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Autor: Andrea Agostini
Data:  
Asunto: [NuovoLaboratorio] il tribunale fermi il termodistruttore (inceneritore)
da lanuovaecologia.it

Martedì 12 Ottobre 2004 ACERRA|Depositato il ricorso per sospendere i lavori
dell'impianto

«Il Tribunale fermi il termodistruttore»

Inceneritore di rifiutiL'avvocato Fimmanò, in rappresentanza di oltre cento
cittadini e dello stesso Comune, vuole dimostrare che il termovalorizzatore
è intollerabile per il territorio anche perché si avvale di una tecnologia
non innovativa. E oltre allo stop dei lavori chiede un risarcimento di 250
milioni di euro

Un mega ricorso d'urgenza per sospendere la costruzione del
termovalorizzatore di Acerra è stato depositato ieri al Tribunale di Napoli
dall'avvocato Francesco Fimmanò in rappresentanza di oltre cento cittadini
della stessa Acerra tra i quali il Comune, oltre ad associazioni di
categoria, imprenditori e agricoltori. Il ricorso è collegato a una class
action americana (in un solo processo un'azienda può essere condannata a
risarcire lo stesso danno subito da una molteplicità di cittadini) con cui
si intende, secondo i promotori, tutelare i diritti fondamentali alla
salute, alla proprietà, all'iniziativa economica. Con il ricorso Fimmanò
vuole dimostrare «che il termodistruttore di rifiuti, in astratto è nocivo
ma può essere ecocompatibile e che in concreto il termodistruttore di Acerra
è assolutamente intollerabile anche perché si avvale di una tecnologia non
innovativa». Oltre all'inibizione della costruzione del termovalorizzatore,
il ricorso chiede un risarcimento di 250 milioni di euro.

Con questa iniziativa si denuncia che l'attività dell'impianto in
costruzione «è illecita in quanto fonte di danno ambientale gravissimo ed
irreparabile». E ancora si afferma che «in aperta violazione delle normative
comunitarie non si è preventivamente realizzata una valutazione di impatto
ambientale, limitandosi nel lontano 1999 a un simulacro di esame di
compatibilità». Fimmanò - noto per aver difeso gli acquirenti di bond
Cirio - sintetizza che «insediare un termodistruttore a Capo Nord è cosa
diversa dall'aggiungere un impianto di quelle dimensioni a un territorio già
pieno di impianti ad altissima capacità inquinante come la Montefibre e da
discariche abusive e dove lo stesso avrà l'effetto di una bomba ecologica».
Spulciando tra le 70 pagine del ricorso emerge inoltre che «la violazione
delle numerose norme comunitarie avviene proprio quando l'Unione europea ha
messo in mora il governo italiano per l'inceneritore Asm di Brescia e la
Corte di Giustizia, con la sentenza C-383/02 del 9 settembre 2004, ha
condannato l'Italia per il mancato intervento nella discarica di Rodano».