Autor: aldo zanchetta Data: Para: FORUM LUCCA, forumvalleserchio Asunto: [Forumlucca] da aldo zanchetta su Ocalan
Cari amici della sinistra lucchese
abbiamo memoria corta e paura di guardarci dentro?
Chi ricorda il Kosovo e la guerra umanitaria condivisa dal centro sinistra italiano? Siamo alla vigilia di decisioni importanti per il futuro assetto della regione, decisioni che saranno rinviate perchè laquestione, dopo una guerra e miliardi di miliardi spesi (vedi 'La guerra dopo la guerra' del generale Mini che per un anno ha comandato le truppe di occupazione NATO), è ancora irrisolta.
Il 15 febbraio scorso era l' anniversario della cattura di Ocalan da parte della polizia turca, resa possibile dall' espulsione dall' Italia dello stesso Ocalan voluta dallo stesso governo di centro sinistra.
E' vero, l' urgenza è buttare fuori Berlusconi. Il resto si vedrà. Avremo memoria sufficiente per tutte le cose da rivedere in casa nostra?
Senza riuscire a fare i conti col nostro recente passato come potremo aprire un' epoca nuova'?
Aldo
Senza Ocalan, la vita si è fermata Yeni Ozgür Politika, 16 febbraio 2006
Da parte dei kurdi il 15 febbraio è stato dichiarato giornata nera. In tale data, sette anni fa, Abdullah Ocalan fu catturato. Nel settimo doloroso anniversario, numerose manifestazioni hanno avuto luogo in Turchia. In molte città kurde i negozi sono stati chiusi e i ragazzi non si sono recarti a scuola; talune persone hanno anche attuato scioperi della fame e molti si sono vestiti di nero. In particolare ad Hakkari, Semdinli e Yuksekova la gente ha attuato una forma di boicottaggio, rifiutandosi di uscire in strada. I negozi sono rimasti chiusi e sai la polizia che il presidente della locale camera di commercio, Arif Koparan, hanno fatto annunci nel centro cittadino di Yüksekova, dicendo che i commercianti dovevano aprire i negozi. Poi la polizia ha costretto all'apertura taluni negozianti. A Semdinli, a seguito del boicottaggio delle strade da parte della popolazione civile, i militari hanno fatto delle manifestazioni.
A Mardin la gente non è scesa in strada, i negozi sono rimasti chiusi, e la polizia ha compilato una lista dei negozi rimasti chiusi. A Kiziltepe la polizia ha filmato i negozi rimasti chiusi e annunciato poi con megafoni che occorreva aprirli. A Siirt i commercianti hanno ricevuto minacciosi avvertimenti, affinché aprissero i negozi. Vi sono state manifestazioni a Urfa, Siverek e Birecik e nel complesso 30 persone sono state fermate dalla polizia. A Sur hanno manifestato 2500 persone. A Sirnak una manifestazione ha avuto luogo nel centro cittadino. Altre manifestazioni hanno avuto luogo nella stessa provincia: a Cizre, Silopi, Eludere e Idil. Anche lì chiusura dei negozi e boicottaggio delle strade. Manifestazioni anche a Diyarbakir, Agri e Adiyaman.
In particolare a Cizre la gente ha inizialmente boicottato le strade. A seguito dello spargersi della notizia che gli avvocati di Abdullah Ocalan si sono recati a far visita al loro assistito, ma con la scusa che l'imbarcazione era rotta è stato loro impedito di recarsi a Imrali, la gente si è poi riversata nelle strade cittadine per protestare e vi sono stati scontri con polizia e militari. La polizia ha sia sparato in aria che fatto ricorso al lancio di lacrimogeni per intimidire la folla. Poi a scopo dimostrativo sono scesi in strada i carri armati e il centro cittadino è stato circondato. In segno di reazione la gente ha lanciato ordigni molotov, per bloccare l'avanzata dei poliziotti. Hanno avuto luogo alcuni fermi. La polizia di forza è entrata in case e negozi (rompendone le finestre). Di otto fermati non si hanno ancora notizie. Manifestazioni in occasione del 15 febbraio non sono mancate nemmeno nelle città turche (Adana, Kocaeli,.), e neppure gli scontri (ad esempio a Istanbul).
Manifestazioni hanno avuto luogo nache nelle altre parti del Kurdistan, in Siria, Iran e Irak. A kirkuk ne è stata indetta una dal Partito per la Soluzione Democratica in Kurdistan e taluni hanno attuato scioperi della fame. È stata anche consegnata una lettera al prefetto locale, in cui si richiedeva la liberazione di Abdullah Ocalan. Altre manifestazioni si sono tenute a Suleymaniyeh, Maxmur ed Erbil, nonché a Mosul.
Il prefetto Abdurrahman Mustaph, nell'incontrare i manifestanti, ha detto di appoggiare le richieste democratiche della popolazione, aggiungendo che il complotto attuato contro il signor Ocalan è da ritenersi una vergogna per l'umanità.
Kurdistan Orientale (iraniano): manifestazioni a Nexede, Meriwan, Sine, Kirmasan, Urmiye, Mako e Selmas. Inoltre 500 persone hanno attuato scioperi della fame a Mahabad (A Mahabad polizia a sparato sul gente e 8 morti), altre 100 a Mexede e 200 a Pirasehir. Manifestazioni hanno avuto luogo anche in località periferiche e fuochi sono stati accesi nei villaggi.
Oltre a tante piccole manifestazioni in Europa, una ingente ha avuto luogo a Strasburgo, dove sono confluiti 50000 kurdi da tutta Europa, per chiedere all'UE di essere presente riguardo alla Questione Kurda e alla questione della detenzione di Ocalan: hanno chiesto giustizia per il popolo kurdo e che sia presa una posizione in Europa contro la politica di annientamento attuata dallo stato turco verso Abdullah Ocalan. "Libertà per Ocalan, Pace in Kurdistan" è stato lo slogan più frequentemente utilizzato dai dimostranti. Intervenuto con uin breve discorso, il Presidente del Kongra-Gel Zübeyir Aydar ha definito Ocalan un "ponte verso la pace", mentre l'ex parlamentare del DEP Selim Sadak ha chiesto la rimozione dell'isolamento del Leader del Popolo Kurdo, dall'Italia a partecipato eurodeputato Luisa Morgantini.
Con i carri armati non può esserci democrazia Yeni Ozgür Politika, 15 febbraio 2006
L'agenzia di stampa DIHA riferisce le reazioni al riguardo del sindaco di Cizre e degli esponenti della Piattaforma Democratica di Diyarbakir, che hanno dichiarato che in presenza di carri armati non può esservi democrazia e che sono in attesa di una dichiarazione da parte del governo che chiarisca tale situazione, dal momento che nei Paesi democratici i carri armati stanno nelle caserme, non nelle strade cittadine.
Decine di carri armati del comando militare di Sirnak hanno attraversato le strade di Cizre; tale fatto è stato condannato sia dal sindaco locale che dal portavoce della Piattaforma Democratica di Diyarbakir, Ali Oncu, il quale ha dichiarato che in un Paese democratico non può consentirsi che dei carri armati girino in questo modo in strade cittadine e che ciò dimostra che la Turchia non è un Paese governato in maniera democratica; inoltre il fatto che i carri armati circolino per la città approfondisce ancor più la sensazione di sfiducia della popolazione di quel territorio nei confronti delle autorità centrali. LA domanda che sorge è: perché i militari hanno fatto una simile dimostrazione? Qual è il messaggio in essa contenuto?
Si deve fare in modo che l'opinione pubblica riceva una risposta a tali interrogativi e a detta dei dichiaranti questo rientra tra le responsabilità del primo ministro. Tutto ciò va evidenziato.
Il sindaco di Sur, Abdullah Demirbas, ha detto: "Noi, in questo Paese, non vogliamo che passino i carri armati nelle strade; desideriamo invece democrazia e pace; per la nostra popolazione non c'è altra opportunità, se non la pace". Il sindaco di Baglar, signora Ozsokmenler, ha dichiarato: 2I carri armati sono strumento di guerra; effettuare una dimostrazione di questo genere costituisce una minaccia rivolta visibilmente alla popolazione ed equivale altresì a una dichiarazione di guerra; questo Paese non ha bisogno di udire il rumore dei carri armati, ma di pace e democrazia e che si senta la voce della popolazione. Per questo occorre smettere di fare cose di questo genere". e e per questo si deve smettere di fare cose del genere". Il sindaco di Kayapinar, Karatekin, ha detto: "Tale dimostrazione è quasi una prova di guerra e che avvenga a Cizre non è accettabile, ciò può portare numerose provocazioni; tale situazione contribuisce a costruire momenti di violenza e non gioverà ad alcuno. La società civile di questo Paese ha sofferto a sufficienza per la violenza e cose del genere non devono accadere".
Yilmaz che è stato rapito da membri del JITEM: è stato ritrovato morto
Yeni Ozgür Politika 09.02.2006
Di Abdulaziz Yilmaz era stato asserito che fosse stato rapito da membri armati del JITEM a Usak; ne è stato ritrovato il cadavere, privo della testa, delle braccia e delle gambe.
Abdulaziz Yilmaz e Omer Kisak si erano recati a Izmir da Adana il 27 gennaio. Successivamente erano andati ad Usak a far visita ad amici e ad acquistare animali. Pare che lì siano stati rapiti da membri armati del JITEM.
Kisak è poi riuscito a fuggire, mentre di Yilmaz non si erano più avute notizie. È stato rinvenuto in un luogo nei pressi del villaggio nel quale era stato catturato di forza. La sezione di Izmir dell'IHD ha presentato un esposto giudiziale riguardo a tale caso. Kisak ha fornito prove dello svolgimento dei fatti relativi alla cattura di Yilmaz e ha richiesto provvedimenti a tutela della sua vita.
Dissotterrate ossa appartenenti a tre persone
SIRNAK, 9 febbraio 2006 (DIHA)
Resti appartenenti a tre corpi sono stati rinvenuti durante le perlustrazioni nel giardino della casa che si ritiene appartenga a un tale di nome Abdullah Gul. L'ispezione dell'abitazione è stata effettua alle 7 del mattino da squadre speciali; Gul, sua moglie e una terza persona, di cui non si conosce il nome, sono stati posti agli arresti. I lavori di scavo, intrapresi da squadre comunali sotto la supervisione del pubblico ministero di Cizre, sono tuttora in corso. La polizia ha bloccato l'accesso alla zona e ha proibito ai giornalisti di scattare fotografie. Già nel 1993 un raid fu effettuato nella dimora di Abdullah Gul e furono trovate 175 pistole a canna lunga e migliaia di proiettili, oltre a vari strumenti di tortura.
Dichiarazione degli intellettuali riguardo a Musa Anter 9 febbraio 2006 (DIHA)
327 intellettuali hanno reso nota una dichiarazione comune, riferendo con rammarico di aver riscontrato nella stampa il silenzio delle autorità circa la confessione di Abdulkadir Aygan, membro del JITEM; richiedono pertanto un intervento pubblico del Ministro dell'Interno e di quello di Grazia e Giustizia.
La dichiarazione firmata da 327 intellettuali è volta a far luce sull'omicidio di Musa Anter: è stata annunciata pubblicamente con un comunicato stampa al Taksim Hill Hotel. Hanno partecipato alla conferenza stampa il testimone dell'omicidio di Musa Anter, lo scrittore Orhan Miroglu, l'ex-presidente dell'ODP Hakan Tahmaz, l'avvocato Hasip Kaplan e Ferhat Tunc, nonché leader di partiti politici, scrittori, organizzazioni sociali e molti giornalisti.
A nome degli intellettuali si è pronunciato Miroglu, il quale ha affermato che nel discutere i crimini contro l'umanità commessi a danno di civili, scrittori, intellettuali, artisti e politici, la Turchia dovrebbe confrontarsi con il proprio passato. Miroglu, che aveva dichiarato che per far luce sulle violazioni e gli omicidi i cui responsabili sono sconosciuti e per poter apprendere la verità riguardo ad essi in questo momento bisognerebbe istruire nuovi processi, ha proseguito dicendo che in Turchia, a partire dagli Anni '70, continuano a esistere organizzazioni venute fuori col nome di JITEM, Contro-Gueriglia e Special War Agency, e proseguono altresì attacchi e altre forme d'intimidazione, da parte di tali gruppi, ai danni di esponenti politici e democratici.
Riguardo al silenzio delle autorità sulla confessione di Abdulkadir Aygan, Miroglu ha dichiarato: ' Quest'uomo ha raccontato come ha organizzato l'assassinio del giornalista-scrittore Musa Anter, che aveva 74 anni nel 1992, anno in cui è avvenuto l'omicidio, e ha sostenuto di aver progettato e contribuito all'omicidio di altre 40 persone. Inoltre Aygan ha dichiarato di voler confessare quanto sa in tribunale, a patto di godere di garanzie internazionali. Coloro che hanno perpetrato violazioni contro civili sono sistematicamente definiti secondo le leggi internazionali come fautori di crimini commessi contro l'umanità e, secondo l'e norme internazionali, tutti gli stati potrebbero perseguirli".
Sono ancora ai loro posti di lavoro?
Dopo aver ricordato che l'assassino di Musa Anter, Hamit Yildirim, ricopre ancora la sua posizione di vigile a Sirnak e Ali Ozansoy, altro omicida, lavora presso la TEM ad Ankara, Miroglu ha dichiarato: ' Chiediamo che il Ministro dell'Interno e il Ministro di Grazia e Giustizia compiano le indagini necessarie e si assumano le loro responsabilità per l'omicidio di Musa Anter e degli altri gravi crimini commessi in passato. Inoltre, vogliamo che rimedino al senso di giustizia violato verso la società e pongano fine alle sofferenze dei nostri concittadini. Per questo occorre confrontarsi con questo periodo del passato e iniziare un nuovo processo su base paritaria".
Tra i firmatari della dichiarazione figurano Yasar Kemal, Orhan Pamuk, Ismail Besikci, Oral Calislar, Tarik Ziya Ekinci, Naci Kutlay, RagIp Zarakolu, Akin Birdal, il giornalista Ragip Duran, l'artista Ferhat Tunc, la moglie di Ahmet Kaya - Gulten Kaya, il figlio di Musa Anter - Dicle Anter, il Professor Gencay Gursoy, il giornalista Nazim Alpman, il musicista Sanar Yurdatapan, il presidente dell'ODP Hayri Kozanoglu, il presidente di EMEP Levent Tuzel, il presidente di SDP Filiz Kocali, i presidenti del DTP, Ahmet Turk e Aysel Tugluk, e il presidente dell'IHD Yusuf Alatas.