Ore 12:05, mercoledì 16 marzo 2005, Elettrico ha scritto:
> apparakkiato@??? wrote:
> > Senti io ho una buona stima di te va bene? non farmi credere che
> > fai quello che fai solo perché DEVI o è NECESSARIO,
>
> era una domanda. cioè l'hackmeeting si fa perchè si DEVE o abbiamo
> qualcosa d'altro da dire e quindi vogliamo farlo?
> nel senso:
>
> c'è l'hackmeeting e quindi dobbiamo inventarci cose da dire e su cui
> scazzare
>
> o
>
> abbiamo cose da dire e su cui scazzare e quindi facciamo
> l'hackmeeting?
questa è LA domanda.
per come vanno le cose in lista (ma non solo), temo che si stia
scivolando inesorabilmente dalla 2) alla 1):
ormai l'hackmeeting è "una realtà", e farlo morire dispiacerebbe a tanti
(giustamente).
ma è anche (è diventato? sta diventatndo?) un qualcosa in cui qualcuno
"ci si riconosce", su cui ci si può inventare un'identità. merce rara,
di questi tempi, preziosa per chi abbisogna di "sentirsi", e quindi si
rischia di finire a far di tutto per tenere in vita un qualcosa al di
là che ci sia qualcosa da dire.
cosa già vista in altri ambiti, recentemente.
sarà un segno dei tempi?
PS: nota di colore
mi sto vieppiù convincendo che nonostante tutti, nel movimento, citino e
giurino di aver letto TAZ, in realtà siano ben pochi coloro che l'hanno
letto sul serio.
ma anche questo atteggiamento è un classico nell'ambito dei movimenti.
--
solid, caparossa
"Certo bisogna farne di strada / da una ginnastica d'obbedienza /
fino ad un gesto molto più umano / che ti dia il senso della violenza /
però bisogna farne altrettanta / per diventare così coglioni / da non
riuscire più a capire / che non ci sono poteri buoni" F. De André