Re: [NuovoLab] Medio Oriente. Olmert: la strage di Beit Hanu…

Borrar esta mensaxe

Responder a esta mensaxe
Autor: pposell\@inwind\.it
Data:  
Para: forumgenova
CC: forumgenova
Asunto: Re: [NuovoLab] Medio Oriente. Olmert: la strage di Beit Hanun causata da "un problema tecnico"
Come ulteriore contributo al dibattito noltro l'intervento di Elettra Deiana sulle spese militari tenuto in Parlamento il 7 novembre durante il dibattito sulla finanziaria
Ciao

Patrizia Poselli

E.DEIANA: Con questo intervento voglio segnalare un punto, che il mio gruppo ritiene particolarmente critico, del disegno di legge finanziaria in esame: quello relativo alle spese militari, in particolare il fondo destinato a finanziare i programmi di armamenti. Noi siamo contrari a questa scelta, in considerazione di quello che riteniamo dovrebbe essere un diverso equilibrio tra tagli e incrementi di spesa, sia per ragioni relative alle politiche di difesa che sottendono determinate scelte in materia di armamenti.
Nel rapporto 2006 del Sipri, il più prestigioso istituto di ricerca sul disarmo nel mondo, ci viene consegnato un dato allarmante sulle spese militari a livello internazionale; tali spese sono caratterizzate da un incremento significativo nel 2005: 1.120 miliardi di dollari, ben 83 in più rispetto al 2004; il che costituisce il 2,5 per cento del PIL mondiale.
Gli USA sono ovviamente in testa alla classifica, ma anche l'Italia non scherza, signor sottosegretario. A dispetto dei molti discorsi che vengono fatti da diverse parti sulla pochezza dell'impegno finanziario per la difesa, l'Italia dopo la Germania si trova al settimo posto tra i paesi che spendono in armi, rientrando pienamente nel club dei G7 delle spese militari. Ovviamente, per avere un'idea precisa della quantità di fondi destinati a questo settore bisogna andare oltre il bilancio ordinario della difesa, conteggiando in finanziaria i vari fondi destinati alle missioni militari e quelli a copertura di spese di armamenti, come avviene in questa finanziaria, che prevede l'istituzione di un assai sostanzioso fondo destinato a finanziare, appunto, i programmi di produzione militare.
Questo particolare capitolo di spesa, tra l'altro - qui mi rivolgo con particolare urgenza al Governo -, richiede, o dovrebbe richiedere, una specifica ed approfondita discussione, che non è mai avvenuta in passato e che mi auguro invece il Governo dell'Unione voglia predisporre: una discussione non solo sulla valenza sociale della destinazione di così cospicue risorse pubbliche agli armamenti - quando la tendenza storica in atto, in parte confermata da questa finanziaria, è quella di tagliare su voci fondamentali di welfare -, ma anche e soprattutto, dal punto di vista militare, sul significato politico e strategico di tali scelte. A quale strategia di difesa, a quale strategia delle alleanze, a quale ruolo geopolitico dell'Italia sono utili e funzionali tutti quei sistemi di arma elencati doviziosamente nella nota aggiuntiva allo stato di previsione per la difesa per l'anno 2007 (quelli finanziati appunto dal fondo di cui parlavo sopra)?
E ancora: qual è la convenienza economica, in termini di politiche industriali, di questi finanziamenti? Voglio limitarmi, per evidenti ragioni di tempo, ad un solo esempio, quello del Joint Strike Fighter. L'Italia nel 2001, con il Governo Berlusconi, si impegnò ad investire 1.192 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo negli USA dal 2002 al 2012. Tale decisione si basava su diverse considerazioni, che possono essere ricondotte sinteticamente a due. La prima riguardava l'orientamento della marina e dell'aeronautica militare di sostituire i loro velivoli di attacco al suolo, che stanno invecchiando (i famosi AMX e parte della flotta dei Tornado). L'argomento invocato era, di conseguenza, che entro il 2012 le Forze armate italiane avrebbero avuto bisogno di un nuovo aereo tattico d'attacco al suolo, complementare all'Eurofighter, che è un velivolo aria-aria da superiorità strategica.
Il secondo argomento riguardava l'industria bellica, cioè le convenienze che sarebbero derivate al nostro paese dal coinvolgimento nel progetto statunitense GSF come un'occasione unica per l'industria italiana aerospaziale e di difesa, in termini di subappalti e di ricerca tecnologica. Questa scelta - al riguardo richiamo l'attenzione del sottosegretario - è avvenuta al buio, senza nessuna adeguata discussione e trasparenza sui problemi di fondo, come per esempio l'impatto sulla dottrina militare e sulle implicazioni strategiche che la scelta del Joint Strike Fighter comporta.
Questi sono soltanto alcuni dei problemi connessi al programma. Per stessa ammissione dell'areonautica militare, le esigenze di difesa aerea del nostro paese sarebbero già coperte dall'impegno nel progetto di acquisto di una grossa quota di esemplari del caccia europeo di nuova generazione EF-2000 Typhoon, e quindi il progetto GSF, sempre per ammissione delle gerarchie militari dell'aeronautica, potrebbe rivelarsi indirizzato soprattutto ad un aumento di potenza offensiva.
Quindi la scelta è avvenuta - mentre negli ambienti militari si fanno queste considerazioni - espropriando completamente il Parlamento di chiarezza e trasparenza sulle potenzialità strategiche dell'argomento in discussione. Di conseguenza, ci dobbiamo chiedere - lo chiedo a lei, signor sottosegretario - che cosa l'Italia avesse allora in mente (ed abbia oggi in mente, nel momento in cui si reitera il finanziamento al GSF) quando ha compiuto e quando compie tale scelta di armamento. In altre più esplicite parole, quali missioni di bombardamento offensivo - è stata questa una tematica sollevata anche dall'ex capo di Stato maggiore dell'esercito, il generale Fraticelli - l'Italia pensa che future guerre? Contro quale tipo di nemico? E soprattutto, chi chiederà all'Italia di compiere tali missioni?
Il Governo Berlusconi - che su questo ha avuto il grande merito della chiarezza più esplicita - non ha mai nascosto la sua condivisione in ordine alle strategie di guerra, o comunque di invasive operazioni militari, dell'amministrazione Bush. Un programma come il GSF è funzionale a tali strategie. Questo è il punto relativo alle strategie, su cui non c'è trasparenza. Non si capisce a cosa serva questo programma così costoso.
Il Governo Prodi, quindi il nostro Governo, condivide? Che cosa dice sull'aspetto dei costi elevatissimi? Vorrei sapere che cosa dice il Governo sulla valenza strategica e che cosa dice sull'aspetto dei costi elevatissimi. Costi tali che a livello internazionale sono stati sollevati dubbi e perplessità circa la stessa realizzabilità del progetto da un punto di vista della contabilità. Cito i dubbi dell'organo di controllo delle spese del Congresso statunitense, che ha sollevato appunto molte perplessità sull'eccesso, che si incrementa sempre di più, delle spese per il GSF, e cito i dubbi della Corte dei conti olandese, che afferma come la partecipazione allo sviluppo del programma esponga i Paesi Bassi a rischi finanziari. E molte Corti dei conti di altri paesi europei, impegnati come l'Italia nel programma, sono orientate a relazioni di questo tipo.
In conclusione, il nostro gruppo, ed io personalmente, crediamo che il capitolo sulle spese militari destinate alle armi e agli armamenti debba essere radicalmente rivisto, sottratto al cono d'ombra nel quale da troppo tempo è confinato, praticamente delegato agli ambienti militari e all'industria militare, e quindi restituito al controllo e alla decisionalità del Parlamento.
Ciò deve avvenire in stretto collegamento con le nostre scelte di politica estera e nel rispetto del troppo dimenticato articolo 11 della Costituzione. E dunque per l'Italia vi è la necessità di ripensare il concetto di difesa, connesso al tentativo di rilancio dell'ONU al quale sta cercando di contribuire. Insomma, già a partire da questa legge finanziaria, si devono rivedere gli impegni di spesa per armamenti, così incautamente assunti dal Governo e presentati nel provvedimento in esame.



> ---------- Initial Header -----------
>
> >From      : forumgenova-bounces@???
> To          : "ugo" alfredo.beiso@???,"Mailing list del Forum sociale di Genova" forumgenova@???, aderentiretecontrog8@???
> Cc          :
> Date      : Fri, 10 Nov 2006 10:55:38 +0100
> Subject : Re: [NuovoLab] Medio Oriente. Olmert: la strage di Beit Hanun causata da "un problema tecnico"

>
>
>
>
>
>
>
> > Auspico che D'Alema (il più cinico , ma anche il migliore degli attuali
> > ministri in carica) abbia in mente dopo le sue parole su un eventuale
> > ripensamento della missione in Afghanistan un'idea di riposizionamento di
> > truppe (di pace?!) proprio lì da dove partono missili (che non sono innocui
> > petardi) e dove arrivano in cambio bluster bombs e "problemi tecnici". Allo
> > stato attuale in altro modo non credo se ne esca...............scusate
> > l'altrettanto cinismo, ma il senso di sconcerto ed impotenza è grande.
> > Per quanto riguarda l'incidente sfiorato: quando si "gioca" con le armi
> > prima o poi ci si fa del male.
> >
> >              gianni morando
> > ----- Original Message -----
> > From: "ugo" <alfredo.beiso@???>
> > To: <forumgenova@???>; <aderentiretecontrog8@???>
> > Sent: Thursday, November 09, 2006 5:32 PM
> > Subject: [NuovoLab] Medio Oriente. Olmert: la strage di Beit Hanun causata
> > da "un problema tecnico"

> >
> >
> > "Un problema tecnico". Così il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha
> > spiegato la strage di Beit Hanun, nella quale sono stati uccisi 18 civili,
> > tra
> > cui 8 bambini e 3 donne.
> >
> > Il premier israeliano dice di aver controllato e verificato personalmente
> > l'esistenza dell'errore tecnico dell'artiglieria israeliana. Olmert ha però
> > anche sottolienato che l'azione israeliana a Gaza "andrà avanti" fin quando
> > non
> > cesserà il lancio di missili.
> >
> > Il premier ha quindi assicurato che farà il possibile perché errori di
> > questo
> > genere non si ripetano: anche se - ha aggiunto - "può accadere".
> >
> > Olmert ha infine invitato il presidente dell'Autorità palestinese, Abu
> > Mazen,
> > ad un incontro.
> >
> > "L'errore tecnico" ha infiammato Hamas, che ha minacciato il ritorno a
> > attentati suicidi, e il leader, Khaled Meshaal, che vive in esilio a
> > Damasco,
> > ha avvertito che il suo movimento risponderà con le armi. In Israele c'è la
> > massima allerta per il timore di nuovi attentati.
> >
> > A Parigi, nel frattempo, il ministro degli Esteri ha convocato
> > l'ambasciatore
> > israeliano per esprimergli la sua "seria preoccupazione" per lo sfiorato
> > incidente tra unità francesi e israeliani in Libano.
> >
> > Il ministro della Difesa francese ha infatti confermato in parlamento che il
> > 31 ottobre scorso F15 israeliani puntarono una postazione di militari
> > francesi
> > che secondo il ministro "riuscirono a malapena ad evitare la strage: ancora
> > due
> > secondi e i nostri soldati avrebbero reagito alla minaccia".
> >
> >
> > Ugo Beiso
> >
> >
> >
> >
> > --------------------------------------------------------------------------------
> >