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Giovedì 13 Febbraio 2003, 16:36
"Caro Sergio, l'Ulivo è una palude di compromessi"
Di Fausto Bertinotti
Bertinotti critica la scelta ulivista di Cofferati
Il suo "vino" non può stare nella "botte" dell'Ulivo
Che è diviso su tutto il programma, guerra in testa
E' una gabbia, che partorisce solo compromessi
Per lui quella di Cofferati non può essere definita una discesa in campo. Il leader di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, preferisce parlare di un proseguimento di una presenza nella vita politica che va avanti da anni. "Prima come dirigente sindacato e poi come leader: le modalità con cui si esprime - spiega - possono forse essere discontinue ma francamente credo che ci sia una continuità". Sull'ipotesi, tuttavia, di un impegno in prima persona dell'ex leader della Cgil per rimettere in sesto il centrosinistra e le sue anime attraverso un ufficio del programma, Bertinotti si affida ad una evocativa quanto chiara immagine: "il suo vino non può stare nella botte dell'Ulivo".
Lei ha detto che non vorrebbe trovarsi nella situazione di Cofferati. Crede che quel tavolo comune sia destinato a fallire?
Ho detto quella frase scherzosamente. Resta però il fatto che cercare di unire in un solo programma un centrosinistra che su ogni questione dimostra le sue divisioni interne, le sue contraddizioni e la sua fragilità programmatica è un'impresa molto grande. Basti pensare alla posizione sulla guerra. Cofferati ha chiesto un documento comune delle opposizioni che esprimesse un no incondizionato al conflitto e già il centrosinistra ha dimostrato di avere seri problemi.
Fassino e Rutelli, però, si sono detti lieti dell'impegno in prima linea di Cofferati. Pensa che aldilà di questa positiva predisposizione ci siano altre resistenze verso il Cinese?
Io non sono interessato a questioni di organigramma. Mi riferisco alle contraddizioni tra il profilo programmatico a cui allude Cofferati e l'inconsistenza programmatica del centrosinistra: è questo il punto fondamentale. Tuttavia non mi spingerei mai a parlare di un tentativo destinato al fallimento, non si dice mai per nessuna impresa politica. Mi pare però largamente improbabile che il vino che propone Cofferati possa stare nella botte del centrosinistra. Ma non è un processo alle intenzioni. Mi limito a fare un breve elenco delle questioni su cui potrei facilmente dimostrare le contraddizioni dell'Ulivo: guerra, Fiat, mercato del lavoro, processi di privatizzazione e occupazione.
Proprio sulla posizione rispetto alla guerra lei si è detto favorevole alla proposta di Cofferati. Pensa che possa essere l'inizio di un dialogo proficuo anche su altre scelte politiche?
Io e Sergio siamo stati seduti per anni intorno allo stesso tavolo in cui si discuteva delle politiche della Cgil: non ci difettano le possibilità di parlarci. Poi in questi anni ci sono state anche convergenze significative. Penso per esempio alla scelta del sindacato di perseguire la via della rottura rispetto al Patto per l'Italia. In quella occasione siamo stati convergenti e così quando ha convocato la manifestazione del 23 marzo e lo sciopero generale. Esistono possibili punti di accordo ma accanto a questi restano le divergenze come si è visto sul referendum per l'articolo 18. Ma soprattutto complessivamente esistono due posizioni strategiche diverse: quella di Cofferati che sta nel centrosinistra e noi che pensiamo che l'Ulivo sia una gabbia per le forze più interessanti di quell'area costrette a un compromesso sistematico con i moderati.
E' possibile pensare che i movimenti no global e quelli che si richiamano ai girotondi possano sedere attorno a uno stesso tavolo?
Il movimento no global è formato da uno spettro vastissimo di forze sociali, politiche e culturali che non può essere ricondotto a nessuna fazione politica. In ogni caso il movimento non si propone in questo modo, bisognerebbe non aver capito nulla di come è fatto per pensare che possa essere portato al guinzaglio verso qualche schieramento politico.
-PRO, Vincenzo Vita (Ds): "Sì a Cofferati, scriviamo il programma senza i leader"
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<P><STRONG><SPAN style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Arial">Lei ha detto che non vorrebbe trovarsi nella situazione di Cofferati. Crede che quel tavolo comune sia destinato a fallire?</SPAN></STRONG><SPAN style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Arial"><BR>Ho detto quella frase scherzosamente. Resta però il fatto che cercare di unire in un solo programma un centrosinistra che su ogni questione dimostra le sue divisioni interne, le sue contraddizioni e la sua fragilità programmatica è un'impresa molto grande. Basti pensare alla posizione sulla guerra. Cofferati ha chiesto un documento comune delle opposizioni che esprimesse un no incondizionato al conflitto e già il centrosinistra ha dimostrato di avere seri problemi.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P><STRONG><SPAN style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Arial">Fassino e Rutelli, però, si sono detti lieti dell'impegno in prima linea di Cofferati. Pensa che aldilà di questa positiva predisposizione ci siano altre resistenze verso il Cinese?</SPAN></STRONG><SPAN style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Arial"><BR>Io non sono interessato a questioni di organigramma. Mi riferisco alle contraddizioni tra il profilo programmatico a cui allude Cofferati e l'inconsistenza programmatica del centrosinistra: è questo il punto fondamentale. Tuttavia non mi spingerei mai a parlare di un tentativo destinato al fallimento, non si dice mai per nessuna impresa politica. Mi pare però largamente improbabile che il vino che propone Cofferati possa stare nella botte del centrosinistra. Ma non è un processo alle intenzioni. Mi limito a fare un breve elenco delle questioni su cui potrei facilmente dimostrare le contraddizioni dell'Ulivo: guerra, Fiat, mercato del lavoro, processi di privatizzazione e occupazione.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P><STRONG><SPAN style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Arial">Proprio sulla posizione rispetto alla guerra lei si è detto favorevole alla proposta di Cofferati. Pensa che possa essere l'inizio di un dialogo proficuo anche su altre scelte politiche?</SPAN></STRONG><SPAN style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Arial"><BR>Io e Sergio siamo stati seduti per anni intorno allo stesso tavolo in cui si discuteva delle politiche della Cgil: non ci difettano le possibilità di parlarci. Poi in questi anni ci sono state anche convergenze significative. Penso per esempio alla scelta del sindacato di perseguire la via della rottura rispetto al Patto per l'Italia. In quella occasione siamo stati convergenti e così quando ha convocato la manifestazione del 23 marzo e lo sciopero generale. Esistono possibili punti di accordo ma accanto a questi restano le divergenze come si è visto sul referendum per l'articolo 18. Ma soprattutto complessivamente esistono due posizioni strategiche diverse: quella di Cofferati che sta nel centrosinistra e noi che pensiamo che l'Ulivo sia una gabbia per le forze più interessanti di quell'area costrette a un compromesso sistematico con i moderati. <o:p></o:p></SPAN></P>
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