o straniero che mette
>in discussione le loro misure, anche quando queste ultime violano i diritti
>umani, ed il diritto umanitario internazionale, o la Quarta Convenzione di
>Ginevra che regolamenta il comportamento del potere occupante nei confronti
>della popolazione occupata. Ai palestinesi, sembra quasi che delle volte,
>un ufficiale qualsiasi di terzo grado del ministero israeliano sia in grado
>di spaventare l’intera Unione Europea ed i suoi funzionari invocando la
>‘sicurezza’ degli israeliani, o accennando a cosa l’Europa abbia fatto in
>passato agli ebrei.
>
>
>
>Mia moglie non è l’unica ad aver ricevuto un ultimatum questa settimana.
>Dozzine di altre mogli, mariti e figli che hanno vissuto per anni in
>Cisgiordania, rinnovando i loro permessi da ‘visitatori’ rilasciato dalle
>autorità israeliane ogni tre mesi, hanno ricevuto estensioni dei permessi
>sempre più corti, nessuno dei quali supera la fine dell’anno. I bambini
>dovranno essere tirati fuori dalle proprie scuole, e saranno separati dai
>loro genitori, o da uno di loro. Madri, padri, sorelle, fratelli e nonni
>saranno divisi per sempre. Centinaia di altre persone sono in attesa del
>loro destino nelle prossime settimane e nei prossimi giorni. Migliaia hanno
>ricevuto un diniego di visita presso le proprie famiglie, case e radici la
>scorsa estate. L’estate è spesso la stagione per il matrimonio dei
>palestinesi divisi dai diversi passaporti o Carte d’Identità e le festività
>sono utilizzate per riempire le notti estive con musiche e danze. Non
>nell’estate del 2006.
>
>
>
>L’occupazione israeliana non cessa di confiscare la terra. Mi sento
>occupato persino nel taschino della mia maglietta. La mia Carta d’Identità
>‘palestinese’ viene emessa dalle autorità israeliane. Loro controllano il
>registro della popolazione civile palestinese. Ogni nascita, morte,
>matrimonio, viaggio dentro o fuori, è controllato da Israele, persino a
>Gaza, disimpegno effettuato. Naturalmente, controllano l’acqua, le strade
>ed i movimenti delle persone in Cisgiordania attraverso centinaia di
>barriere e checkpoints. Sradicano tutti gli alberi che dicono di trovare
>sulla loro strada, che sono sul tracciato del Muro dell’Apartheid
>espropriandoci dalla nostra terra, o che incontrano sulla strada verso i
>coloni insediati che hanno deciso di accaparrarsi un altro pezzo di terra o
>la sommità di una collina di loro gradimento.
>
>
>
>Perché gli israeliani stanno attaccando i matrimoni misti palestinesi?
>Prima che le persone si possano innamorare in Palestina oggi, c’è bisogno
>di chiedere quale Carta d’Identità ognuno possieda e dove sia stata
>rilasciata. Non vogliono costruire una vita costantemente a rischio di
>essere distrutta sin dall’inizio.
>
>
>
>
>
>Ghassan Abdullah
>
>Computer Adviser
>
>Ramallah, West Bank, ‘Palestine’
>
>Email: Abdullah@???
>
>
>
>               Traduzione dall'inglese all'italiano a cura di Teresa 
>Maisano

>
>               Ufficio Luisa Morgantini

>
>Tel 06 69950217
>
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