Anche la crew fiorentina vuole dare alla sua piazza un
bel nome ciclistico!
Si tratta di piazza SS. Annunziata. Forse conviene
descriverla sommariamente ai non fiorentini.
Qui si affacciano insigni monumenti: l'omonima chiesa
(sponsorizzata dai nobli Pucci, come ricorda lo
sfrontato frontone), lo Spedale degli Innocenti
(terrecotte robbiane e storico cassonetto
differenziato per il frutto del peccato), un altro bel
casone che non so identificare. Sede storica di
mercati ortofrutticoli, oggi la piazza ospita la
Fierucola del biologico, fondata e diretta dal nipote
di un celebre stilista: Giannozzo Pucci, già
Consigliere dei Verdi Comunali, trombato in recenti
elezioni nella lista Andreotti - D'Antoni (CDC? DCDC?
DCD?).
Tra le varie proposte per riciclare di nome (oltre che
di fatto) questa piazza SS. Annunziata, vi è stata
quella di dedicarla ad Annunziata Bici, figura storica
del ciclismo locale. Forse conviene descriverla
sommariamente ai non fiorentini.
Bici, Annunziata detta Suntina (Ponte a Ema, FI, 1848
- 1944). Ciclista, poetessa, stilista e inventrice.
Campagnola di origini umilissime, dal minuscolo
podere in Ponte a Ema, scendeva a Firenze per i
mercati di Rificolona in piazza SS. Annunziata.
Conduceva un biciclo stracarico di ortaggi, uova e
pollame vivo di sua propria produzione. Eccellente
ingegno meccanico, attrezzò il suo biciclo al
trasporto dei carichi pesanti, per mezzo di attacchi
metallici da lei progettati e forgiati. Agli attacchi,
applicava speciali panieri di suo inteccio e
invenzione. Per meglio pedalare senza impaccio,
trasformò il tradizionale costume campagnolo in
un'ampia gonna-pantalone, tessuta a mano in canapa
locale. Sopra, indossava un corpetto ricamato da lei
stessa con motivi ciclistici.
L'evento più celebre nell'oscura vita della Bici è la
sua gara con un marchese Pucci. Questo Pucci
dimostrava protezione per quei campagnoli che
mercanteggiavano nella piazza antistante la sua chiesa
di famiglia: amava chiamarli "i suoi meravigliosi
contadini". Disapprovava "gli eccessi del progresso",
tra i quali annoverava il velocipede, specialmente se
montato dalle donne.All'Annunziata del 1900, come a
tutte le feste comandate, il Pucci si stava recando
alla Messa in carrozza, per il breve tragitto tra il
palazzo in via Pucci e la piazza. Il suo cocchiere
minacciò con la frusta Suntina perché il biciclo, a
suo dire, gli ostruiva il passaggio. Lei reclamò in
modo beffardo, scatenando un alterco che attirò una
gran la folla fin dalla piazza: le liti di Suntina non
erano spettacoli da perdersi. La Bici non avrebbe mai
ceduto il passo: pedalandogli imperterrita davanti,
rimbeccava il cocchiere con battute sempre più
pesanti. Resta memoria solamente dell'ultima "O ci
avessi su il marchese pure io?". Fu allora che il
Pucci in persona si affacciò dalla carrozza e appellò
tutti amabilmente alla calma. Suntina si fece
immediatamente da parte, affiancò la carrozza, salutò
il Pucci cerimoniosamente... e gli lanciò una pubblica
sfida.
Gli propose di partire, in carrozza e biciclo da
piazza Annunziata, e di tornarci passando Ponte
Vecchio e ripassando Santa Trinita, senza danneggiare
un pari carico in ortaggi. Il marchese accettò con
sorriso di paterna sufficienza: ci teneva alla sua
fama di nobile benvolo, inoltre era certo della
propria vittoria. Ammise soltanto malvolentieri gli
ortaggi in carrozza, che infine gli furono pesati in
89 libbre.La carrozza partì subito in vantaggio ma
dovette fare i conti con il traffico dell'epoca.
Sebbene le guardie di città e certi elementi servili
tra il popolo tentassero di ostacolare la Bici e di
favorire in tutti i modi il marchese, la carrozza si
trovava ancora Oltrarno quando Annunziata stava già in
piazza e cantava vittoria improvvisando ottave su
ottave. La sua voce era ferma e potente, nononstante
lo sforzo della gara. Pare purtroppo, non ci sia
documento neppure di queste sue rime. Invece, la
carrozza del marchese è tuttora conservata in Palazzo
Pucci (visibile attraverso le grata dell'androne). Lo
storico biciclo di Annunziata fu invece completamente
distrutto nel 1944 da un mezzo corazzato della
Wermacht.
Donna di costumi liberissimi, la Bici non si volle
mai sposare. Come tutte le cicliste delle origini, fu
inizialmente oggetto di pesanti commenti maschili. Al
riguardo dell'insolito attrezzo che inforcava tra le
gambe, era solita rispondere: "L' è ma' duro i' mmi
bbisciclo che i' ttu' cinci!" (è più duro il mio
biciclo che il tuo pene). - Dott. Ciclophilus, giugno 2003
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