Ricevo ed inoltro. Dall'Unità.
Elisabetta Filippi
Israele, i piloti renitenti accusati d'intesa col nemico. La ribellione
cresce: ora i prof
Prima un'élite di piloti dell'esercito, ora i professori. Circa duecento
docenti e professori universitari israeliani hanno firmato una petizione a
sostegno dei piloti renitenti sospesi dall'aviazione militare perchè hanno
pubblicamente contestato la politica degli "omicidi mirati" nei Territori
che produce spesso stragi tra i civili e essendo senza processo rappresenta
una grave violazione di fondamentali principi di democrazia e diritti umani.
Ventisette piloti tra cui un comandante pluridecorato hanno dichiarato la
loro obiezione totale rispetto a ordini ritenuti «illegali e immorali»,cioè
di prendere parte ad attacchi contro la popolazione civile nella
Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. «Il permanere dell'occupazione
militarte mette in pericolo la sicurezza dello Stato di Israele così come la
sua fibra morale», avevano scritto i piloti.
Con motivazioni analoghe ora i 200 prof contestano il governo di Tel Aviv.
La petizione, che si rivolge anche agli studenti, appoggia la ribellione
della settimana scorsa dei 27 piloti della riserva «che hanno avuto il
coraggio di rifiutarsi di partecipare alla repressione e all'uccisione di
un'altro popolo». «Noi - dicono i docenti - partecipiano ai loro sentimenti
a proposito della perdita di valori morali e pensiamo che non ha senso
alimentare il ciclo di violenza invece che lottare contro la vera causa del
terrorismo, che è il seguito dell'occupazione dei Territori palestinesi».
L'appello firmato fino dai duecento professori è apparso questa mattiuna sul
giornale Yédiot Aharonot.
I giornali israeliani dicono per altro che uno dei 27 piloti ha ritrattato
le sue dichiarazioni dopo essere stato sospeso dell'aviazione. Mentre la
commissione di Difesa reclama ora di perseguirli per «intesa con il nemico
in tempo di guerra».
L'iniziativa dei piloti però sembra aver smosso l'opinione pubblica in
Israele. Un gruppo pacifista, l'associazione«Yesh Gvoul», ieri ha presentato
ricorso alla Corte suprema israeliana perchè svolga un'inchiesta per
determinare se il bombardamento del luglio dell' nno scorso su Gaza motivato
per la "liquidazione" di un capo di Hamas possa essere definito «crimine di
guerra». Durante quell'azione morirono 16 persone tra cui nove bambini.
«I fatti sono indiscutibili, resta di sapere le responsabilità» dice Ram
Rahal, rappresentante di «Yesh Gvoul», che è un gruppo storico del pacifismo
israeliano nato vent'anni fa tra i riservisti che si rifiutarono di
partecipare all'invasione del Libano. I firmatari della denuncia tra cui
scrittori come Sami Michael, Amos Keinan et Sameh Yizhar, fanno notare la
dichiarazione con cui il comandante dell'aviazione Dan Haloutz si felicitò
con i piloti per la «riuscita dell'operazione». L'associazione «Yesh Gvoul»
lascia intendere che presenterà anche ricorso alla Corte internazionale di
giustizia se non otterrà risposta dall'Alta Corte israeliana.
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