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Fassino alla marcia per la pace. I pacifisti: "Meglio se stai a casa"
Francesco Caruso promette "ceffoni umanitari" mentre Vittorio Agnoletto parla di "contorsioni tattiche". Contraria anche Lilliput.
di ANDREA DI NICOLA
ROMA - Francesco Caruso preannuncia "ceffoni umanitari", Vittorio Agnoletto esorta: "E' meglio che resti a casa", mentre per la Rete Lilliput padre Alex Zanotelli, Gino Strada e don Luigi Ciotti avevano parlato in maniera preventiva: "Chi non chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq non appartiene al movimento per la pace". La decisione di Piero Fassino di partecipare alla marcia per la pace lanciata dal Forum sociale europeo di Parigi in risposta all'appello dei pacifisti americani provoca un muro di reazioni fra i pacifisti italiani.
Fassino dice "certo che ci andrò ci mancherebbe altro che qualcuno decida dove debbo andare", ma i rappresentanti del movimento che quella manifestazione ha convocato non sono così contenti dell'adesione. Il più colorito, come suo solito, è Francesco Caruso, leader dei Disobbedienti che parla di "presenza equivoca ed ipocrita" e a Fassino predice "schiaffoni umanitari". "Non sono io che vado a dargli gli schiaffi - dice il portavoce dei Disobbedienti - però sostengo che se nessuno può impedirgli di venire nessuno può impedire che venga contestato. Non può tenere il piede in due staffe e pensare di farla franca".
"Spero - continua Caruso - che nessun parlamentare che ha votato a favore della guerra si scandalizzerà per un paio di sberle o alzerà la voce per tacciare questa benevola promessa come un atto di violenza e sopraffazione. Questi signori portano sulla coscienza, con il loro voto, l'occupazione militare dell'Iraq, con una lista di morti civili e militari che ogni giorno si allunga sempre più, mentre nessuna delle menzogne portate a giustificazione dell'aggressione militare si è rivelata vera: non le armi di distruzione di massa, non la lotta al terrorismo, non la democratizzazione dell'area".
E anche il più moderato Vittorio Agnoletto non è da meno. "Prendo atto delle contorsioni tattiche di Fassino - dice Agnoletto - ma la questione è molto semplice: se il governo non stralcerà la missione in Iraq dal decreto i Ds come voteranno? Tutto il resto sono e resteranno semplici e vuote parole".
"Ognuno è libero di partecipare alle manifestazioni che vuole - aggiunge Agnoletto - ma un segretario di partito ha il dovere della coerenza tra il comportamento dentro e fuori il Parlamento. La manifestazione del 20 marzo è organizzata in tutto il mondo per richiedere il ritiro delle truppe occupanti dall'Iraq. Chiunque decida di parteciparvi deve dare il proprio contributo a questo obiettivo partendo dalla propria collocazione". Secondo Agnoletto "chi è in Parlamento ha una sola possibilità: votare contro la missione, altrimenti è meglio che resti a casa".
Anche il grande agglomerato di Lilliput ritiene che chi non vota no al finanziamento della missione in Iraq è meglio che stia a casa. E mentre continua la campagna di mail bombing verso i deputati, resta la posizione espressa da Alex Zanotelli, Gino Strada e don Luigi Ciotti: "Chi ha manifestato perché l'Italia non si associasse a questa avventura militare trova nei tragici sviluppi di questi giorni conferma delle sue ragioni e chiede oggi che quell'avventura cessi. La richiesta del movimento per la pace è inequivocabile: ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, subito. Chi non è portatore di questa richiesta, non appartiene al Movimento per la pace".
"Non si può marciare - continuano - e poi essere indecisi o compiacenti sulla decisione di abbandonare una guerra coloniale che non ha mai avuto alcuna legalità o giustificazione. Le forze politiche e, in ciascuna di esse, i parlamentari che rifiuteranno queste richieste non dovranno mai più contare sul voto di chi si sente tradito sui temi decisivi della pace, della fedeltà alla Costituzione, dei diritti umani, del diritto internazionale".
(23 febbraio 2004)
by da repubblica.it
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Disobbedienti che parla di "presenza equivoca ed ipocrita" e a Fassino predice "schiaffoni umanitari". "Non sono io che vado a dargli gli schiaffi - dice il portavoce dei Disobbedienti - però sostengo che se nessuno può impedirgli di venire nessuno può impedire che venga contestato. Non può tenere il piede in due staffe e pensare di farla franca". <BR><BR>"Spero - continua Caruso - che nessun parlamentare che ha votato a favore della guerra si scandalizzerà per un paio di sberle o alzerà la voce per tacciare questa benevola promessa come un atto di violenza e sopraffazione. Questi signori portano sulla coscienza, con il loro voto, l'occupazione militare dell'Iraq, con una lista di morti civili e militari che ogni giorno si allunga sempre più, mentre nessuna delle menzogne portate a giustificazione dell'aggressione militare si è rivelata vera: non le armi di distruzione di massa, non la lotta al terrorismo, non la democratizzazione dell'area". <BR><BR><BR>E anche il più moder
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Vittorio Agnoletto non è da meno. "Prendo atto delle contorsioni tattiche di Fassino - dice Agnoletto - ma la questione è molto semplice: se il governo non stralcerà la missione in Iraq dal decreto i Ds come voteranno? Tutto il resto sono e resteranno semplici e vuote parole". <BR><BR>"Ognuno è libero di partecipare alle manifestazioni che vuole - aggiunge Agnoletto - ma un segretario di partito ha il dovere della coerenza tra il comportamento dentro e fuori il Parlamento. La manifestazione del 20 marzo è organizzata in tutto il mondo per richiedere il ritiro delle truppe occupanti dall'Iraq. Chiunque decida di parteciparvi deve dare il proprio contributo a questo obiettivo partendo dalla propria collocazione". Secondo Agnoletto "chi è in Parlamento ha una sola possibilità: votare contro la missione, altrimenti è meglio che resti a casa". <BR><BR>Anche il grande agglomerato di Lilliput ritiene che chi non vota no al finanziamento della missione in Iraq è meglio che stia a ca
sa. E
mentre continua la campagna di mail bombing verso i deputati, resta la posizione espressa da Alex Zanotelli, Gino Strada e don Luigi Ciotti: "Chi ha manifestato perché l'Italia non si associasse a questa avventura militare trova nei tragici sviluppi di questi giorni conferma delle sue ragioni e chiede oggi che quell'avventura cessi. La richiesta del movimento per la pace è inequivocabile: ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, subito. Chi non è portatore di questa richiesta, non appartiene al Movimento per la pace". <BR><BR>"Non si può marciare - continuano - e poi essere indecisi o compiacenti sulla decisione di abbandonare una guerra coloniale che non ha mai avuto alcuna legalità o giustificazione. Le forze politiche e, in ciascuna di esse, i parlamentari che rifiuteranno queste richieste non dovranno mai più contare sul voto di chi si sente tradito sui temi decisivi della pace, della fedeltà alla Costituzione, dei diritti umani, del diritto internazionale". <BR><BR><BR>(
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febbraio 2004) <BR><BR>by da repubblica.it</TD></TR></TBODY></TABLE></DIV><p><br><hr size=1><A HREF="
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