"Chi global", impietosa fotografia del presente
Alesandro Chiappetta, 06 novembre 2006
Rapporti
Presentato il rapporto annuale di Mani Tese che tratteggia le trasformazioni economiche e sociali: disuguaglianze e povertà sono figlie della globalizzazione
Una serie di dati più forti di tante discussioni sociologiche. Mani Tese, associazione impegnata da anni nello sviluppo sostenibile, e da anni riconosciuta come Ente Morale, sgombera il campo dalle illazioni e nel suo rapporto annuale fotografa lo scenario economico mondiale, alla luce delle grandi trasformazioni sociali del nostro tempo. Nel convegno intitolato "Chi Global? Cittadini di un mondo tra centri e periferie", svoltosi nei giorni scorsi a Riva del Garda, sono emersi dati molti interessanti, a partire dai modelli di libero commercio, oramai basati sull'agricoltura industriale, che ha ridotto ad appena il 10% la quantità di produzione agricola tradizionale. I modelli agricoli classici vengono strozzati dalla concentrazione della proprietà della terra, e dall'utilizzo di prodotti chimici che omologano le coltivazioni e minacciano l'ambiente. Una simile tendenza rischia di portare in tempi brevi alla fine dell'agricoltura di sussistenza, e all'aumento della povertà delle campagne, sminuite dai sempre più frequenti sussidi all'esportazione. Ma non è tutto, perché gli allarmi sulle condizioni dell'agricoltura generano un nuovo flusso migratorio verso le città. Basti pensare che nel 1950 tra le 10 metropoli più grandi comparivano solo 3 città dei Paesi in via di sviluppo (Shangai, Buenos Aires, Calcutta) e che nel 2005, tra le 10 più grandi sono solo 2 quelle dei Paesi più ricchi (New York e Tokyo), mentre nel 2030 la sola e "ricca" megalopoli ad entrare nella "top ten" sarà Tokyo. Già oggi metà della popolazione mondiale risiede in città, contro il 29% del 1950, e si prevede che nel 2030 sei persone su dieci abiteranno in enormi e modernissime megalopoli.
Mani Tese lancia anche un allarme alimentare: sono 853 milioni le persone sottoalimentate o affamate, a fronte di risorse alimentari sufficienti a sfamare 12 miliardi di individui. E' la stessa Banca Mondiale a segnalare che 2 miliardi e mezzo di persone vivono con meno di 2 $ al giorno, e che gli analfabeti adulti sono 781 milioni, di cui il 64% donne. Un sottosviluppo che parte dallo sfruttamento minorile, con 217 milioni di bambini impiegati in lavori da adulti e fisicamente pesanti, 126 milioni dei quali svolgono attività pericolose o illecite.
Dare tutte le colpe alla globalizzazione è probabilmente fin troppo facile, ma i tassi di disoccupazione crescono un pò ovunque. Negli ultimi dieci anni, il numero di giovani inoccupati in tutto il mondo è cresciuto del 14, 8%, passando da 74 a 85 milioni. Svilisce pensare che i giovani senza lavoro rappresentano il 44% del totale dei disoccupati nel mondo, ma solo il 25% della forza lavoro. Anche il tasso di disoccupazione giovanile registrato nel 2005 (pari al 13,5%) è molto più alto di quello degli adulti (4,6%) e sono ben 300 milioni i giovani lavoratori che sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno. E un terzo dei giovani dell'Europa centrale e orientale non lavora e non va a scuola.
A margine del rapporto, Mani Tese ha voluto rimarcare le trasformazioni del mercato delle armi, a sottolineare gli intrecci finanziari e sociali che l'enorme spesa bellica ha sull'economia mondiale. Soltanto nel 2005 sono stati spesi ben 1.118 miliardi di dollari, per colmare il bisogno di sicurezza di una piccola minoranza elitaria, gravando però sulle spalle dell'intera popolazione terrestre. La spesa militare (507 miliardi di dollari, il 48% del totale, gravano sull'indebitato bilancio pubblico degli Stati Uniti d'America) ha rappresentato il 2,5% del Pil mondiale, e anche i paesi in via di sviluppo non sono esenti da questi sperperi, dal momento che Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina spendono ogni anno 22 miliardi di dollari per l'acquisto di armi.
Piu volte l'ONU ha sostenuto che per eliminare l'analfabetismo basterebbero 10 miliardi di dollari all'anno, e che con solo 12 miliardi di dollari si potrebbero ridurre drasticamente la mortalità infantile e materna.
Nel suo viaggio tra le contraddizioni del mondo cosiddetto civile, Mani Tese non risparmia l'Italia. Secondo i dati Istat nel Belpaese ci sono 7.577.000 di poveri, e il 13.1% vive in condizioni di povertà, di cui il 22.7% nel Sud Italia. Tra i Paesi dell'area OCSE, l'Italia ha il piu altro indice di povertà (e 4 milioni di lavoratori precari), rivelando un'alta esclusione sociale, e uno standard di vita e di qualità di servizi inferiore agli altri paesi dell'organizzazione. Coscienza sporca anche nel commercio di armi, essendo i settimi esportatori mondiali (1.361 milioni di euro le autorizzazioni all'esportazione di materiali d'armamento rilasciate dall'Italia), acu si aggiunge la spesa militare, che nel 2005 ha toccato i 27,2 miliardi di euro. Per invertire la rotta ci vorrà molto tempo, ma soprattutto ci vorrebbero precisi segnali politici, e un nuovo corso economico che parta da un'etica di mercato piu vicina alla sostenibilità e all'ecologia.
Ma per ora solo 600 milioni sono stati stanziati dal governo per la Cooperazione allo sviluppo nel progetto di Finanziaria 2007. Un pò poco per non tornare tra un anno a fare la triste conta delle contraddizioni e dei fallimenti.
http://www.aprileonline.info/520/chi-global-limpietosa-fotografia-dei-giorni-nostri