Autor: Emiliano Bussolo Data: Asunto: [Cerchio] guerra civile anche in bolivia
Sono almeno 17 le vittime degli scontri nel centro di La Paz
I poliziotti si ammutinano e il presidente gli manda contro l'esercito
La Bolivia precipita nel caos
Scontri tra esercito e polizia
Il sindacato ha indetto per oggi uno sciopero generale
E i governo fa chiudere uffici pubblici e banche
LA PAZ (BOLIVIA) - Dopo Argentina e Venezuela esplode anche la Bolivia, dove la proposta del governo di istituire una tassa sui salari, già falcidiati dall'inflazione, ha dato il via a scontri violenti. Teatro dell'insurrezione, la capitale La Paz, che dopo una giornata di saccheggi e violenze appare come un deserto. Alto il bilancio dei morti, almeno diciassette, senza contare l'elevato numero dei feriti, almeno una sessantina, tra cui un adolescente. Le vittime sono per lo più agenti della polizia. Interi reparti ieri hanno gettato la divisa e si sono ammutinati dopo la decisione del governo di tassare i salari fino al 12,5 per cento. Uno schiaffo per il sindacato dei poliziotti che, al contrario, chiedeva un aumento delle retribuzioni del 40 per cento. Il governo ha mandato in piazza l'esercito e sono partiti gli scontri, degenerati in saccheggi, violenze, assalti alle sedi dei partiti e di emittenti televisive ad opera di commandi di giovani.
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Gli incidenti sono iniziati a Plaza Murillo, dove si affacciano numerosi edifici governativi, e dove reparti del Gruppo speciale di sicurezza (Ges) si sono apertamente scontrati con truppe scelte militari, chiamate dal presidente della repubblica Gonzalo Sanchez de Lozada a difesa del palazzo presidenziale. L'emittente televisiva ATB non ha esitato a parlare di una "vera e propria guerra", svoltasi in tre differenti incidenti, due dei quali senza risparmio di armi da fuoco e gas lacrimogeni.
In un clima da colpo di stato, cecchini della polizia e dell'esercito si sono appostati sui tetti degli edifici del ministero degli Esteri, del palazzo di governo e del Parlamento, per sparare sulla gente.
In poche ore la città è diventata una campo di battaglia. Commandi di giovani sono scesi nel centro della capitale prendendo d'assalto sedi di partiti, ministeri e edifici pubblici distruggendo il mobilio e lanciando dalle finestre documenti, computer e macchine da scrivere. Poi hanno assaltato il centro commerciale "Shopping Norte" che ha determinato, fra l'altro, l'interruzione delle trasmissioni dell'emittente televisiva Bolivision, che ha lì i suoi uffici. Anche il canale statale "Television boliviana" ha sospeso i programmi. Infine una radio privata ha indicato che mezzi blindati dell'esercito stavano convergendo su La Paz. Inutili gli inviti alla calma del presidente Gonzalo Luiz Macchi e del cardinale Julio Terrazas.
Il sindacato unico dei lavoratori (il Cob), ha indetto per la giorntata di oggi uno sciopero generale in tutto il Paese. E il governo, per tutta risposta, ha annunciato la sospensione di tutte le attività pubbliche e private, compresa la chiusura delle banche. "Una decisione che ha l'obiettivo di salvaguardare le persone", ha dichiarato il ministro del Lavoro, Jaime Navarro.