[Forumgenzano] Crisi dell'amministrazione Bush

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Autor: eviti@libero.it
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Asunto: [Forumgenzano] Crisi dell'amministrazione Bush
Crisi dell'amministrazione Bush
Il terrore dei falchi

Il paese del gulag
Il movimento antiguerra

L'amministrazione Bush ha sfruttato la tragedia dell'11 settembre per meglio promuovere il suo progetto di destra, ha mentito per giustificare la guerra contro l'Iraq, sperando di intimidire e ridurre al silenzio ogni opposizione. Ma nel contesto attuale di insurrezione contro l'occupazione statunitense, Bush e i suoi falchi si trovano di fronte a una crisi senza precedenti.

Un anno fa, allorché le truppe statunitensi dilagavano in Iraq, G. W. Bush andava a gonfie vele nei sondaggi. Oggi però questi indicano che una solida maggioranza della popolazione si oppone al modo in cui l'amministrazione gestisce l'occupazione e che quasi altrettanto numerosi sono quanti pensano che occorre ritirare le truppe. Come suo padre prima di lui, G. W. Bush sperava che la vittoria militare degli Stati uniti sull'Iraq gli garantisse la rielezione, ma la resistenza irachena all'occupazione ora ostacola il suo progetto.
C'è voluto un certo tempo perché la verità sulle menzogne di G. W. Bush filtrasse negli Stati uniti. In seguito alla dichiarazione di Bush di vittoria sull'Iraq, il partito democratico capitolava vergognosamente.
Oggi le menzogne di Bush sono sulle prime pagine dei giornali. Una inchiesta sugli attentati dell'11 settembre, ampiamente diffusa dai mezzi di informazione di massa,ha rivelato che i responsabile della Casa Bianca hanno trascurato gli avvertimenti di un probabile attacco di Al-Qaida, privilegiando i deliri del programma di difesa antimissile, il cosiddetto "scudo spaziale" (o "guerre stellari"). Esponenti importanti di precedenti amministrazioni affermano che l'ossessione dell'amministrazione dopo l'11 settembre era come trovare il modo di dare la responsabilità all'Iraq per scatenare la guerra voluta dalla squadra di Bush fin dall'istante in cui aveva messo piede nella Casa Bianca.
Oggi, di fronte all'ampiezza della resistenza irachena, i grandi mezzi di informazione cominciano a ipotizzare che l'Iraq potrebbe diventare "il Viet Nam di Bush".
La "guerra contro il terrore" di Bush sarà il tema principale delle elezioni presidenziali di novembre. Ma l'arroganza dei repubblicani provoca una collera crescente, e non solo sulla questione dell'Iraq.

Al servizio dei trust

La politica di Bush, dal suo arrivo al potere nel 2001, ha servito apertamente l'America dei trust accelerando il trasferimento di ricchezza dai salariati agli strati più agiati, essenzialmente tramite la riduzione delle tasse per un importo di 1,6 miliardi di dollari a profitto dei più ricchi.
Il presidente statunitense pretende che la riduzione delle tasse ha contribuito a far uscire l'economia dalla recessione, ma la "ripresa" dell'economia non è stata finora avvertita dalla maggioranza della popolazione: il numero dei posti di lavoro è diminuito per la maggior parte del mandato di Bush. Le imprese incassano nuovamente cospicui utili a spese del livello di vita dei lavoratori. Parallelamente, i repubblicani portano nuovi attacchi contro i programmi sociali statali, compresi il sistema delle pensioni e il sistema sanitario nazionale, "Medicare".
Bush alimenta la collera anche con i suoi progetti sociali reazionari. Il diritto delle donne all'aborto deve far fronte alla minacce più gravi dal tempo della sua legalizzazione nel 1973. All'inizio dell'anno, quando gli omosessuali e le lesbiche si sono mobilitati contro le discriminazioni di cui gli uni e le altre soffrono, rivendicano il diritto di sposarsi, la risposta di Bush è stata di sostenere un emendamento alla Costituzione che proibisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
In un simile contesto di polarizzazione politica della società statunitense, sarebbe facile per i democratici organizzare una campagna in grado di battere Bush alle elezioni presidenziali. Ma questi hanno scelto nella persona di John Kerry il candidato più moderato e meno attraente che si possa immaginare, che aderisce agli orientamenti conservatori di Bush su un gran numero di soggetti, quando non cerca di posizionarsi decisamente a destra del presidente. Kerry critica l'invasione dell'Iraq dello scorso anno ma unicamente per il motivo che Bush non ha ottenuto un sostegno internazionale sufficiente (benché all'epoca il senatore Kerry avesse votato a favore della guerra). Attualmente questi vuole inviare più truppe di Bush per rafforzare l'occupazione.
Presentando il suo programma per far fronte alla crisi dell'occupazione, il senatore ha addirittura promesso di accordare ulteriori riduzioni di tasse per i ricchi, ma questa volta sotto forma di alleggerimenti fiscali per le multinazionali e le banche che questi dirigono.

"Chiunque purché non Bush"

Se ci sono divergenze tra Kerry e Bush - su questioni come l'aborto ad esempio, dove Kerry sostiene il diritto delle donne a scegliere - queste mascherano un accordo molto più ampio, il che sottolinea un aspetto importante del sistema politico statunitense: i due partiti tradizionali, democratico e repubblicano, rappresentano entrambi la classe dirigente. Il partito democratico pretende di essere il "partito del mondo del lavoro", ma è in realtà un partito procapitalista che condivide gli obiettivi del suo compare repubblicano - sia che si tratti di rafforzare la potenza militare ed economica degli Stati uniti all'estero, o di aiutare l'America delle multinazionali sul fronte interno - anche se a volte si differenzia sulle tattiche per raggiungerli.
Nondimeno, sono queste differenze che contano agli occhi della maggioranza dell'elettorato. A ogni scadenza elettorale ai lavoratori viene detto che bisogna sostenere il candidato democratico, per quanto conservatore possa essere, come male minore, per impedire una vittoria repubblicana. Quest'anno, lo slogan "chiunque purché non Bush" incide ancor più fortemente in quanto milioni di lavoratori detestano i repubblicani.
Ciò nonostante, la ricerca di un'alternativa ai due grandi partiti si percepisce nei sondaggi che mostrano sorprendenti livelli di sostengo alla campagna presidenziale indipendente di Ralph Nader, fino all'8%. Nelle elezioni del 2000 Nader aveva ottenuto quasi tre milioni di voti con la sua campagna per i lavoratori e contro i trust, la più importante alternativa elettorale a sinistra da cinquant'anni. Purtroppo, la campagna di Nader quest'anno è meno netta e meno chiaramente a sinistra, ma il fenomeno indica che un numero importante di elettori pensa di meritare di meglio che la scelta tra due mali pressoché indissociabili l'uno dall'altro.
Come è stato detto dal giornalista di sinistra Steve Perry, "Il fatto sorprendente [nelle elezioni del 2004 ndr] non è che un presidente profondamente irresponsabile abbia la possibilità di farsi rieleggere. Il fatto sorprendente è che, con un mondo politico e mezzi di informazione di massa che raramente hanno gli dato qualche fastidio, milioni di persone abbiano ugualmente capito che cosa Bush rappresenta."
La cosa più importante in questo anno elettorale sarà lo sviluppo di lotte politiche che possano mettere sotto pressione tutti i politici di Washington. La rapida apparizione di un nuovo movimento per i diritti civili attorno alla questione dei matrimoni omosessuali, come pure per il diritto all'aborto, danno un esempio del potenziale. E quanto più l'occupazione dell'Iraq diverrà impopolare, tanto più numerosi saranno quelli che si uniranno alle azioni di protesta del movimento antiguerra. Questi si troveranno presto di fronte alla necessità di continuare a organizzare l'opposizione, chiunque sia a novembre il vincitore tra i due candidati favorevoli alla occupazione.
Sono le lotte dal basso che offrono la vera speranza di costruire un'alternativa ai progetti sostenuti tanto dai repubblicani quanto dai democratici.

Da Chicago, Ahmed Shawki

Scheda

Gli Stati Uniti in cifre

- Il reddito annuale dell'uno per cento più ricco equivale a quello del 40% più povero. Considerando le ricchezze e le proprietà, il due per cento più ricco della popolazione dispone di un reddito netto equivalente a quello del rimanente 98%.
- Il reddito globale medio dei dirigenti dei trust più importanti è raddoppiato ogni due anni nel corso degli anni novanta. Tenendo conto dell'inflazione, i salari medi operai sono aumentati di meno dell'uno per cento nello stesso periodo.
- Il reddito medio annuo delle famiglie, corretto dall'inflazione, è diminuito di 491 dollari nel 2003 e di 1.439 dollari tra il 2002 e il 2003, con una diminuzione del 6,3% per gli Afrostatunitensi, del 4,4% per i Latinos e dell'1,6% per i bianchi non ispanici.
- Una famiglia a medio reddito in cui entrambi i genitori sono salariati, lavora oggi 660 ore in più che nel 1979.
- Nel 2002, una persona su otto circa viveva al di sotto della soglia di povertà.
- Le richieste di aiuto alimentare d'urgenza hanno fatto un balzo del 20% nel 2002.
- Due terzi delle famiglie con figli, il cui reddito era inferiore alla soglia di povertà, avevano almeno un membro della famiglia che lavorava, spesso tutto l'anno e più di 40 ore settimanali.

A.S.

Il paese del gulag

Gli Stati uniti tengono in carcere 2.000.000 di detenuti. La popolazione carceraria equivale a quella delle città di San Francisco, Boston e Denver riunite, mentre il tasso di criminalità - compresi i crimini di violenza - è in diminuzione già dall'inizio degli anni 1990.
Le principali vittime di questa politica sono di gran lunga le minoranze etniche. Nella fascia di età tra i 20 e i 34 anni, attualmente, su otto uomini dietro le sbarre uno è nero. Il razzismo è particolarmente visibile in ciò che concerne la "guerra contro la droga" che ha riempito le carceri di detenuti non violenti. Secondo il "Sentencing Project" (campagna sulle pene di prigione), gli Afroamericani rappresentano il 13% dei consumatori di droga (che corrisponde presso a poco alla percentuale di Neri nella popolazione del paese) ma rappresentano il 35% degli arresti per possesso di droga, il 55% delle condanne, e il 74% dei condannati a pene di prigione per possesso di droghe.

A.S.


Il movimento antiguerra

In occasione del primo anniversario dell'invasione dell'Iraq, il 20 marzo si sono svolte manifestazioni in circa 250 città degli Stati uniti. La partecipazione è stata quasi ovunque superiore alle aspettative: dai 100.000 manifestanti di New York ai 25.000 di San Francisco passando per i 1.000 di Crawford (Texas) che hanno portato il messaggio del movimento antiguerra direttamente a casa di Bush.
L'anno scorso, prima dell'invasione dell'Iraq, il movimento contro la guerra si è sviluppato più rapidamente di qualsiasi movimento antiguerra del passato e si è radicato più profondamente nella società statunitense. Ma molte delle centinaia di migliaia di persone che si erano impegnate, si sono poi demoralizzate per il fatto che le manifestazioni di massa non erano riuscite a impedire la guerra. Le manifestazioni del 20 marzo costituiscono dunque un incoraggiamento. L'opposizione crescente all'occupazione dell'Iraq tra le famiglie dei soldati costituisce uno dei punti forti del movimento. Queste hanno avuto la parte principale, in collegamento con gruppi di ex combattenti, nell'organizzare una manifestazione il 20 marzo a Fayetteville, nella Carolina del Nord, dove si trova Fort Bragg, una delle basi militari più importanti degli Stati uniti.
Secondo Nancy Lessin, una delle fondatrici del gruppo Military Families Speak Out (Le famiglie dei militari prendono la parola), l'opposizione alla guerra si allarga tra i soldati in servizio attivo. "La ragione principale è che questa guerra è basata su menzogne" dice Lessin, "e i soldati sentono che ci si serve di loro come carne da cannone in una guerra irresponsabile che non si sarebbe mai dovuta fare".
Durante la guerra del VietNam, i militari - con tutta la credibilità che dava loro il loro statuto per contestare la guerra di propaganda del governo - hanno avuto una parte decisiva nel movimento contro la guerra descrivendo le situazioni di orrore di cui erano stati testimoni.

A.S.

(Da Rouge 2062 - 29/04/2004)




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