A Roma un convegno sulla gestione delle scorie e l'attuazione del "Decreto Scanzano" indetto dalla Cgil.
Il 20 febbraio scorso nella sede della Cgil nazionale in Corso d'Italia a Roma si è svolto un importante convegno, a distanza, ormai, di tre mesi dalla grande mobilitazione a Scanzano Jonico contro il sito unico permanente in profondità per lo stoccaggio delle scorie radioattive.
Nella sala "F. Santi" sono stati invitati proprio tutti: la Cgil ha fatto le cose in grande.
Presiede Claudio Falasca, Coordinatore del Dip.to Ambiente e Territorio Cgil che ha presentato la relazione introduttiva "La gestione degli esiti del nucleare e l'attuazione del "Decreto Scanzano" di Ludovico Ferrone (Dip.to Ambiente e Territorio Cgil), che ha delineato per grandi linee la situazione attuale e da cui ha preso il nome il convegno stesso. Ha seguito una relazione su "La sicurezza nei siti: priorità reali e percorsi di trasparenza" di Claudio Malacalza e Pier Giorgio Comella. Di seguito ha preso la parola Giovanni Vita (Cgil Snur, Coord.to ENEA) intervenendo su "Esperienze europee e nuove direttive".
Giovanni Ravasanga, sindaco di Trino Vercellese, ha condotto la discussione nel suo vivo parlando della promessa dismissione della Centrale "Enrico Fermi" di Trino, di cui se ne parla da anni, ma che non ha visto fino ad ora attuazione. Il sindaco, in carica da un anno e mezzo, ha parlato anche del centro di Salluggia dove vi è uno dei più grandi depositi di "scorie liquide" (liquidi irraggiati) di enorme pericolosità considerando che l'impianto di Salluggia sorge nel bel mezzo del fiume Po, che nel 2000 ha straripato dai suoi argini a causa delle grandi alluvioni che in quell'anno investirono il Piemonte, inondando tutta la piana circostante e anche i capannoni di Salluggia dove sono conservate le scorie. Ravasanga ha concluso affermando di essere favorevole al deposito unico sul territorio nazionale, poichè la popolazione di Trino aspetta da anni di essere liberata dalla pesante eredità lasciata dal nucleare sul suo territorio.
Subito dopo è intervenuta Domitilla Senni di Greenpeace Italia, che si è soffermata inizialmente sulle ultime discussioni in sede di Parlamento Europeo dove si è deciso di non rendere vincolanti le direttive dell'Unione Europea in merito alla questione dello smaltimento e dello stoccaggio delle scorie, nonchè della loro esportazione o meno. Paventando, così, la possibilità dell'esportazione delle scorie all'estero, sostenuta anche dall'attuale Ministro dell'Ambiente Altiero Matteoli, ma che vede Greenpeace assolutamente contraria. L'esponente dell'associazione ambientalista, di fatti, ha ricordato che quando si parla di esportazione, si tratta, in particolar modo, di esportazione di "combustibili irraggiati" di III categoria con un alto tasso di radioattività, altamente nocivi per la salute e riprocessabili. Ciò vuol dire che nella catena produttiva dell'Uranio tali combustibili irraggiati possono essere riutilizzati nel ciclo di produzione delle armi nucleari. La Senni ha in
sistito sul condannare una possibile esportazione delle scorie in Russia o in Kazaghistan denunciandola come una pratica "neocolonialista".
Stefano Lenzi del WWF ha concordato in pieno sulle posizioni della Senni. In occasione del convegno, infatti Greenpeace e WWF si sono presentati con un documento unitario.
A questo punto è intervenuto Luigi Brusa della So.Gin. S.p.a., che ha subito puntualizzato, riprendendo il discorso della Senni, che "l'ipotesi esportazione" è stata scartata e si tratterebbe, al massimo, di mandare stock di scorie a Sellafield in Inghilterra per il riprocessamento. Per il Kazaghistan, ha puntualizzato Brusa, non si è mai parlato di esportazione, ma di vendita di combustibile irraggiato riprocessabile e riutilizzabile.
Angela Imperi della Cgil Snur APAT, invece, intervenendo ha denunciato l'assenza e l'invisibilità dell'APAT nell'affaire Scanzano: l'istituto creato appositamente per vigilare su questioni di tale genere.
Chicca di Legambiente ha cercato di replicare a Greenpeace e WWF affermando che le scorie di I e II categoria devono essere smaltite in Italia, ma per quanto riguarda le scorie di III categorie si potrebbe prospettare la possibilità dell'esportazione non in Paesi come la Russia o il Kazaghistan, ma in Paesi dell'Unione Europea attrezzati e all'avanguardia per quanto riguarda il trattamento delle scorie. "Non si possono lasciare le cose in questo stato - dice Chicca - si pensi ai due incidenti nel 1993 alla Trisaia di Rotondella (MT) in Basilicata, dove l'ENEA gestisce il secondo deposito più grande in Italia di scorie radioattive". Legambiente è daccordo sul costruire un sito in superficie, ma è nettamente contraria alla creazione di un sito geologico in profondità. Inoltre Chicca ha proposto l'apertura di un "tavolo di discussione" con gli altri Paesi europei per cercare una soluzione al problema.
Tommaso Franci, Assessore all'Ambiente della Regione Toscana, ha manifestato meraviglia per la decisione della Cgil di aver voluto organizzare un convegno su queste tematiche ed allo stupore ha aggiunto l'ammirazione ringraziando la Cgil per aver creato tale occasione di dibattito. Si è schierato sulle posizioni di Greenpeace e del WWF, criticando la posizione di Legambiente bollando l'esportazione come possibilità assurda ed inspiegabile. Si è rivolto, poi, contro la modalità dei "Decreti sblocca qualcosa" che sta caratterizzando la linea dell'attuale Governo e che anzichè sbloccare le politiche continua a bloccarle. L'Assessore Franci, infine, ha assestato un'ultima sferzata nei confronti del Governo Berlusconi affermando che non c'è stato da parte del Governo uno sforzo per l'applicazione reale dell'Art. V della Costituzione.
Sergio Carribba, Direttore Generale del Ministero delle Attività Produttive, ha sostenuto che Scanzano è stata un'esperienza negativa e che il convegno avrebbe dovuto chiamarsi: "Il dopo Scanzano". Ma non si trova daccordo con le critiche volte verso i quadri e le competenze della So.Gin. S.p.a. ed individua 4 criteri di azione per il futuro:
1) - minimizzazione del rischio complessivo del nucleare sul territorio italiano e, quindi, bonificare, entro tempi agevoli, quei siti che possono ritornare ad un'agibilità immediata;
2) - messa in sicurezza delle 4 centrali disseminate sul territorio e dei siti di Salluggia, della Casaccia e della Trisaia;
3) - sviluppare le tecnologie e le professionalità italiane: è importante il coordinamento all'interno delle istituzioni e la collaborazione sul piano europeo;
4) - la ricerca del consenso, che prevede:
- trasparenza;
- informazione;
- efficienza.
Dopo Carribba è intervenuto il Presidente della Regione Basilicata Filippo Bubbico, che è sembrato alquanto sollevato dall'assenza di Paolo Togni (Dir. Gen.le Min. Ambiente), che, in dichiarazioni precedenti il convegno del 20, aveva annunciato di essere in possesso di informazioni riservate che avrebbero testimoniato il fatto che Bubbico sapeva tutto su Scanzano fin dal principio, financhè prima della pubblicazione del Decreto 314 del 13 novembre scorso. Il Presidente Bubbico è apparso sicuro e convinto delle sue posizioni aprendo il suo intervento con una battuta: "Beh!... Visto che la So.Gin. S.p.a. già dipende dal Ministero dell'Ambiente, si faccia in modo che almeno l'APAT, che dipende anch'essa da Matteoli, sia messa alle dipendenze del Ministero delle Attività Produttive, che, perlomeno, affronta le politiche, dalla loro formulazione all'implementazione, con una diversa serietà". Perciò, secondo il Presidente, non è possibile arrivare alla scelta di un luogo come Scanz
ano attraverso le modalità che ha scelto ed attuato la So.Gin. S.p.a.. "A tal proposito - a sottolineato Bubbico - si ricordi che nello stesso momento in cui la popolazione della Basilicata insorgeva contro il Decreto 314 nella Corea del Sud la popolazione manifestava per le stesse ragioni. Con un'unica differenza: il Ministro coreano, al contrario di ciò che ha fatto Matteoli, dopo uno scandalo del genere
si è dimesso...". Bubbico, inoltre, ha lamentato la negligenza del Governo italiano nella politica estera, poichè l'Italia è fuori da qualsiasi dibattito a livello europeo e internazionale. Ha criticato le posizioni della So.Gin. S.p.a. espresse e ancora sostenute nel Decreto 314 della necessità di dover urgentemente mettere in sicurezza i siti già esistenti e costruire il sito unico il più velocemente possibile a causa di possibili attacchi terroristici: "Gli impianti del Petrolchimico di Porto Marghera - ha ironicamente commentato Bubbico - sono ben più pericolosi ed esposti a possibili attacchi terroristici dal cielo. Tutti, oggi, discutono del Decreto 314, ma nessuno si interroga sul Decreto 315, con cui Matteoli e Togni hanno riordinato la Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) stravolgendola. Bisogna - conclude il Presidente della Regione Basilicata - riprendere il cammino democratico interrotto con un maggior coinvolgimento della Conferenza Stato e Reg
ioni, dell'Apat, delle altre istituzioni e delle popolazioni interessate. Le accuse di Matteoli nei confronti delle autorità locali non hanno fondamento: alle accuse diffamatorie il Ministro Matteoli dovrebbe far seguire prove inconfutabili, nomi, date..."
La Segretaria Confederale della Cgil Paola Agnello Modica ha tirato le conclusioni. "Perchè abbiamo scelto proprio il 20 febbraio? Perchè al 20 febbraio ancora non è successo nulla !... - ha spiegato la segretaria confederale - I sindacati confederali hanno detto no al "decreto Scanzano" a causa dello scavalcamento degli enti locali, delle parti sociali e della popolazione. E ad oggi vediamo ancora porte chiudersi davanti a noi: 12 mesi per la scelta del sito unico per le scorie di III categoria da parte di una commisione di 19 membri ci sembrano davvero pochi". Modica ha, poi, chiarito che cosa intenda la Cgil per sviluppo: "Per noi (Cgil, Cisl, Uil) sviluppo, oggi, è sinonimo di qualità e qualità significa sostenibilità. Dobbiamo fare i conti con "il senso dei limiti" dello sviluppo; non possiamo prescindere dal "concetto di responsabilità" verso chi abita questo mondo e nei confronti del mondo stesso". Sembrano assurde e fuori luogo, perciò, le parole di Brusa, sostiene Mo
dica, che fanno riferimento a un dover impegnarsi nel "convincimento" della popolazione che vede in maniera pregiudizievole il nucleare, distorcendo ed esagerando. Ma quel "pregiudizio", insiste la sindacalista, non è altro che l'applicazione del "principio di precauzione". Bisogna, infatti, che ci sia, prima di tutto, un'informazione tecnico-scientifica adeguata su questi temi e che tale informazione sia,
necessariamente, "plurale". La Cgil, inoltre, è contraria alla pratica "colonialista" dell'esportazione. Il vero problema, però, è il "tempo": che cosa si sta facendo adesso? Nulla!... Modica conclude asserendo che ci sono troppi nodi al pettine che bisogna sciogliere al più presto: mancano i dati, al che Carribba replica dicendo che i dati ci sono. Modica riprende sostenendo che allora è un problema di trasparenza: è più semplice per il Governo far navigare la gente nell'ignoranza che informare la popolazione su tali dati.
La Cgil chiude con un appello a tutti i soggetti di rimanere vigili, attenti ed attivi su questa questione, perchè alla fine la lotta paga come testimonia la mobilitazione di Scanzano. Bisogna puntare su tre cardini: testimonianza, denuncia e partecipazione.
Oltre all'assenza di Togni bisogna registrare quella del Generale Carlo Jean, Presidente della So.Gin. S.p.a.
Giovannipaolo Ferrari