Autor: Rosario Gallipoli Data: Para: forumlecce Asunto: [Lecce-sf] Fw: [aa-info] Fw: Vergogna romagnola: a Forlì i Rambo per la Nato in assetto"antisommossa"
A TUTTI GLI "AMICI" PACIFINTI
ROS.
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From: Stefano Severi
To: Pasquale ; Mino Savadori ; Sue Ellen Stefanini ; Botta ; Rita Faggi ;
Leo Casetti ; Riccardo ; Leo Cuni 1 ; leo.zat@??? ; Davide Fabbri
Sent: Friday, October 13, 2006 5:29 PM
Subject: Vergogna romagnola: a Forlì i Rambo per la Nato in assetto
"antisommossa"
a.. L'Esercito italiano resta uno strumento per la pace
b.. Ci addestriamo all'uso delle armi non certo col desiderio di usarle.
c.. militari in assetto anti-sommossa sono sbarcati dagli elicotteri per
disperdere una folla ostile di manifestanti
d.. [Forlì] dal giugno prossimo, e per un intero semestre, sarà a
disposizione dell'alleanza atlantica per intervenire in ogni angolo del
mondo nelle situazioni di estrema emergenza
Sono solo alcuni degli elementi che balzano immediatamente agli occhi
leggendo l'incredibile reportage di guerra apparso oggi sul Corriere
Romagna. Quello che una volta doveva essere mantenuto segreto (vedi
l'addestramento di militari da usare per compiti di piazza, cioè disperdere
manifestanti, ovviamente civili) adesso è addirittura motivo di vanto per i
militari italiani e forlivesi.
In tempo di "missioni umanitarie" targate centrosinistra non c'è più paura
di dire e fare niente, nemmeno le più infami porcherie.
E allora noi cosa facciamo?
Ecco l'articolo integrale e relativi box...
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Il 66º "Trieste" a disposizione della Nato
(dal corriere romagna del 13 ottobre 2006)
dal nostro inviato Gaetano Foggetti
VITERBO. La Nato guarda a Forlì, al 66º Reggimento fanteria aeromobile
"Trieste" di stanza nella caserma "De Gennaro", inquadrato in quella Brigata
"Friuli" - forte anche degli elicotteri del 7º "Vega" di Rimini, del 5º
"Rigel" a Casarsa e del Reggimento "Savoia Cavalleria" a Grosseto - che dal
giugno prossimo, e per un intero semestre, sarà a disposizione dell'alleanza
atlantica per intervenire in ogni angolo del mondo nelle situazioni di
estrema emergenza. Si tratta della cosiddetta "Nato response force", alla
quale i paesi aderenti danno a rotazione la loro disponibilità e per la
quale anche gli uomini e le donne in divisa del 66º si stanno preparando
duramente.Si è svolta mercoledì scorso, infatti, l'esercitazione "Blue
Storm" che - nell'enorme poligono di Monte Romano in provincia di Viterbo -
ha visto coinvolti 463 militari, 404 provenienti dal capoluogo romagnolo, e
70 mezzi, impegnati nel ricreare situazioni di pronto intervento fedeli alla
realtà e che, non a caso, vedono già protagonista l'esercito italiano in
Libano, Iraq e Afghanistan. Proprio nel paese asiatico, dallo scorso 21
settembre, è operativa la 1ª Compagnia "Cobra" del 66º, comandata dal
capitano Matteo Luciani, e schierata nella regione nord occidentale di
Herat. La particolare attivazione di questa spedizione di 90 militari, tra i
quali 5 donne, è stata ricordata nella riunione che ha preceduto
l'esercitazione, svoltasi tra i comandanti del "Trieste", colonnello Antonio
Bettelli e della Brigata "Friuli", generale Giangiacomo Calligaris, insieme
al comandante delle forze operative terrestri, generale di corpo d'armata
Bruno Iob, al generale Paolo Reghenspurgher, vice comandante delle forze
operative di difesa a Vittorio Veneto, e al pari grado Enzo Stefanini,
comandante dell'aviazione dell'esercito. «L'invio di una nostra compagnia in
Afghanistan - ha ricordato il colonnello Bettelli - è stato emblematico di
quanto il 66º è in grado di garantire in termini di pronta operatività.
Chiamati il 14 agosto scorso, il 21 settembre eravamo presenti in loco con
uomini e mezzi».L'efficienza dell'intera Brigata "Friuli" sarà testata prima
nell'esercitazione congiunta in programma a dicembre e poi, a giugno del
prossimo anno, nel vero e proprio "esame di maturità" che si svolgerà in
ambito internazionale e dal quale dovrà arrivare il nulla osta per operare
agli ordini della Nato. I militari del 66º saranno di ritorno questa
mattina, dopo essere stati trasportati nel poligono di Monte Romano il 2
ottobre scorso con 12 elicotteri dei reparti di Rimini e Casarsa, in
provincia di Pordenone. Impiego di velivoli che ha segnato l'inizio della
simulazione di un intervento nell'ambito della zona cuscinetto tra due stati
in crisi. Scenario che, inevitabilmente, richiama quello recente tra Israele
e Libano, tra i quali l'Onu ha frapposto una forza internazionale di caschi
blu della quale fanno parte ben 2mila militari italiani. Preceduta da
un'esercitazione notturna, con speciali strumentazioni e visori, la
dimostrazione di mercoledì si è sviluppata nell'arco dell'intera mattinata,
divisa in differenti segmenti. Tre batterie di mortai hanno difeso la base
da un improvviso attacco; militari in assetto anti-sommossa sono sbarcati
dagli elicotteri per disperdere una folla ostile di manifestanti; una
colonna di mezzi è stata oggetto di un'imboscata tramite lo scoppio di un
ordigno al passaggio del convoglio, con conseguente recupero ed evacuazione
di un ferito grave, sempre con l'ausilio di velivoli; intervento in campo
aperto di unità corazzate (Blindo Centauro) a supporto di un plotone
attaccato e, infine, l'attivazione di un plotone mortai aeromobile formato
da tre squadre sbarcate dagli elicotteri ed operative in poco meno di un
minuto, col successivo loro recupero una volta terminata l'operazione.
L'ampia area del demanio militare, isolata nella campagna della Tuscia ed
estesa per migliaia di ettari, ha visto presidiare il teatro delle
operazioni da due elicotteri "Mangusta" e da altrettanti caccia Tornado,
provenienti dalla base di Ghedi a Brescia. In volo anche gli aeromobili in
dotazione alla Brigata e l'aereo "Dornier", dell'aviazione militare, che ha
effettuato un lancio di materiale.Spettacolare l'intervento di una coppia di
elicotteri Chinook Ch-47 a doppia elica che hanno scaricato due squadre di
fucilieri e altrettante Land Rover Ar90.Sul terreno i militari hanno
sviluppato, come da copione, la loro "partita a scacchi", anche sotto gli
occhi di alcuni ufficiali dell'esercito giordano nelle vesti di osservatori.
Proprio nel deserto del paese mediorientale, infatti, la "Friuli" fu
impegnata nel settembre dell'anno scorso nell'esercitazione "Eastern desert"
insieme ai militari del re Abdallah.«L'impegno sul campo - ha ricordato il
comandante del 66º, colonnello Bettelli - dovrebbe essere anche il premio
all'impegno addestrativo. Ci auguriamo che questo possa accadere».
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«Esercito per la pace»«L'Esercito italiano resta uno strumento per la pace,
in grado di dare, col suo profondo rinnovamento, un ruolo importante al
nostro paese sulla scena politica internazionale». Netta l'opinione del
generale Bruno Iob, comandante delle forze operative terrestri, che non
nasconde certo le insidie del mestiere. "Ogni perdita subita ci spinge a
chiederci se abbiamo fatto tutto il possibile per evitarla e ad impegnarci
ulteriormente, in futuro, affinchè non debba più ripetersi».
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«Rifiutiamo la guerra»«Chi contesta il nostro lavoro è semplicemente perché
non ci conosce». Tende la mano agli antimilitaristi, nelle loro varie
espressioni, il comandante della Brigata "Friuli", generale Giangiacomo
Calligaris. «Ci addestriamo all'uso delle armi non certo col desiderio di
usarle. Nessuno dei miei soldati si dichiarerà mai contento o desideroso di
andare in guerra. Siamo professionisti e, come tali, chiediamo rispetto e
risorse economiche per svolgere al meglio i nostri compiti».