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Odradek edizioni <odradek@???> wrote:Data: Wed, 04 Jun 2003 14:00:49 +0200
Oggetto: Comunicato Comitato Persichetti
Da: Odradek edizioni
A:
Comitato "Paolo Persichetti"
UN OSSERVATORIO PER LA CIVILTA¹ GIURIDICA
Il camoscio diventa blu. E un innocente diventa indagato. E solo perché un magistrato non vuole ammettere di aver commesso un errore, certificato tale da ben due sentenze di altri magistrati.
Siamo perciò costretti, come Comitato, a esprimere tutto il nostro sconcerto per il modo di procedere della Procura di Bologna nei confronti di Paolo Persichetti.
Dopo quasi un anno di indagine surrettizia ­ ovvero portata avanti senza compiere nessuno degli atti formali previsti dalla procedura (³cautela² risibile, oltretutto, se applicata nei confronti di un ³candidato indagato² in condizioni di detenzione) ­ il pubblico ministero Giovagnoli ha finalmente deciso di iscrivere Persichetti nel registro delle notizie di reato.
Sul merito e il percorso di tale decisione lasciamo volentieri la parola all¹avvocato difensore di Paolo, Francesco Romeo, e al giornalista de il manifesto, Alessandro Mantovani, di cui riportiamo integralmente l¹articolo pubblicato oggi 4 giugno.
La ricostruzione delle tappe di questa incredibile vicenda illumina una concezione del diritto assolutamente estranea ai princìpi dello stato liberale. Tale comunque da destare la più profonda preoccupazione in chiunque abbia a cuore le libertà fondamentali del cittadino. Avevamo visto giusto nel costituirci in Comitato, ravvisando nell¹affaire Persichetti un mix preoccupante di ignoranza, incapacità, arroganza e disinvoltura.
Dichiarazione dell¹avv. Francesco Romeo:
"La tardiva e sorprendente iscrizione di Paolo Persichetti al registro notizie di reato da parte della Procura bolognese e il relativo atto di sequestro dello ³zainetto² ­ intervenuto dopo ben due decisioni di autorità giudiziarie sfavorevoli per gli inquirenti, evidenziano chiaramente il carattere vessatorio e pretestuoso di un tale modo di agire.
Per ammissione dello stesso ufficio della pubblica accusa, infatti, i medesimi elementi investigativi che oggi hanno determinato l¹iscrizione di Persichetti al registro notizie di reato fino a pochi giorni fa erano ³solo indizi lievi² che non giustificavano l¹assunzione della qualità di indagato".
Da il manifesto, 4 giugno 2003
BOLOGNA
Omicidio Biagi, indagato l'ex Br Persichetti
Estradato dalla Francia nel 2002, è da tempo nel mirino della procura bolognese. Colpa dello zainetto
Alessandro MANTOVANI
Il pm di Bologna Paolo Giovagnoli ha disposto l'iscrizione di Paolo Persichetti nel registro degli indagati per l'omicidio del professor Marco Biagi, ucciso a Bologna dalle nuove Br il 19 marzo del 2002. E ha deciso di sequestrare la borsa a tracolla che l'ex brigatista delle Ucc aveva con sé al momento dell'arresto, il 25 agosto del 2002 a Parigi. Secondo una testimone, infatti, uno degli uomini presumibilmente appostati sotto casa di Biagi, qualche giorno prima del delitto, avrebbe avuto sulle spalle uno zainetto che gli somiglia. La procura di Bologna ha anche disposto un nuovo sequestro della borsa, restituita pochi giorni fa a Persichetti dal giudice per le indagini preliminari di Roma. Nell'indagine sul secondo omicidio delle nuove Br, finora l'unica inquisita era Nadia Lioce, che venne arrestata il 2 marzo scorso dopo la sparatoria sul treno Roma-Firenze e da allora rivendica tutto dal carcere. E ora c'è anche il nome di Persichetti, romano di 40 anni, rinchiuso da nove mesi nel carcere viterbese Mammagialla dove sconta i sedici anni che gli rimangono (era stato condannato nel `93 per appartenenza all'Unione dei comunisti combattenti, responsabile tra l'altro dell'omicidio del generale Licio Giorgieri nell'87). Formalmente, l'estradizione di Persichetti dipendeva da quella condanna da scontare. La Francia, come si ricorderà, di punto in bianco aveva messo fine a vent'anni di benevola ospitalità nei confronti dei "fuoriusciti", eseguendo un decreto firmato nel `95 e rimasto da allora nel cassetto. Una volta finito in carcere, però, l'ex brigatista ha scoperto a poco a poco di non essere considerato un "ex". Sul Corriere della sera del 20 maggio Giovanni Bianconi ha parlato di "indagine occulta" sul suo conto, e da ieri l'indagine non è più occulta. Su Persichetti la procura di Bologna lavora da tempo, almeno dalla primavera-estate 2002 i suoi scritti sono studiati e analizzati dai carabinieri e dal gruppo di lavoro della polizia che lavora a Bologna sul caso Biagi. Poco importa che Persichetti, a Parigi, vivesse alla luce del sole e anche di più, insegnando sociologia politica all'università di Saint Denis. Poco importa che abbia dichiarato in mille occasioni, pubblicamente, il suo distacco dall'esperienza brigatista, la cui conclusione è stata peraltro sancita da tutti gli ex appartenenti alle Br-Ucc. Poco importa che con le Br-Pcc, alle quali si richiamano le nuove Br che hanno sparato a Massimo D'Antona (20 maggio `99) e a Marco Biagi (19 marzo 2002), non abbia avuto mai nulla a che fare.
Sul tavolo del pm Giovagnoli c'è la deposizione di una testimone bolognese, riascoltata dai carabinieri tra il settembre e il novembre 2002, che ha rilevato un'"impressionante somiglianza" tra la sua immagine pubblicata dopo l'arresto e le sembianze dell'uomo visto sotto casa Biagi, per ben tre volte, giovedì 14 marzo, domenica 17 e lunedì 18. La descrizione fatta a suo tempo non corrisponde granché all'ex "fuoriuscito". E così è entrata in campo la borsa: i carabinieri hanno organizzato una prova mettendo su un tavolo quattro oggetti simili, tra i quali la tracolla di Persichetti. La teste, con qualche esitazione, ha indicato proprio quella. Eppure la stessa donna, ascoltata la prima volta, aveva parlato di un uomo "con uno zainetto color camoscio", mentre la borsa porta-computer di Persichetti non è uno zaino e soprattutto è blu. Accanto alla borsa da riconoscere, i carabinieri hanno messo uno zaino nero, scartato per forza dalla teste perché "troppo scuro".
Il pm Giovagnoli sa benissimo di non avere elementi per sostenere che Persichetti fosse a Bologna nei giorni indicati, anche perché le stesse agende sequestrate a Roma contengono indicazioni precise circa gli impegni, molti dei quali tuttora verificabili, che aveva a Parigi: una volta faceva lezione all'università, un'altra volta partecipava a un incontro pubblico con Gianni Vattimo e altri... E infatti Giovagnoli, il 12 febbraio scorso, aveva interrrogato Persichetti come "persona informata dei fatti" e non come indagato, in assenza del suo avvocato Francesco Romeo e guardandosi bene dal contestargli qualcosa. Allo zainetto, però, Giovagnoli non vuole rinunciare. E così, dopo il dissequestro disposto dal giudice di Roma, l'ha risequestrato, sostenendo che anche la sua iscrizione a registro sarebbe "un atto dovuto". "Non è così, la legge consente il sequestro a carico di chiunque", sottolinea l'avvocato Romeo. Perichetti avrà modo di difendersi dalle accuse davanti al tribunale del riesame, al quale Romeo chiederà la revoca del sequestro. Intanto, però, svanisce per lui la speranza di accedere a breve ai primi permessi per uscire dal carcere. Un risultato, con "l'indagine occulta" è stato ottenuto.
Roma, 4 giugno 2003.
Info: odradek@???
338 3855702
> ATTACHMENT part 2 application/msword name=II Comunicato Comitato.rtf; x-mac-creator=4D535744; x-mac-type=52544620
francoppoli@???
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Tale comunque da destare la più profonda preoccupazione in chiunque abbia a cuore le libertà fondamentali del cittadino. Avevamo visto giusto nel costituirci in Comitato, ravvisando nell¹<I>affaire</I> Persichetti un mix preoccupante di ignoranza, incapacità, arroganza e disinvoltura.<BR><BR>Dichiarazione dell¹avv. Francesco Romeo: <BR><BR>"<I>La tardiva e sorprendente iscrizione di Paolo Persichetti al registro notizie di reato da parte della Procura bolognese e il relativo atto di sequestro dello ³zainetto² ­ intervenuto dopo ben due decisioni di autorità giudiziarie sfavorevoli per gli inquirenti, evidenziano chiaramente il carattere vessatorio e pretestuoso di un tale modo di agire.<BR>Per ammissione dello stesso ufficio della pubblica accusa, infatti, i medesimi elementi investigativi che oggi hanno determinato l¹iscrizione di Persichetti al registro notizie di reato fino a pochi giorni fa erano ³solo indizi lievi² che non giustificavano l¹assunzione della qualità di indagato"</I>.<BR><BR><BR>Da<I> il manifesto</I>, 4 giugno 2003<BR><BR>BOLOGNA<BR><FONT size=5>Omicidio Biagi, indagato l'ex Br Persichetti<BR></FONT><I>Estradato dalla Francia nel 2002, è da tempo nel mirino della procura bolognese. 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E ora c'è anche il nome di Persichetti, romano di 40 anni, rinchiuso da nove mesi nel carcere viterbese Mammagialla dove sconta i sedici anni che gli rimangono (era stato condannato nel `93 per appartenenza all'Unione dei comunisti combattenti, responsabile tra l'altro dell'omicidio del generale Licio Giorgieri nell'87). Formalmente, l'estradizione di Persichetti dipendeva da quella condanna da scontare. La Francia, come si ricorderà, di punto in bianco aveva messo fine a vent'anni di benevola ospitalità nei confronti dei "fuoriusciti", eseguendo un decreto firmato nel `95 e rimasto da allora nel cassetto. Una volta finito in carcere, però, l'ex brigatista ha scoperto a poco a poco di non essere considerato un "ex". Sul Corriere della sera del 20 maggio Giovanni Bianconi ha parlato di "indagine occulta" sul suo conto, e da ieri l'indagine non è più occulta. Su Persichetti la procura di Bologna lavora da tempo, almeno dalla primavera-estate 2002 i suoi scritti sono studiati e analizzati dai carabinieri e dal gruppo di lavoro della polizia che lavora a Bologna sul caso Biagi. Poco importa che Persichetti, a Parigi, vivesse alla luce del sole e anche di più, insegnando sociologia politica all'università di Saint Denis. Poco importa che abbia dichiarato in mille occasioni, pubblicamente, il suo distacco dall'esperienza brigatista, la cui conclusione è stata peraltro sancita da tutti gli ex appartenenti alle Br-Ucc. Poco importa che con le Br-Pcc, alle quali si richiamano le nuove Br che hanno sparato a Massimo D'Antona (20 maggio `99) e a Marco Biagi (19 marzo 2002), non abbia avuto mai nulla a che fare.<BR><BR>Sul tavolo del pm Giovagnoli c'è la deposizione di una testimone bolognese, riascoltata dai carabinieri tra il settembre e il novembre 2002, che ha rilevato un'"impressionante somiglianza" tra la sua immagine pubblicata dopo l'arresto e le sembianze dell'uomo visto sotto casa Biagi, per ben tre volte, giovedì 14 marzo, domenica 17 e lunedì 18. La descrizione fatta a suo tempo non corrisponde granché all'ex "fuoriuscito". E così è entrata in campo la borsa: i carabinieri hanno organizzato una prova mettendo su un tavolo quattro oggetti simili, tra i quali la tracolla di Persichetti. La teste, con qualche esitazione, ha indicato proprio quella. Eppure la stessa donna, ascoltata la prima volta, aveva parlato di un uomo "con uno zainetto color camoscio", mentre la borsa porta-computer di Persichetti non è uno zaino e soprattutto è blu. Accanto alla borsa da riconoscere, i carabinieri hanno messo uno zaino nero, scartato per forza dalla teste perché "troppo scuro".<BR><BR>Il pm Giovagnoli sa benissimo di non avere elementi per sostenere che Persichetti fosse a Bologna nei giorni indicati, anche perché le stesse agende sequestrate a Roma contengono indicazioni precise circa gli impegni, molti dei quali tuttora verificabili, che aveva a Parigi: una volta faceva lezione all'università, un'altra volta partecipava a un incontro pubblico con Gianni Vattimo e altri... E infatti Giovagnoli, il 12 febbraio scorso, aveva interrrogato Persichetti come "persona informata dei fatti" e non come indagato, in assenza del suo avvocato Francesco Romeo e guardandosi bene dal contestargli qualcosa. Allo zainetto, però, Giovagnoli non vuole rinunciare. E così, dopo il dissequestro disposto dal giudice di Roma, l'ha risequestrato, sostenendo che anche la sua iscrizione a registro sarebbe "un atto dovuto". "Non è così, la legge consente il sequestro a carico di chiunque", sottolinea l'avvocato Romeo. Perichetti avrà modo di difendersi dalle accuse davanti al tribunale del riesame, al quale Romeo chiederà la revoca del sequestro. Intanto, però, svanisce per lui la speranza di accedere a breve ai primi permessi per uscire dal carcere. Un risultato, con "l'indagine occulta" è stato ottenuto.<BR><BR><BR><BR><BR><FONT size=5>Roma, 4 giugno 2003. <BR><BR>Info: odradek@???<BR>338 3855702<BR></FONT>> ATTACHMENT part 2 application/msword name=II Comunicato Comitato.rtf; x-mac-creator=4D535744; x-mac-type=52544620 </BLOCKQUOTE></DIV><BR><BR>francoppoli@???<p><br><hr size=1><A HREF="
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