La rivista del Sisde "Gnosis" pubblica una sua analisi del movimento No Tav in
Val di Susa e dei suoi fratelli in tutta Italia
DE GENNARO PIU' MORI
L'analisi contenuta nell'ultimo numero di Gnosis, la rivista del Sisde, viene
dopo alcuni mesi di osservazione «ravvicinata» delle proteste della Val di
Susa. Ma con un condimento ideologico che fornisce ai vertici del servizio
segreto «civile» [quello militare è il Sismi] una cornice per interpretare a
modo suo i fenomeni sociali.
La teoria è stata esposta in diverse audizioni davanti alla Commissione
parlamentare di controllo sui servizi [Co.pa.co], tanto dal comandante del
Sisde, il generale Mario Mori, quanto dal capo della polizia, Gianni De
Gennaro, l'eroe di Genova 2001. In due diverse occasioni, durante i momenti più
caldi della protesta in Val di Susa e in prossimità dell'inizio delle Olimpiadi
invernali, Mori e De Gennaro hanno esposto una versione aggiornata della teoria
dei cerchi concentrici. Al centro di questa ipotetica geometria ci sarebbero le
«brigate rosse», poi, andando verso i gironi più esterni, gli
«anarcoinsurrezionalisti», e via via fino ai disobbedienti, i movimenti
sociali, eccetera. Praticamente si arriva fino a quei «sovversivi» dei
sindacati confederali.
La Val di Susa, in questo schema, è l'occasione per la saldatura tra alcuni
dei cerchi più sovversivi con le istanze di protezione ambientale che arrivano
dai cittadini «normali». Un pericolo intollerabile. E un allarme bipartisan.
Tanto nel centrodestra, quanto in ampi settori del centrosinistra, che allora
si apprestava a vincere le elezioni, la ricostruzione di Mori e De Gennaro non
è stata contestata. A quanto si apprende di quelle audizioni, è un'impostazione
che non scandalizza la maggioranza dell'Unione.
Se, come sembra, la questione delle grandi opere sarà una delle principali
cartine di tornasole del rapporto tra istituzioni e cittadini, così come della
«qualità» della politica economica e ambientale del governo Prodi, allora la
semplificazione delle analisi del Sisde potrebbe tornare utile. E il ministro
degli interni Amato la potrebbe applicare. ■
I VALSUSINI VISTI DAL SISDE
La lotta contro i cantieri dell'alta velocità in Val di Susa è un esempio di
iniziativa «non connotata ideologicamente, non istruita politicamente, non
programmata, che si è definita nel suo stesso procedere, autoalimentata dalla
convinzione 'fermarlo è possibile. Fermarlo tocca a noi'» e che finisce per
nutrire «aspettative di nuovi percorsi rivoluzionali, di insurrezioni di
massa». Ecco quel che si legge nella nota redazionale di Gnosis, la rivista
trimestrale del Sisde [Servizio per le informazioni e la sicurezza
democratica], il servizio segreto «civile», che dipende dal ministero degli
interni.
Sono tre, secondo gli 007 italiani, le caratteristiche della lotta No Tìav che
hanno attirato l'attenzione dei gruppi del cosiddetto antagonismo radicale:
«Prima di tutto, il 'soggetto' della 'rivolta', vale a dire il 'popolo'. Non,
cioè, l'espressione di una categoria specifica, ma un fronte 'trasversale', 'di
massa'».
«Questo 'popolo', eterogeneo nella composizione, è unito e determinato nel
perseguimento dell'obiettivo che - seconda caratteristica - è un obiettivo
limitato e ben definito, e non una generica lotta contro il capitale, le nuove
tecnologie, il modello di sviluppo globale, ecc... Il 'popolo' come si muove
per raggiungere il proprio obiettivo? Con modalità'spontanee' ed
'autorganizzate', che includono anche azioni illegali», e questa è la terza
caratteristica della mobilitazione No Tav, che diventa così «il simbolo di una
lotta che 'paga', in quanto produce effetti concreti, e che esprime un
significato politico di opposizione. È qui che si innesta la funzione asserita-
mente propulsiva e per certi versi 'canalizzatrice' della protesta svolta da
Centri Sociali e collettivi antagonisti che si sono identificati con la
mobilitazione No Tav, l'hanno resa propria e propagandata come attività di
'resistenza', assimilandola nostalgicamente a quella antifascista della II
Guerra Mondiale e giudicandola un evento 'storico', al fine di attribuirle
connotati di lotta di classe». ■
14 ottobre a Roma
II Coordinamento nazionale dei comitati contro le grandi opere ha organizzato,
data quasi certa il 14 ottobre, a Roma, una manifestazione nazionale per
ottenere l'abolizione della Legge Obiettivo e la revisione integrale del
programma di realizzazione di opere pubbliche nei vari settori [trasporti,
territorio, energia, rifiuti, etc]. Accanto ai «no» la manifestazione vuole
proporre un nuovo Piano generale dei trasporti e nuovi programmi per l'energia,
i rifiuti, il territorio e il paesaggio ambientale: piani che che devono essere
fatti con la partecipazione dei cittadini. «Il nuovo governo dimostra di voler
segnare una svolta nella pianificazione del territorio e dei trasporti - si
legge nel comunicato del Coordinamento - per esempio abbandonando il progetto
del Ponte sullo Stretto, inutile, dannoso e costosissimo, procedendo
all'applicazione corretta e integrale della Valutazione d'impatto ambientale
alla TavTorino-Lione e rivedendo la Legge delega sull'Ambiente». Anche se,
continua il comunicato, «uno dei temi ancora non affrontati o sottovalutati
dall'esecutivo riguarda proprio le condizioni del territorio, sia in termini di
fragilità dell'assetto idrogeologico che come perdita di funzionalità e di
qualità del paesaggio».
La manifestazione è promossa dal Coordinamento insieme alle associazioni
ambientaliste, alla Rete del Nuovo Municipio, a Carta, al manifesto, alla
Campagna Sbilanciamoci e a molte altre organizzazioni che stanno aderendo in
queste ore.
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