Intervista a Walter Wendelin, di Askapena
Inviato da: Rebelion il 02 Marzo 2006 - 12:16 PM
"Prevediamo che otterremo circa 25 mozioni di boicottaggio all'Israele in
una prima fase"
Walter, potresti presentarti ai nostri lettori e spiegarci che cosa è
Askapena?
Milito da circa 20 anni come internazionalista con diverse responsabilità.
Nel poco tempo libero che mi rimane, lavoro per guadagnarmi il
sostentamento o realizzo altre attività di ogni tipo per il mio piacere
come fa qualunque persona. ASKAPENA è un'organizzazione che cominciò la
sua attività nel 1980 come comitato di solidarietà con la rivoluzione
Sandinista e si andò sviluppando fino ad essere un'organizzazione di
solidarietà internazionalista inserita nella sinistra Indipendentista
Basca, (chiamata anche Sinistra Abertzale o movimento di liberazione
nazionale e sociale basco). Il nostro obiettivo è, pertanto, Indipendenza
e Socialismo per Euskal Herria: Indipendenza di fronte all'occupazione del
Regno della Spagna e della Repubblica Francese e socialismo come modello
sociale, economico e politico per il paese basco. Avere questo obiettivo è
ragione sufficiente per la giustizia spagnola per condannarti per"
appartenenza a banda armata", cioè, per terrorismo, con l'argomento della
coincidenza di obiettivi con l'organizzazione armata ETA, ogni volta che
politicamente conviene loro. Di fronte al potere degli stati imperialista
e sub-imperialista capitalisti (alcuni parlano di" globalizzazione"), i
diversi paesi e culture del Mondo potremo solo sopravvivere e costruire
questo Altro Mondo Necessario (e possibile), se siamo coscienti di essere
il soggetto della diversità ed agiamo solidalmente. La solidarietà non è
per noi solamente un principio etico bensì una necessità di sopravvivenza
come popolo e come individui. Per quel motivo non è possibile
l'internazionalismo senza un progetto politico, economico, culturale e
sociale nazionalista né questo senza l'internazionalismo solidale. Da ciò
deriva il nostro principio fondamentale: la migliore solidarietà, la più
necessaria e la più effettiva è la lotta per la liberazione del proprio
paese. Per ciò critichiamo anche l'aiuto allo sviluppo e l'aiuto
umanitario complice con l'imperialismo capitalista e cerchiamo altre forme
di lotta solidale.
Puoi spiegare in che cosa consiste il vostro lavoro di solidarietà con la
Palestina?
Nella nostra situazione col partito fuorilegge, i media chiusi, i giovani
criminalizzati, etc. etc.... e costantemente minacciati di essere fermati,
torturati e condannati come terroristi il lavoro è difficile e le risorse
economiche sono poche. Principalmente lavoriamo alla sensibilizzazione,
informazione, consapevolezza e mobilitazione della base sociale della
Sinistra Indipendentista basca per garantire che il nostro progetto
politico sia realmente coerente con l'internazionalismo e comprendiamo la
solidarietà che sta offrendoci il paese palestinese con la sua lotta. In
quello che si riferisce alla società basca in generale dobbiamo dire che è
una società che soffre i mali del capitalismo eurocentrico ed il
consumismo compulsivo simile a quello di altre società europee. Il
boicottaggio dei prodotti israeliani e le imprese di capitale basco che
hanno commerci con Israele è difficile ed a medio termine soprattutto
perché progettiamo di superare il livello di boicottaggio simbolico e
passare al boicottaggio che riesca a danneggiare realmente l'economia
israeliana. Come paese piccolo che siamo, meno di 3 milioni di abitanti,
sappiamo che questo obiettivo riuscirà solo in una lotta unita con altri
paesi. Per ciò investiamo molto sforzo nel lavoro nei differenti forum
sociali, coordinamenti, incontri,... dove una delle nostre priorità è la
solidarietà col paese palestinese. Per potere convincere la società che il
boicottaggio commerciale e di disinvestimento deve arrivare ad essere
effettivo e totale deve essere accompagnato da un boicottaggio a qualunque
espressione israeliana sia questa culturale, artistica, mediatica,
accademica, scientifica, sportiva,.... . Questo è necessario per resistere
al tentativo israeliano di mostrarsi come uno stato legittimo,
democratico, moderno, civilizzato, di diritto, che garantisce i diritti
umani e la libertà di espressione. Israele non è niente di questo benché
partecipino alle Coppe Europee e l'Eurovisione. Per ciò chiamiamo a
boicottare ognuno degli atti dove partecipino israeliani benché
apparentemente non abbiano contenuto politico. Esiste una tendenza, anche
nel nostro paese che confonde la solidarietà con la Palestina con la
risoluzione del conflitto e coltiva una supposta equidistanza pragmatica
ed una presunta attività di mediazione come specialisti del tema
accettando gran parte degli atti criminali consumati da parte
dell'Israele. Stimiamo che questo fa bene molto all'Israele più che ai
palestinesi e che non è nostra incombenza realizzare questo tipo di
intervento che viola il principio di non ingerenza. Partiamo dal fatto che
l'Israele non ha legittimità alcuna di stabilire un Stato in terra
palestinese, e meno ancora mediante metodi terroristici e militari, e
solamente compete agli e le palestinesi ceder loro qualcosa della loro
terra se vogliono e nelle condizioni che vogliono. Come europei solidali
col paese palestinese potremmo lavorare per un'alternativa di
ricollocamento del paese ebreo in terre europee ma mai come mediatori in
conflitto altrui. La mediazione è necessaria ma non è solidarietà.
Su proposta della vostra organizzazione, il plenum del municipio di
Arbizu, in Navarra, votò in novembre una mozione proclamando il
boicottaggio dei prodotti israeliani. Questa iniziativa si ripete in altri
luoghi di Euskadi? Quali sono le prospettive di un movimento di
boicottaggio in Euskadi e nello Stato spagnolo?
Il lavoro in Arbizu comincia agli inizi del 2005 quando decidiamo di
realizzare congiuntamente le Giornate Internazionaliste annuali col
sindacato LAB, l'organizzazione per i carcerati politici Pro Amnistia,
l'organizzazione dei giovani Segi, in questo paese e che in questa cornice
la delegazione palestinese invitata avesse un ruolo protagonista. Si firmò
un accordo di gemellaggio tra Arbizu e Marda, un paese circondato da
colonie israeliane e dal Muro. Il seguente passo era la mozione di
boicottaggio che non si limita ad un boicottaggio commerciale non totale,
come argomentiamo sopra. Nella pratica vuole dire che in nessun caso il
Municipio di Arbizu organizzerà o sovvenzionerà, per esempio, un gruppo di
ballo israeliano, né permetterà una conferenza di un intellettuale o
artista israeliano nelle sue installazioni, o una partita di calcio nel
suo campo,.... Una volta appoggiato il progetto pilota in Arbizu tenteremo
congiuntamente di ampliare tanto i gemellaggi come le mozioni di
boicottaggio agli altri municipi di Euskal Herria. Questo lo realizzeremo
attraverso le organizzazioni sociali, partiti politici, sindacati, ed
attraverso l'istituzione Udalbiltza, l'assemblea di cariche elettive dei
municipi di Euskal Herria. Considerando che praticamente tutte le
iniziative cittadine della sinistra indipendentista basca sono state messe
fuorilegge dalla " in"-giustizia spagnola e con ciò eliminate dalla
politica ufficiale dei municipi prevediamo che otterremo circa 25 mozioni
di boicottaggio in una prima fase. A partire dalle prossime elezioni
municipali sarà possibile, se il regno spagnolo non insiste nel limitare
la democrazia, in altri 60 municipi dove la sinistra indipendentista basca
ottiene perfino la maggioranza di voti pur se fuorilegge. Inoltre ci sono
tutti quei municipi dove ancora senza avere la maggioranza esiste una
presenza della sinistra indipendentista basca sufficiente come per
riuscire a convincere altri partiti che appoggino una mozione di
boicottaggio contro l'Israele. Nelle province basche occupate dalla
repubblica francese sarà più difficile poiché esiste una tendenza ad
interpretare ogni appoggio ai palestinesi contro l'Israele come
espressione di anti-semitismo, illegale secondo la legislazione francese.
Anche così speriamo di ottenere l'approvazione in vari municipi della
mozione di boicottaggio. Queste sarebbero le prospettive di boicottaggio
in Euskal Herria, cioè, nella Comunità Giurisdizionale di Navarra, la
Comunità Autonoma Basca e le tre province basche del Dipartimento francese
dei Pirenei Atlantici. La situazione e possibilità nello Stato Spagnolo è
differente e ci sono attualmente poche possibilità di una collaborazione
internazionale con organizzazioni di solidarietà con la Palestina spagnole.
Oltre al boicottaggio, ci sono altri due aspetti importanti: la ritirata
del capitale basco o spagnolo investito in Israele e l'appello ad
applicare sanzioni economiche sull'Israele. Lavorate anche in questa
direzione? Infine, mi piacerebbe sapere se avete stabilito contatti con
altri gruppi impegnati nel movimento di boicottaggio di Israele in tutto
il mondo.
Esponiamo il boicottaggio come un boicottaggio commerciale, finanziario,
accademico, culturale, artistico, sportivo,... come ce l'hanno chiesto i
nostri compagni in Palestina, pertanto stiamo lavorando al tema del ritiro
di capitale basco di qualunque impresa o entità finanziaria basca in
commercio con l'Israele. Le difficoltà sono molte ma siamo convinti di
potere mostrare qualche risultato a medio termine. Per adesso stiamo
inviando lettere di richiesta per unirsi al boicottaggio alle differenti
imprese con l'avviso che in caso di rifiuto dovremo informare la società
basca della loro complicità con un governo che commette, secondo la nostra
opinione, crimini di lesa umanità, viola i diritti umani e promuove il
razzismo a parte di rubare terre e risorse altrui. Sul ritiro di capitale
non basco lavoriamo nei differenti forum ed incontri, la stessa cosa che
nel campo delle sanzioni economiche a livello europeo e mondiale secondo
le nostre umili risorse e possibilità.
Walter Wendelin, molte grazie!
Fausto Giudice (Ribellione)
Fausto Giudice è membro membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la
diversità linguistica (tlaxcala@???). Questo testo è copyleft.
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