[Incontrotempo] Biopolitica e metropoli- incontro a Roma

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Autor: antasofia
Data:  
Para: collettivolibertariofiorentino, incontrotempo
Asunto: [Incontrotempo] Biopolitica e metropoli- incontro a Roma
Ciao a tutt*,
volevamo invitarvi all'iniziativa che stiamo
organizzando per il 3 novembre in facoltà.
Il tema è la relazione che passa tra l'organizzazione
degli spazi metropolitani e il discplinamento dei
corpi che li riempiono, non solo fisicamente ma anche
di senso.
Di seguito trovate il testo di presentazione
dell'incontro.
Saluti libertari
AntasofiA



Biopolitica e metropoli.

La città come dispositivo di disciplinamento dei corpi



Una relazione pericolosa che esige attenzione clinica
e riorganizzazione di senso è quella che lega due
concetti ancora aperti: la biopolitica, la metropoli.
Più che concetti, sono pratiche di cui vanno ancora
svelati l’intreccio e le intenzioni.

La visibilità permanente a cui siamo esposti, quella
che scandisce la nostra andatura e la fisionomia d’una
routine ansiogena, va rimessa in questione, perché se
la biopolitica è “ciò che fa entrare la vita e i suoi
meccanismi nel dominio dei calcoli espliciti e fa del
potere-sapere un agente di trasformazione della vita
umana”, in gioco è anche lo spazio agito nella vita,
quella città che ci gestisce e che (ri)ordina le mosse
dei nostri stessi corpi, come pure la possibilità dei
nostri piaceri.

In balia delle più svariate teorizzazioni
disciplinari, la metropoli va ricompresa, ne va
ricostruita un’immagine che conceda a chi la abita
inaspettati punti di fuga dall’amministrazione
analitica del territorio.

La metropoli non si presenta più come cittadella
fortificata cinquecentesca, cinta da mura che ne
assicurano la pace interna, lontana da incursioni di
predoni o da guerre tra signorie, ma come insieme,
aperto e sempre in crescita, di dispositivi
disciplinari che gestiscono quasi impercettibilmente
ogni dimensione spazio-temporale della vita.

Nel progetto della metropoli è già iscritto un
trattato di guerra, permanente e microfisica.

La politica, intesa come continuazione della guerra in
apparente stato di pace, fa tutt’uno con
l’urbanistica, che progetta spazi, proietta tempi e
investe corpi.

Il grondamento della battaglia si ascolta dentro le
mura.

Nel regime del quadrillage il cittadino è localizzato,
indirizzato, la continua organizzazione della sua
circolazione è già stata imposta. Questo accade non
solo al cittadino anomalo, lo straniero-il
rifugiato-il sans papier quotidianamente
criminalizzato, ma anche a quello che non nota che il
controllo sotteso soffoca quanto quello manifesto.

L’endosorveglianza è diventato il paradigma della
sicurezza, di cui l’indice non sta più (soltanto)
nelle cariche della polizia, quanto (anche) nell’alto
grado di “educazione” civica di ciascuno.

Se all’alba del nuovo secolo è ineluttabile una
radicale riformulazione della soggettività, non meno
lo è quella dei luoghi e degli spazi. Ripensare
l’urbanità, la viabilità, l’architettura,
l’arredamento, la creatività che di essi si svende, le
istituzioni totali, la cittadinanza.

La posta in gioco è ancora la vita.

                  Interverranno:


Stefano Catucci, Andrea Cavalletti,
Dario Melossi, Emilio Quadrelli.

3 novembre 2005
ore 12- 14 / 16-19
Aula VI, Facoltà di filosofia,
Villa Mirafiori, Via Carlo Fea 2 (ang. Via Nomentana),
Roma.



AntasofiA






        
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