[Lecce-sf] Fw: [movimento] Il tempo della scelta

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Autor: Rosario Gallipoli
Data:  
Asunto: [Lecce-sf] Fw: [movimento] Il tempo della scelta
Ampliare questo dibattito il più possibile.
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From: "huambo" <huamboparanoico@???>
To: <pugliarossa@???>; "reddito lavoro" <redditolavoro@???>;
"movimento" <movimento@???>
Sent: Tuesday, September 02, 2003 4:39 PM
Subject: [movimento] Il tempo della scelta


> IL TEMPO DELLA SCELTA
> La guerra d'Iraq, finita ma non conclusa, mette in risalto nodi, già posti
> ma rimossi da tutti.
> Era chiaro da tempo che le guerre amerikane in Iraq erano dirette contro 2
> nemici, anche se le armi tuonavano solo contro il nemico canaglia o
> terrorista, a seconda del gergo convenzionale. I 2 nemici per l'Impero
> yankee erano appunto i paesi ribelli, che nello scorrere del tempo si
> chiamavano Iraq, Jugoslavia, Somalia e ancora Iraq, e poi i paesi
> concorrenti, UE in primis.
> Paradossalmente, al di là delle facili "vittorie militari" le difficoltà

più
> grosse per gli USA erano appunto quelle frapposte dai paesi ribelli.
> Infatti, a parte la guerra di Somalia, che fu disastrosa anche dal punto

di
> vista militare, gli USA, vincitori sul campo delle deboli forze militari
> iraqene, sono stati di fatto sconfitti dal popolo iraqeno nella vera

guerra,
> quella di occupazione: non passa giorno senza che una bandiera

stars&strikes
> copra la bara di qualche caduto sul fronte, la pax amerikana è sempre più
> lontana, e Bush è costretto a chiedere aiuti militari a tutti gli

"alleati":
> alla faccia delle dichiarazioni trionfalistiche dell'anteguerra, secondo

cui
> gli USA erano in grado di fare da soli, addirittura senza i sudditi di
> Albione.
> Ma, paradossalmente, gli USA, sconfitti in Iraq, riescono a vincere la
> guerra contro l'altro nemico, quello più potente, la "comunità
> internazionale", e cioè l'UE, la Russia ed anche la Cina.
> Infatti, questi paesi, che tanto avevano fatto la voce grossa contro
> l'invasione dell'Iraq, dopo la "conclusione" ufficiale delle ostilità si
> sono talmente piegate, da minacciare l'Iran prima degli stessi USA.
> Non solo. Con la spinta dell'Italia e degli altri governi "amerikani" nel
> cuore dell'Europa, si preparano rapporti economici dell'UE nei confronti

del
> gigante d'oltreoceano, più succubi e condiscendenti verso le esigenze
> amerikane.
> Vengono sopite le divergenze con gli yankees in ambito WTO, e, finalmente

si
> accetta la commercializzazione senza se e senza ma dei prodotti OGM. Lo
> stesso Vaticano è pronto ad accettare la distribuzione dei prodotti OGM
> "contro la fame nel mondo"!!!
> Ma, soprattutto, vengono recepite ed ampliate tutte le richieste amerikane
> in chiave di controllo planetario e di sicurezza.
> Non è un caso, che, mentre si portava "a termine" la guerra d'Iraq, gli

USA
> sferravano l'attacco al regno imperialista europeo ed in primis francese,

e
> cioè in Africa.
> Dopo la rivolta tootsie in Ruanda e Burundi, che portò al massacro degli
> Hutu, sponsorizzati dagli Europei, e quindi allo sconfinamento

dell'esercito
> ruandese nell'altro paese, tradizionalmente colonizzato dagli europei, e
> cioè il Congo, il rimescolamento delle carte nella terra dei grandi laghi

è
> stato totale. Tanti sono stati i conflitti in quelle zone, tutti di fatto
> sponsorizzati dagli yankees, che qualche anno fa, il gigante dello smercio
> dei diamanti, il belga De Beers, lanciò la campagna contro il commercio

dei
> diamanti sporchi di sangue, una specie di guerra commerciale contro
> l'interventismo coloniale amerikano.
> La cosa che il debole colonialismo europeo non aveva capito era che questa
> nuova guerra interimperialistica non era determinata dal controllo delle
> miniere di diamanti. Tanto è vero, che quando i ruandesi conquistarono

ampie
> zone dei territori del Congo ex di Mobutu e Kabila, decisero di fermare
> l'estrazione dei diamanti, e di utilizzare tutta la mano d'opera a
> disposizione per l'estrazione dei diamanti del nuovo millennio, il COLTAN.
> E' in nome di questi moderni "diamanti" che gli USA rimettono in

discussione
> un sistema in certo qual modo stabilizzato nella sua instabilità, quello
> africano. Infatti quel continente controllato a macchie di leopardo dalle
> varie potenze europee, era stato sistematicamente spogliato di tutto in
> maniera abbastanza "tranquilla".
> Fu proprio con la rivoluzione tecnologica dei microchips e dell'alta
> tecnologia d'avanguardia, che sono esplosi i conflitti

interimperialistici.
> E, badate bene, non è che gli yankees abbiano agito con la becera forza
> militare, o che semplicemente hanno fatto i Rambo della situazione contro

i
> poveri europei. Molto spesso anzi hanno agito in maniera così democratica

da
> essere non solo accettati, ma addirittura richiesti dagli stessi popoli
> africani. Non è un caso che i Congolesi, oppressi per anni dagli "europei"
> Mobutu e Kabila, invochino l'intervento amerikano, e non è un caso che lo
> stesso intervento è stato sollecitato in Liberia, schiacciata da tempo

dalla
> politica criminale del filofrancese Taylor.
> Daltronde agli USA non avevano fatto comodo la fine dell'Apartheid e gli
> stessi amerikani non si erano adoperati per la fine del conflitto in

Angola
> e per la resa dell'UNITA?
> Perchè non bisogna mai dimenticare che l'imperialismo amerikano non è che
> poi sia molto più sanguinario di quello europeo, anzi!!!
> Sappiamo tutti cosa hanno significato secoli di apartheid per milioni di
> neri sudafricani, e sappiamo tutti che responsabili di quella politica
> segregazionista erano europei, inglesi ed olandesi. Come sappiamo tutti

che
> i ribelli angolani dell'UNITA erano armati dal regime razzista della
> Rhodesia, "europea" ora Zimbabwe. Fra l'altro aberrazioni esistenti in

paesi
> geograficamente a noi più vicini, come le lapidazioni di cui si discute in
> questi giorni in Nigeria, si verificano in paesi, che sono stati a lungo
> controllati dagli europei.
> Al massimo possiamo dire che l'Impero Amerikano è in questa fase
> all'attacco, per cui naturalmente ce lo ritroviamo di fronte in tutte le
> "crisi" del pianeta, anche vista la debolezza attuale dell'imperialismo
> europeo.
> Ma non possiamo pensare che il nostro nemico sia l'Impero Amerikano. Il
> nostro nemico è il capitalismo; il nostro nemico è l'imperialismo senza se

e
> senza ma, nel senso che quando uno stato rompe i coglioni ad altri popoli

è
> un nostro nemico, qualsiasi nome abbia, amerikano, francese, russo, cinese
> tedesco o italiano.
> Sappiamo che questi altri imperialismi sono in questa fase più deboli, ma
> sarà così anche in futuro?
> Secondo noi no, perchè questi paesi si stanno organizzando a livello
> economico e politico ad essere competitivi nella conquista di mercati,

anzi
> per certi versi sono già più competitivi degli USA in questo campo.

Infatti
> è per questo che gli yankees sono nella fase della guerra infinita. Ma
> questa stabile instabilità programmata oltre oceano da, sì, qualche

problema
> agli europei, e qualche boccata d'ossigeno agli amerikani, come dimostra

la
> "rinascita" del dollaro proprio in questi giorni, ma non riesce a dare una
> crescita stabile all'economia USA.
> Oltretutto il desiderio imperiale amerikano stenta a tramutarsi in realtà.
> Infatti, come dicevamo prima, gli Yankees, così tecnologicamente capaci di
> sconfiggere qualunque esercito, non riescono poi a mantenere le conquiste,
> come dovrebbe essere capace di fare qualsiasi Impero, per cui sono poi
> costretti a chiedere aiuto, con la logica conseguenza che si indebolisce

la
> loro autorità politica. L'esempio sta proprio nel conflitto iraqeno, dove
> gli USA sono stati costretti a chiedere l'intervento "della comunità
> internazionale" per garantire la stabilità in Iraq. Guarda caso la

Francia,
> tagliata fuori dalla "pace in Iraq" ha potuto rialzare la voce, chiedendo

in
> cambio di soldati, una specie di comando unificato della comunità
> internazionale, e cioè proprio quello che per gli yankees era

inaccettabile.
> Naturalmente il cowboy texano ha rifiutato, ma potrà continuare a farlo

dra
> "qualche decina di morti"?
> Quindi una situazione in evoluzione: niente può essere dato per scontato,
> anche se ormai pensiamo che la guerra d'Iraq sembra dare un colpo mortale
> all'idea stessa di Impero Amerikano.
> Perchè un Impero, per essere tale, ha bisogno non solo di conquistare un
> territorio, ma ha bisogno anche e soprattutto di mantenere la conquista,

non
> solo militarmente, ma anche e soprattutto economicamente e politicamente.
> E gli Stati Uniti non sono in grado di fare ciò. Non riescono a gestire

una
> conquista appena fatta, figuriamoci a gestirla nel periodo medio-lungo.
> Ma daltronde ormai è difficile pensare di conquistare altri paesi: non ci
> sono più nè le arretratezze culturali, che per molto tempo hanno reso
> succubi interi continenti, e non ci sono neanche margini di manovra
> economici, che possono farti gestire paesi dando loro in cambio progresso
> economico.
> Stiamo ormai in una fase in cui mentre i paesi occidentali hanno bisogno

di
> materie prime e soprattutto del controllo delle materie prime, i paesi
> cosiddetti del terzo mondo non sono più così succubi alle esigenze dei
> padroni occidentali.
> Ormai quei paesi chiedono non la ciotola di riso, ma un sempre maggior
> benessere, e questo gli occidentali non lo possono dare, a meno di ridurre
> drasticamente il proprio benessere.
> Siamo insomma alle guerre senza soluzione, perchè se è vero che la
> sproporzione in chiave di armamenti, già fortissima, diventa sempre più
> netta, è anche vero che c'è una sempre maggiore sproporzione nel grado di
> consapevolezza fra gli eserciti.
> Se le migliaia e migliaia di morti iraqeni hanno via via motivato sempre

di
> più quel popolo a incrementare la guerra contro gli invasori, dopo soli

140
> morti Bush ha parlato di rimpiazzare le truppe amerikane con soldati
> provenienti da altri paesi, come daltronde si era già verifificato nel
> dimenticato Afghanistan.
> Ed anche in Africa i giochi, che sembrano più facili, sono più complicati

di
> quanto si pensi.
> Le prime avvisaglie si vedono proprio in Liberia, dove la tanto desiderata
> pax amerikana che doveva seguire l'esilio di Taylor, si è infranta nella
> ripresa generalizzata del conflitto civile. Ma anche nella zona dei grandi
> laghi, dove la situazione sembra stabile, cosa succederà quando gli

yankees,
> così invocati, metteranno le truppe alle zone di confine? Per ora c'è la
> pace armata, dovuta alla forza militare dei tootsie armati dagli

amerikani,
> ma quando i tootsie perderanno il loro ruolo di feudatari, con l'arrivo
> yankee, cosa succederà?
> Insomma l'Impero Amerikano sembra essere proprio una tigre di carta, come
> rischierà di essere una tigre di carte l'imperialismo europeo. In parole
> povere,e pare che già cominciano a capirlo, dovranno trovare un modo di
> stare insieme, dovranno trovare un accordo, per evitare di soccombere
> insieme in questa guerra planetaria fra Nord e Sud del pianeta.
> Ed anzi questo accordo lo hanno già trovato, perlomeno in ambito di
> repressione e controllo. Gli yankees hanno già sospeso alcune garanzie
> costituzionali all'interno, e hanno aperto un Tribunale di guerra a
> Guantanamo, in cui sono abolite tutte le forme di garanzia per i
> prigionieri, con la scusa che il Tribunale esercita le sue funzioni non
> negli USA, ma all'estero (sigh).
> Ed anche l'UE sta aggiornando "la propria costituzione". Già ha aggiornato
> le leggi sui flussi migratori, per cui ormai l'Europa sembra essere una
> grande fortezza, più che un grande stato; il trattato di Shengen sulla
> libera circolazione è sospeso per più tempo di quanto funzioni, ed ogni
> stato lo sospende quando crede; per quanto riguarda la repressione contro
> ogni forma di opposizione reale al sistema l'Europa non ha nulla da
> invidiare all'Amerika, basti vedere le famose liste nere, per cui ogni

stato
> membro si crea i suoi terroristi a piacimento. Adesso si comincia a
> pianificare a livello europeo anche la sicurezza informatica. Insomma sia

in
> Europa che in Amerika l'occidente si sta organizzando come un castello
> assediato da tutte le parti, per cui si cerca di scavare un fossato sempre
> più grande e più profondo per difendere questo castello da tutti i sud del
> mondo, interni ed esterni.
> Ormai i vertici periodici servono più per pianificare questi strumenti di
> difesa, che per discutere di mercato, di WTO e di altre amenità del

genere.
> C'è un grande caos sotto il cielo, e la situazione potrebbe anche essere
> eccellente, visto che ormai questa crisi, che attanaglia il capitale non
> vede vie d'uscita, se non fosse che le risposte non ci sono, se non

risposte
> difensive ed a volte disperate e deboli.
> In Palestina, dove pure la popolazione resiste alla ferocia israeliana, si
> fa strada una leadership disposta a svendere la lotta per una sottospecie

di
> stato, in cui esercitare la propria autorità, ed in cui, magari,

impiantare
> una borghesia capace di costruire un nuovo stato di tipo capitalista,

magari
> federato al capitale sionista. In Iraq la pur forte resistenza militare
> all'occupazione yankee non riesce a mostrare organicità fra le varie
> espressioni della guerriglia, che sembra diretta localmente dalle varie
> autorità territoriali.
> In tutto il resto del mondo arabo tutti i regimi si piegano ai diktat
> occidentali ed amerikani soprattutto, per evitare di essere travolti come
> regimi da eventuali invasioni di tipo iraqeno. Insomma mentre cresce
> l'insofferenza popolare contro la protervia capitalistica occidentale,
> cresce anche il cedimento verso l'occidente dei regimi di quel mondo

negato.
> E, come va invece dalle nostre parti?
> Per certi versi si verifica la stessa cosa. Cresce l'insofferenza verso la
> protervia capitalistica, ma ci sono anche molti segnali di assuefazione a
> quel potere. Il movimento contro la guerra l'ha dimostrato: a fronte di
> milioni di persone in piazza contro la logica di dominio yankee, la
> direzione debole di quel movimento ha fatto in modo che questo fosse
> spazzato via dal primo missile su Bagdad. Ed anche ora queste avvisaglie
> negative ci sono tutte: mentre i segnali di guerra continuano a risuonare,
> in Iran, in Corea del Nord, ma anche in Africa, le risposte di movimento

non
> ci sono, pare che il movimento, come le popolazioni africane aspetti
> rassegna l'intervento militare amerikano, sperando in silenzio, che questo
> intervento possa risolvere i problemi nell'area, come se i problemi
> nascessero per opera dello Spirito Santo, o per guerre tribali!!!
> Ormai lo diciamo da tanto tempo, che rischiamo di stancarci: o si fa
> un'analisi reale della situazione e si ha il coraggio di denunciare le
> responsabilità occidentali in queste crisi, denunciando veramente quali

sono
> i reali obiettivi di queste aggressioni, e si lotta seriamente contro

queste
> politiche di dominio, oppure si andrà incontro a crisi senza soluzioni, a
> guerre senza sbocchi, un pò come quella israelo-palestinese. O ci si
> affianca in questa lotta dei nuovi proletari internazionali, i popoli
> negati, asserviti dal capitale, cercando di far intravedere a queste lotte
> nuovi sbocchi, nuove soluzioni di liberazione, oppure sarà da parte di

quei
> popoli un ritorno a forme di lotta disperate, e gli sbocchi rischiano,
> ancora una volta, di essere quelli vecchi e consunti degli integralismi
> religiosi.
> Non possiamo stare alla finestra, o peggio ancora organizzare la farsa di
> manifestazioni pacifiste intrise però della segreta speranza che il
> salvifico Impero occidentale faccia pulizia di sistemi integralisti, per

noi
> incomprensibili. Sarebbe una nuova forma di colonizzazione, magari più
> patinata e meno brutale, ma sempre colonizzazione. Significherebbe scavare

a
> nostra volta un grande fossato che separa ancora di più questi 2 mondi, e
> ciò sarebbe un disastro.
>
> L'Avamposto degli Incompatibili
> www.controappunto.org
>