[RSF] FW: O SI VA DI QUA O SI VA DI LA'

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Autor: pilar
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Para: forumroma
Asunto: [RSF] FW: O SI VA DI QUA O SI VA DI LA'


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Riceviamo e inoltriamo volentieri, con preghiera di diffusione

APPELLO: Fuori le atomiche dall'Italia, fuori le atomiche dalla storia

Il prossimo 7 luglio, si terra' a Pordenone la prima udienza dell'azione
civile intentata da cinque pacifisti contro il governo USA, con la
richiesta di rimozione delle 50 atomiche presenti nella base Usaf di
Aviano. E' una causa storica: per la prima volta, un giudice viene chiamato
a decidere sulla legittimita' della presenza di atomiche sul territorio
italiano.

Noi riteniamo che quelle atomiche costituiscano una flagrante violazione
del Trattato di Non Proliferazione (NPT), che la loro presenza non abbia
alcunche' di deterrente o difensivo, che siano pericolose ed immorali, che
compromettano pesantemente la convivenza pacifica tra i popoli.

Mantenere lì quelle atomiche e' anche un vero e proprio tradimento: si
preferisce accodarsi alla volonta' di un governo straniero piuttosto che
rispettare la volonta' dei propri cittadini.

Scriveva Günther Anders, quasi cinquant'anni fa, a proposito della pretesa
di politici e militari a decidere nel campo dei problemi atomici senza
coinvolgere la popolazione, invitata a non immischiarsi:
"Se la parola 'democrazia' ha un senso, e' proprio quello che abbiamo il
diritto e il dovere di partecipare alle decisioni che concernono la 'res
publica', che vanno, cioe', al di la' della nostra competenza professionale
e non ci riguardano come professionisti, ma come cittadini o come uomini. E
non si puo' dire che cosi' facendo ci 'immischiamo' di nulla, poiche' come
cittadini e come uomini siamo 'immischiati' da sempre, perche' anche noi
siamo la 'res publica'. E un problema piu' 'pubblico' dell'attuale
decisione sulla nostra sopravvivenza non c'e' mai stato e non ci sara' mai."

Ecco, noi abbiamo deciso di immischiarci: la questione nucleare e' troppo
importante per lasciarla in mano ai generali.

Per questo abbiamo costituito, in appoggio a questa azione legale, il
Comitato 'Via le Bombe' e chiediamo a tutti di aderirvi. Il comitato
interverra' nella causa a nome di tutti i suoi aderenti e quanti piu'
saremo, tanto maggiore sara' l'impatto di questa azione legale: immaginate
quale effetto dirompente potrebbero avere centinaia, migliaia, e – perche'
no – milioni di persone che chiedono il rispetto della legalita'
internazionale, che esigono di essere trattati come cittadini e non come
ostaggio o bersaglio delle partite a Risiko planetario tra i signori della
guerra.

Cosi' come, quattro anni fa, pochi ragazzi si misero in testa di far
sventolare la bandiera della pace da ogni balcone e nel giro di qualche
mese pochi fiocchi divennero valanga, cosi' anche oggi tanti piccoli gesti,
ciascuno il segno di un impegno personale e collettivo, possono innescare
una reazione a catena di proporzioni inimmaginabili.

Tocca a noi scegliere, cos'e' che vogliamo veder deflagrare: un'esplosione
di pace o gli arsenali nucleari.

La sottoscrizione dell'appello può essere inviata a:
<mailto:adesioni@vialebombe.org>adesioni@???
L'adesione al Comitato e altre informazioni nel sito: www.vialebombe.org


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O SI VA DI QUA O SI VA DI LA'
Mediometraggio tra finzione e documentario
Il documentario tenta di raccontare le due Italie che abbiamo visto opporsi
nell'ultima campagna elettorale, o meglio, come spiegava Berlusconi, ci
sono "due differenti concezioni dello stato, della politica, della società
e della persona"; "da una parte si mette al centro la persona, dall'altra
si mettono al centro gli affari" aggiunge Rita Borsellino, candidata della
sinistra alla presidenza della Regione Siciliana.
Sappiamo tutti, in cuor nostro, da quale parte si privilegia l'affare, e da
quale la persona, e questo dice già molto, non ostante ciò ho voluto
ritrarre l'immagine che queste due italie offrono a chi dalla Sicilia
rifletta sulla politica del nostro Paese, e l'ho fatto concentrandomi sulle
figure, appunto, di Berlusconi e di Rita Borsellino, delle loro strategie
di comunicazione politica, l'una fatta di falsificazione, di promesse da
televendita, di toni che impediscono ogni possibile dialogo, l'altra
condotta con profonda fiducia della democrazia, in una terra in cui ancora
il voto è merce di scambio, in cui al monopolio non è ancora successo il
capitalismo, nel senso di libera concorrenza.
Il mediometraggio documenta i cantieri per l'elaborazione partecipata del
programma di governo di Rita Borsellino, sconfitta poi da un Cuffaro
stracarico di pendenze giudiziarie per collusione con la mafia, e su cui il
film La mafia è bianca aveva fatto drammatica chiarezza: migliaia di
siciliane e siciliani, esperti e comuni cittadini, hanno discusso per la
prima volta, e liberamente, delle scelte che avrebbero potuto portare a un
governo libero dal ricatto mafioso, e ispirato al rilancio delle
straordinarie qualità della Sicilia. Questa sfida di dare fiducia alle
persone e al dialogo è stata comunque vinta.
In più il documentario si avvale di una parte di finzione in cui Angelo
Sicilia, della Marionettistica Popolare Sicialiana, anima due pupi di farsa
che usciti dal teatro, fermi ad un bivio, discutono dei loro diritti sino a
prendere forse coscienza dell'importanza che questi hanno per ciascun
cittadino. In fondo Nofrio e Virticchio, le due figure mutuate dalla
Commedia dell'Arte, avevano proprio questo ruolo di dar voce al popolo, e
nelle rappresentazioni delle storie dei paladini di Francia, aprivano e
chiudevano gli spettacoli.
Francesco Tancredi

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La mia migliore amica - Spot di Medici Senza Frontiere
Un Cartoon realizzato per l'evento "Un campo di Rifugiati in Città", una
mostra itinerante che ha girato l'Italia durante questa primavera.

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In che razza di società viviamo? L'Europa, i razzismi, il futuro
È il titolo del libro di Laura Balbo discusso in Casa della Cultura con il
medico scrittore Kossi Komla - Ebri, con il filosofo Carlo Sini, con la
giornalista Cristina Artoni e, ovviamente, con l'autrice Laura Balbo.
Conduce la serata: Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura.
È il secondo appuntamento di un vero e proprio ciclo, a cura di Laura
Balbo, che la Casa della Cultura ha avviato in queste settimane per
affrontare la grande questione dell'immigrazione. Il libro di Laura Balbo
si è dimostrato particolarmente efficace per suscitare una discussione
assai impegnata e partecipata. In esso infatti l'autrice sviluppa
un'analisi comparata della situazione nei diversi paesi dell'Occidente e
svela tutta la difficoltà delle politiche adottate di volta in volta.
Inoltre il libro introduce nel nostro dibattito con una crudezza inconsueta
il problema di fondo della etnicizzazione o razzializzazione delle nostre
società. La vera novità del libro di Laura Balbo sta però nel
"rovesciamento di prospettiva": l'accento non è messo sulle politiche di
accoglienza, ma direttamente su di "noi", ovvero sulla nostra storia, sula
nostra cultura, sulla nostra difficoltà a vederci immersi in un mondo nel
quale emergono altre culture.

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Telegiornale Spazio Aperto N°096
Anticipazioni del Rototom 2006 di Osoppo Udine
A cura di Massimo Bonella

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SAHARAWI - 30 anni di repubblica in esilio
Un viaggio "modenese" per sostenere il popolo dimenticato
È stato realizzato nei campi della repubblica Araba SAHARAWI con la
collaborazione del Fronte Polisario, in occasione del trentennale della
proclamazione della Repubblica Araba Saharawi, nel mese di febbraio 2006

Prodotto da Associazione KABARA LAGDAF con il patrocinio del Comune e della
Provincia di Modena

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080)- Intervista a Fabio Mongardi - Leggere negli occhi
Fabio Mongardi, scrittore romagnolo, è uno dei più strani paradossi della
nostra letteratura: tradotto in Germania, dove ha venduto decine di
migliaia di copie, in corso di traduzione in Francia, non ha ricevuto
l'attenzione che si merita nel nostro paese. In questo suo ultimo,
impressionante, romanzo, "Ombre di notte", racconta una crudelissima storia
italiana del '44, tra bande partigiane e squadracce fasciste. Un libro di
una intensità spaventosa, profondo e feroce, come in certe pagine del
miglior Cormac McCarthy.

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