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Autor: Alessio Ciacci
Data:  
Asunto: [Forumlucca] dall'unità
12.04.2005
Sindacati, militari, giornalisti: tutti contro le leggi di guerra della Destra
di Beatrice Montini

Niente da fare. È nuovamente slittata la discussione alla Camera sulla legge delega per la revisione dei codici penali militari di pace e di guerra. La notizia dell?ennesimo rinvio è giunta con sollievo durante un sit-in di protesta davanti a Montecitorio indetto dall?ampio fronte del no alla legge. Una rete di associazione e movimenti che va dalla Federazione Nazionale della Stampa al Cocer, da Rete Lilliput alla Cgil Funzione pubblica, dall?Arci all?Amid, e che si sta battendo per bloccare l?iter della legge. Per il momento il tentativo sembra aver trovato sponda politica all?interno dell?aula di Montecitorio. Dopo l?approvazione di fine novembre al Senato, avvenuta piuttosto in sordina, sul provvedimento di riforma dei codici sono iniziate infatti a piovere polemiche e contestazioni. Prima dall?opposizione ma progressivamente anche all?interno della maggioranza sono iniziati i malumori. Il testo della legge è stato così modificato nelle scorse settimane con diversi emendamenti approvati in commissione congiunta Giustizia e Difesa di Montecitorio.

Tra cui uno proposto da Elettra Deiana di Rifondazione che ha intanto tolto al governo la delega a riformare il codice penale militare di guerra. Poi sono iniziati gli slittamenti. «Questa legge delega non è più quel fiore all?occhiello che la maggioranza credeva di poter far passare senza problemi ? spiega Deiana ? L?opposizione è schierata contro la legge in maniera compatta ma anche la maggioranza ha dato evidenti segni di contraddizioni e difficoltà anche per le posizioni negative sulla delega espresse da molti addetti ai lavori, come ad esempio il Cocer». E l'impressione che questa sia una questione spinosa anche per il centrodestra viene confermata dal presidente della Camera Pierferdinando Casini che, evidentemente stizzito dai continui rinvii, a fine giornata dichiara: «È il caso che finisca questa pantomima in base alla quale ogni settimana c'è un problema su almeno un provvedimento: il testo di delega al governo per la revisione delle leggi penali militari di pace sarà il primo punto dell'ordine del giorno della prossima settimana». La prossima settimana dunque l?iter del provvedimento riprenderà ma il centrosinistra, in maniera compatta, si appresta dare battaglia promettendo ostruzionismo ad oltranza. «Questo disegno di legge è un'aggressione totale ai presidi pacifisti della Costituzione, che attribuisce il diritto di decidere il ricorso alle forze militari e al Parlamento ? spiega ancora Deiana ? La nostra strategia sarà dunque quella di un grande ostruzionismo e mi auguro che alla fine il provvedimento sia insabbiato».

Ma la lotta contro la riforma dei codici militari non si combatte solo in Parlamento. Al sit in davanti a Montecitorio hanno partecipato una cinquantina di persone, non un grandissimo numero ma «molto qualificato», come sottolinea Chiara Cavallai (Artcolo 11 e Comitato scienziati e scienziate contro la guerra): «Il provvedimento in discussione alla Camera è molto complesso, difficile da sintetizzare, ha mobilitato molti ?addetti ai lavori?». Il risultato è che in piazza sono scesi insieme pacifisti e militari, giornalisti e giuristi. Ognuno pronto a sottolineare un differente aspetto della legge. «Fra i tanti motivi per sostenere questa protesta noi siamo qui per sottolineare il pericolo per la libertà di stampa ? spiega il presidente della Fnsi, Paolo Serventi Longhi ? La possibilità che ai giornalisti siano comminati anni e anni di carcere se scelgono di portare avanti un?informazione indipendente non subalterna alle veline passate dai militari. Insomma questa riforma si inquadra in un tentativo di impedire ai media italiani di raccontare ciò che accade.».

Proteste e malumori serpeggiano anche tra i militari: «Tutto il personale militare è contrario a questa riforma - dice un ufficiale dell'Esercito aderente all'Associazione per i militari democratici - siamo preoccupati sia per una carenza di informazione, sia perché la vita interna diventerebbe molto più difficile e tutti i reati verrebbero militarizzati». A contestare la legge anche molti dipendenti civili del ministero della Difesa: «Nelle manifestazioni pacifiste noi ci siamo sempre stati - dice Fulvio Consolino aderente alla Cgil-Funzione pubblica ? Nonostante le costanti pressioni che dobbiamo subire. Il nostro ruolo è già difficile, spesso ci si imbatte nel segreto militare ora si sta reintroducendo il reato militare, è un ritorno al passato e siamo molto preoccupati anche perché con la riduzione delle forze militari i civili impegnati nelle missioni all?estero saranno sempre più numerosi. «Siamo soddisfatti dell?attenzione sull?argomento che è andata progressivamente crescendo ? sottolinea infine Riccardo Troisi di rete Lilliput Pax Christi ? Siamo riusciti a far capire il tentativo del governo di trasformare il concetto stesso di pace e renderlo omologabile a quello di guerra. Continueremo a lottare anche in maniera più incisiva, con azioni più dirette perché i sit in non bastano». La battaglia contro la riforma dei codici militari dunque continua: in piazza e in Parlamento.

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