Autor: leonid ilijc brezhnev Data: Temat: [Cerchio] economia della paura
>L'economia della paura
>A un certo punto del decennio novanta, forse un po' ingenuamente ci
>convincemmo che nella tecnosfera si fosse creato qualcosa di positivo,
>qualcosa che poteva dissipare le nebbie ed i miasmi della tarda modernità
>capitalista. La rete, o meglio il paradigma di collaborazione reticolare
>ampliò la potenza produttiva del sapere, e creò le condizioni di una
>autonomia politica e anche finanziaria del lavoro cognitivo, che si
>manifestava in esperienze come la diffusione delle dot.com, e come la
>progressiva espansione della rete in ambiti sempre più decisivi della vita
>produttiva. Il paradigma della rete conteneva un principio di tipo
>post-proprietario che ha effettivamente fatto vacillare la regola
>costitutiva della riproduzione capitalistica e del dominio capitalistico sul
>sapere sociale.
>Ma il collasso economico di inizio millennio (anticipato dall'apocalisse
>immaginaria del Y2K) ha aperto una fase nuova, di crisi del rapporto tra
>ciclo di produzione cognitiva e modelli di dominio proprietario. La
>precipitazione militare che è seguita alla crisi della new economy ha reso
>possibile una ridefinizione delle relazioni tra tecnologia di rete, lavoro
>cognitivo e dominio di capitale.
>Dopo l'11 settembre si è manifestata l'esplosione dell'ideologia securitaria
>e del ciclo di produzione di merce securitaria. Questa esplosione si
>concretizza nell'immenso investimento finanziario che il Congresso americano
>ha destinato alla spesa militare. In un articolo uscito sull'Herald, David
>Ignatius prevedeva, poco tempo dopo l'11 settembre, che la paura avrebbe
>costituito la base di riqualificazione tecnologica ed economica della
>produzione. La seconda guerra del Golfo rappresenta un passo in avanti
>decisivo in questo senso. La premessa sta nella recessione economica globale
>che non sembra avere vie d'uscita per la semplice ragione che non si
>intravvedono nuove prospettive per la domanda di massa. Non ci sono nuovi
>prodotti che possano suscitare un rilancio della produzione, come accadde
>negli anni Ottanta e novanta con il boom dell'informatica, della
>comunicazione e della telefonia.
>E' la paura, come prevedeva David Ignatius, che rilancerà la domanda nel
>mondo.La popolazione occidentale viene costantemente allertata. Deve
>divenire consapevole di essere circondata di pericoli di ogni genere: gli
>immigrati, i rapinatori, e soprattutto i terroristi. Il bisogno principale
>della società terrorizzata é la sicurezza. In questo modo la guerra può
>diventare il ciclo fondamentale per un rilancio generale dell'economia.
>All'inizio del 2003, il responsabile della sicurezza deli Stati Uniti, Tom
>Ridge, annunciò che si attendevano degli attentati con uso di gas, bombe
>chimiche e batteriologiche. Si invitava pertanto la popolazione a dotarsi di
>nastro isolante con cui assicurare la protezione delle finestre e delle
>porte nelle abitazioni private. Si trattava di uno dei tanti allarmi a vuoto
>lanciati dal sistema di sicurezza per produrre paura, diffondere terrore. Ma
>qual era lo scopo? Nei giorni successivi milioni di americani si
>precipitarono a comprare il nastro isolante consigliato dal governo. Risultò
>poi che il principale produttore di quel tipo di nastro è uno del clan Bush,
>grande finanziatore della campagna elettorale del Presidente. Ma questo è un
>particolare secondario, che aggiunge un tocco di squallore mafioso alla
>faccenda. L'essenziale é che la paura sta diventando il settore principale
>dell'economia. "L'economia della paura ingrassa mentre intorno c'è la
>carestia. La paura ha già rimodellato la città americana fin dagli anni
>sessanta, ma il nuovo terrore fornisce un moltiplicatore keynesiano
>formidabile. Secondo Fortune il settore privato spenderà più di 150 miliardi
>di dollari in sicurezza interna (assicurazioni, sicurezza sul lavoro,
>logistica, tecnologia informativa): approssimativamente quattro volte il
>budget per la sicurezza annunciato dal governo federale. L'esercito di
>guardie di sicurezza a bassi salari che è già costituito da un milione di
>uomini, dovrebbe crescere del 50% nel corso del decennio, mentre la
>videosorveglianza, con software di riconoscimento facciale toglierà di mezzo
>ogni privacy dalle abitudini della vita quotidiana. Il regime di sicurezza
>degli aereoporti fornirà il modello per la regolazione delle folle nei
>mercati, negli eventi sportivi, e altrove. Si attende che gli americani
>siano riconoscenti di essere fotografati, perquisiti, scannerizzati,
>registrati e interrogati per la loro protezione. Il capitale di ventura
>fluirà nei settori di avanguardia sviluppando sensori per la guerra
>batteriologica e sistemi di cibersicurezza. I technopundits prevedono che i
>veri eroi dela Guerra al Terrorismo sarà l'esercito privato dei capitalisti
>di ventura e delle startup di security-tech.. Le diverse tecnologie di
>sorveglianza, monitoraggio ambientale, design degli edifici convergeranno
>verso un unico sistema integrato. La sicurezza in altre parole diventerà un
>servizio urbano come l'acqua, l'energia elettrica e la telecomunicazione."
>(Mike Davis: Dead cities) Per poter alimentare questa domanda di sicurezza
>occorre creare le condizioni in cui il terrore possa fiorire, diffondersi,
>proliferare, entrare nella vita di tutti i giorni, abitare costantemente le
>nostre case, le nostre menti, i nostri discorsi. Di conseguenza la società
>occidentale sarà spinta a comprare servizi di sicurezza sempre più costosi
>raffinati e pervasivi, a noleggiare guardie armate, a finanziare eserciti
>sempre più addestrati.
>Distruggere i servizi pubblici è parte integrante di questa strategia. Venti
>anni di politiche liberiste hanno creato le condizioni per la diffusione del
>terrore perché hanno distrutto la sfera pubblica, la percezione di
>appartenenza ad una sfera collettiva, hanno distrutto la solidarietà tra gli
>esseri umani. Eliminando i servizi sociali si crea miseria, criminalità,
>marginalità violenta. E questo a sua volta alimenta nei cittadini per bene
>la paura urbana, e li convince a finanziare la macchina sicuritaria. Il
>capolavoro di questa politica economica del terrore è la guerra infinita di
>Bush. La guerra contro l'Iraq, indipendentemente dal suo esito militare, è
>un perfetto strumento per l'ingigantimento dell'odio arabo ed islamico, e
>quindi del terrore, e quindi degli attacchi contro la sicurezza degli obesi
>occidentali, e quindi per l'ampliamento della domanda di merce securitaria.
>Si tratta di una guerra concepita per alimentare guerra, e quindi per
>alimentare domanda di sicurezza.
>Il costo umano che gli USA debbono pagare è minimo, non perché non muoiano
>dei soldati americani, ma perché i soldati americani non sono propriamente
>americani, sono neri o ispanici poveri che non hanno i soldi per pagarsi
>l'istruzione o addirittura alien persons che vogliono ottenere la
>cittadinanza americana e la ottengono rischiando la pelle per i loro padroni
>WASP. Nel ciclo del lavoro militare si sta formando un esercito di
>sub-cittadini, di schiavi migranti che ha il compito di allargare la sfera
>dell'aggressione, quindi dell'odio quindi della reazione terroristica,
>quindi della domanda di sicurezza, quindi del profitto.
>Nei prossimi anni questo è il percorso più probabile di sviluppo
>dell'economia, e quindi anche della tecnologia. Il gruppo dirigente
>americano può mettere in conto la morte di qualche migliaio di proletari in
>divisa in ogni avventura aggressiva, tanto che gliene può fregare? Quelli
>che vanno a crepare non sono elettori, e gli elettori non corrono il rischio
>di andare a farsi accoppare.
>Quanto può durare una situazione di questo genere? Il sistema nervoso
>occidentale può vivere in una condizione di terrore permanente? Questo
>comporterà, e già comporta una cancellazione della democrazia, che é ormai
>un dato di fatto acquisito. La decisione politica non non passa più
>attraverso il consenso democratico. Come hanno ripetuto più volte i Bush i
>Blair e i Rumsfeld, ci sono decisioni che i leader debbono prendere senza
>consenso della popolazione perché la popolazione non può sapere quello che i
>leader sanno. Questo significa che la società occidentale tende a
>trasformarsi in una caserma in cui l'emergenza prevale sistematicamente
>sulla politica. Non esiste più il vecchio problema del consenso, che era
>basilare nella politica democratica. Che bisogno c'é del consenso quando il
>sistema tecnologico, informativo e militare si integrano determinando
>automatismi ai quali nessuno si può opporre e che nessuno può controllare?
>Ma oltre la democrazia é la nozione stessa di "umanità" che deve essere
>cancellata dai vocabolari del capitalismo securitario, come dimostra il
>macello nazista scatenato in Iraq. Non si é trattato di una guerra, perché
>l'esercito nazi-americano non aveva di fronte a sé alcun esercito, ma solo
>la popolazione civile, ridicolmente armata o disarmata. Si é trattato di un
>macello, di una carneficina, di un episodio indegno al quale altri episodi
>indegni seguiranno, in un'escalation automatica dell'orrore il cui prodotto
>é la cancellazione stessa dell'umanità.
>
>[Franco Berardi Bifo, Rekombinant 13.04.2003]