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Autor: brunoa01@aleph.it
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Asunto: [NuovoLaboratorio] Per i pm anche il magistrato Sabella non ebbe colpe
secolo xix

G8, per le violenze a Bolzaneto chieste oltre cento archiviazioni
Per i pm anche il magistrato Sabella non ebbe colpe


Genova Oltre cento richieste di archiviazione per il cosiddetto "carcere provvisorio" della caserma del reparto mobile della Polstato di Bolzaneto. Le hanno depositate ieri i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, nei confronti di 102 indagati, nell'ambito dell'inchiesta sulle violazioni dei diritti dei detenuti, fermati o arrestati durante le tre giornate del G8 del 2001.
Tra le archiviazioni quella del magistrato Alfonso Sabella, difeso dall'avvocato savonese Alessandro Garassini, ex presidente (Margherita) della Provincia di Savona. Sabella, pm fiorentino, nel luglio del 2001 era responsabile dell'Ufficio ispettivo del Dap e dei due infermieri accusati di calunnia dal medico del carcere di Pontedecimo, distaccato a Bolzaneto, Giacomo Toccafondi, uno dei 47 che sono invece imputati per le violazioni dei diritti dei detenuti. I due infermieri - Marco Poggi e Marco Pratisoli - furono tra le poche voci, dall'interno dell'amministrazione penitenziaria, a testimoniare gli abusi denunciati da decine di arrestati. Toccafondi li querelò attraverso l'avvocato Sandro Vaccaro: la decisione dei pm e la richiesta di giudizio per Toccafondi, in questa fase processuale, danno ragione ai due infermieri.
Nella richiesta di archiviazione per Sabella, i pm genovesi hanno sottolineato la sua presenza «intermittente» nella caserma per cui non era in grado di conoscere i presunti soprusi e le vessazioni contro i detenuti. La maggioranza di richieste di archiviazione è stata motivata dal non sicuro riconoscimento dell'indagato da parte dei testi.
Ieri all'udienza preliminare per i fatti di Bolzaneto ha parlato l'avvocato Vittorio Pendini, difensore di Alessandro Perugini, ex numero due della Digos di Genova, accusato di non aver impedito, in qualità di funzionario di polizia con il grado più alto, che le persone arrestate fossero costrette a subire trattamenti vessatori inumani e degradanti. «La procura non ha prodotto alcuna prova che Perugini fosse presente agli episodi di violenza contro i detenuti e che si fosse accorto di quanto succedeva all'interno dell'ufficio della Digos allestito a Bolzaneto. Il mio assistito inoltre, come dichiarato anche da alcuni testi, è intervenuto in alcune occasioni a difesa dei detenuti».


15/04/2005

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