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Autor: Dino De Pascalis
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Asunto: [Lecce-sf] fax ultima versione
in coda troverete la versione inviata stamane - via fax - a prefetto,
questore ed organi di stampa sulle irregolarità riscontrate durante la
visita al cpt regina pacis avvenuta il 24.01.03.
saluti, k.l.
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Lecce Social Forum. Via Idomeneo. Lecce


Alla cortese attenzione di

Sign. Prefetto di LECCE
Dott. G. D’ONOFRIO


Sign. Questore di LECCE
Dott. V. CASO


In relazione alla visita effettuata dalla delegazione guidata dal Sen. Luigi
Malabarba il 24 gennaio 2003 presso il C.P.T. “Regina Pacis” di San Foca,
sono state riscontrate una serie di anomalie ed irregolarità che si vogliono
rendere note alle SS. LL. in indirizzo e si inviano per conoscenza agli
organi di stampa.

In primo luogo, sono state riscontrate rilevanti discordanze tra il
prospetto di presenze dei cittadini stranieri trattenuti al Centro il
23.01.2003, inviato dalla Questura di Lecce al Senatore Malabarba, e quello
relativo al giorno successivo, 24.01.2003, consegnato alla delegazione dagli
operatori del Centro. Tali discordanze hanno reso obiettivamente impossibile
il riscontro numerico di ingressi ed uscite nei due giorni in questione. Se
si dovessero prendere seriamente in considerazione tali dati, si dovrebbe
dedurre che all’appello mancano undici cittadini stranieri.

In secondo luogo, anche questa delegazione, come le precedenti, ha raccolto
numerose lamentele da parte degli stranieri trattenuti circa la totale
carenza di assistenza legale all’interno del Centro e altrettante richieste
di intervento in tal senso.
Su questo punto va necessariamente rilevato che molti degli stranieri
trattenuti, pur avendo già nominato un difensore di fiducia, sono di fatto
impossibilitati ad entrare in contatto con il proprio legale e ad avvalersi
di un’adeguata organizzazione dell’esercizio del diritto alla difesa. Tutto
ciò si verifica per via della ingiusta ed ingiustificata dislocazione
territoriale cui sono sottoposti gli stranieri destinati al trattenimento,
in violazione di quanto dispone l’art. 14, co.1 del D.LGS 286/98 che
testualmente recita “…il Questore dispone che lo straniero sia trattenuto
per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza
temporanea ed assistenza più vicino…”. Infatti, come risulta dal prospetto
sulle presenze, gran parte degli stranieri provengono da zone non
propriamente vicine: Brescia, Pescara, Rieti, Roma, Reggio Calabria,
Ravenna, L’Aquila, Crotone, Pistoia, Lodi, Como, Trieste, Palermo, Latina,
Enna, Trapani, Viterbo, Nuoro, Cagliari, Reggio Emilia, Ferrara, La Spezia,
Siracusa, Chieti.

In terzo luogo, 26 cittadini palestinesi e 11 cittadini iraqeni si trovavano
trattenuti in qualità di espellendi senza che nessuno li avesse informati
sulla possibilità di richiedere asilo. Circostanza difettosa già lamentata
da numerosi altri trattenuti presso il Centro, in occasione di precedenti
visite (58 pakistani il 30.11.2002); meritevole forse già - riproponendosi -
di apposito approfondimento da parte delle autorità preposte.

In quarto luogo, due cittadini stranieri trattenuti hanno riferito di aver
più volte invano richiesto alla direzione del Centro di poter effettuare
accertamenti sanitari di natura specialistica presso una struttura
ospedaliera. I cittadini stranieri in questione lamentavano l’uno una grave
insufficienza respiratoria e forti dolori alla colonna vertebrale, l’altro.
Di estrema gravità è parso, inoltre, il caso del cittadino cinese X. H. Z.
che, secondo quanto hanno riferito alcuni compagni di stanza, da diversi
giorni mostrava segni di un evidente disagio psicologico, al punto da
rifiutare di alzarsi dal letto, mangiare e comunicare. Da ribadire, a questo
proposito, che l’assenza di mediatori di lingua cinese rende ancora più
difficoltosa la vita dei cittadini cinesi ivi trattenuti.

In quinto luogo, per gran parte dei cittadini stranieri incontrati in
occasione della visita del 24 gennaio 2003 mancava ogni elemento utile a
giustificarne il trattenimento prolungato di 60 giorni. Molti di loro erano
in possesso di regolare documento di identità e di viaggio e manifestavano
la loro ferma intenzione di rientrare spontaneamente nei paesi d’origine.
Emblematico è parso il caso di M. J., cittadino statunitense, che, nelle
more del procedimento di rinnovo del visto per turismo nel territorio
italiano, si è ritrovato in un Centro di Permanenza Temporanea.

In sesto luogo, le donne trattenute nel Centro hanno segnalato che gli
addetti in servizio presso il reparto femminile risultano essere di sesso
maschile; che il controllo e la sorveglianza sfociano in invasioni della
sfera intima e privata; che è impossibile disporre nelle ore notturne dei
propri apparecchi di telefonia mobile e poter effettuare la ricarica delle
batterie all’interno del reparto. Quest’ultima disposizione, qualora
disattesa, parrebbe comportare, a detta delle donne incontrate, ritorsioni
di vario tipo da parte degli operatori del Centro.

Alla luce di quanto sopra evidenziato, si chiedono alle SS. LL. chiarimenti
in proposito.


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