[Cpt] I: [vicenza_socialforum] Fw: [laboratoriozerovi] cpt

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Autor: fabio raimondi
Data:  
Asunto: [Cpt] I: [vicenza_socialforum] Fw: [laboratoriozerovi] cpt
> CPT A VICENZA: NE' QUI NE' ALTROVE!
>
> Le dichiarazioni recenti dell'on. Ascierto di AN sulla
> possibilità di aprire un Centro di Permanenza
> Temporanea (Cpt) a Vicenza sulla base di quanto
> previsto dalla legge Bossi-Fini, non possono non far
> riflettere quella parte della città che da tempo si
> batte per una politica sull'immigrazione
> d'impostazione non sicuritaria e non segregazionista,
> ma protesa piuttosto a fornire agli immigrati
> accoglienza e possibilità d'integrazione.
> L'istituzione dei Cpt è opera della legge
> Turco-Napolitano varata dal precedente governo di
> centro-sinistra. La Bossi-Fini conserva l'istituto e
> ne fa uno strumento di ulteriore controllo sulla vita
> e sulla forza-lavoro migrante. La sua strategia di
> funzionamento, infatti, va messa in relazione con la
> sostituzione del permesso di soggiorno col contratto
> di soggiorno, ossia con l'impossibilità per il
> migrante di entrare regolarmente in Italia senza
> essere in possesso di un contratto di lavoro e dunque
> con l'impossibilità di venire qui a cercarlo: questa
> libertà è stata soppressa. In questo modo il migrante
> è ridotto a figura esclusivamente economica, privata
> di ogni altra dimensione dell'esistenza: merce. I Cpt,
> infatti, sono centri di detenzione amministrativa dove
> gli immigrati vengono rinchiusi senza aver commesso
> alcun reato, ma 'colpevoli' solo di non possedere un
> regolare permesso di soggiorno in Italia, ossia,
> secondo il dettato della Bossi-Fini, 'colpevoli' solo
> di essere disoccupati, dato che il permesso si può
> ottenere solo se si è in possesso di un contratto di
> lavoro. La verità è che questa legge considera la
> disoccupazione un reato.
> Definirli lager non significa confonderli o peggio
> identificarli con i campi del nazismo, ma ritenere che
> se i campi sono stati possibili nel passato (a
> cominciare dall'esperienza spagnola a Cuba) e
> ritornano a essere possibili oggi, ciò implica
> l'istituzione di un doppio binario giuridico (regole
> diverse per italiani e stranieri) e laddove inizino a
> prender corpo le legislazioni speciali i binari del
> diritto si moltiplicano facilmente originando una
> piramide fatta di corporazioni che dispongono gli
> individui all'interno di una scala sociale gerarchica
> basata sui privilegi. I Cpt sono l'emblema del modello
> segregazionista che, nelle intenzioni del governo di
> centro-destra, dovrebbe caratterizzare la società del
> prossimo futuro e, di fatto legittimano il razzismo e
> nuove forme di schiavitù.
> Nel momento in cui la globalizzazione si presenta come
> abbattimento delle frontiere per merci, capitali e
> fasce sociali privilegiate, per cui le frontiere
> nazionali non dovrebbero più essere il confine
> esclusivo dello Stato, i Cpt svolgono invece la
> funzione di confini interni, che hanno il loro
> corrispettivo nella militarizzazione delle frontiere,
> per profughi e migranti. La libertà di movimento che i
> migranti esprimono, talvolta anche con la volontà di
> sottrarsi a condizioni di lavoro assai dure, viene
> negata attraverso nuovi confini, nuove forme di
> detenzione, nuove forme di esclusione, attraverso le
> quali si pensa di poter controllare la forza-lavoro e
> tramite questa la vita.
> La legge Bossi-Fini, infatti, oltre ad aumentare i
> termini di detenzione nei Cpt da trenta ad un massimo
> di sessanta giorni, accentua il loro ruolo di
> esclusione e controllo dei migranti. Il legame
> strettissimo tra contratto di lavoro e permesso di
> soggiorno pone il migrante sotto la minaccia di una
> perenne condizione di clandestinità, per cui il lavoro
> stesso diviene clandestino e la condizione di
> clandestinità ciò che deve essere riprodotto: i Cpt
> funzionano, da un lato, come una camera di
> decompressione del mercato del lavoro, che permette un
> controllo della forza-lavoro secondo le esigenze del
> padrone, dall'altro perpetuano un rituale di
> umiliazione e sfruttamento del migrante, escluso dalla
> società e recluso nei centri e così trasformato di
> nuovo in forza-lavoro costretta a vivere in condizioni
> di esclusione e marginalità. Questa legge, infatti,
> porterà nei Cpt anche migranti regolari che vivono da
> tempo in Italia, contribuendo a precarizzare anche la
> vita di coloro che a fatica si erano integrati nella
> società italiana unitamente alle loro famiglie. Si
> mira a isolare socialmente il migrante rendendolo
> sempre più debole e ricattabile. In definitiva, la
> Bossi-Fini punta a clandestinizzare tutti i lavoratori
> migranti, regolari e non, e cerca di fare del
> lavoro-merce-migrante la leva per una trasformazione
> complessiva del mercato del lavoro italiano, in linea
> con le ristrutturazioni europee e con i dettati degli
> accordi di Schengen. La clandestinità del migrante,
> dunque, è solo l'altra faccia della
> clandestinizzazione a cui si vorrebbe condannare il
> lavoro (straniero e italiano), rendendolo, in tutte le
> sue forme, anche se con sfumature diverse e
> specifiche, sempre più precario.
> Non va dimenticato che questa città ha espresso nel
> passato recente esperienze importanti che si sono
> poste e si pongono in assoluta controtendenza con la
> prospettiva sopra ricordata: partendo dall'occupazione
> della "Rocchetta" da parte dell'associazione Razzismo
> stop e di una sessantina di immigrati che
> rivendicavano un centro di prima accoglienza
> permanente in città; alla polemica sviluppatasi per
> più inverni consecutivi sul "centro di prima
> accoglienza" invernale che la Caritas è costretta a
> gestire in una situazione caratterizzata
> dall'emergenza freddo, con poche risorse e basandosi
> solamente sull'aiuto di volontari; alla manifestazione
> degli immigrati del giugno 2001 (?) fino al primo
> sciopero italiano dei lavoratori migranti del 15
> maggio 2002, [. altro.], alle numerose iniziative di
> solidarietà e di appoggio agli immigrati che le molte
> associazioni di volontariato (cattoliche e non)
> rendono possibile attraverso un lavoro quotidiano
> tanto prezioso quanto invisibile ai più. Rivendicando
> la possibilità di un approccio diverso alle tante
> questioni poste dal fenomeno migratorio, che va ormai
> considerato un dato strutturale e non più
> congiunturale, esprimiamo il nostro netto dissenso
> all'apertura di un Cpt a Vicenza e nel Veneto, in
> sintonia con le lotte che si stanno proponendo a
> livello nazionale per la chiusura dei 14 centri già
> esistenti (non ultima la manifestazione di Torino del
> 30 novembre scorso). Sollecitiamo quindi tutte le
> forze presenti sul territorio e contrarie alle
> politiche che si basano solo sulla criminalizzazione
> dell'immigrato al fine di poterlo liberamente
> sfruttare dal punto di vista economico a far sentire
> la loro voce. Per questo invitiamo tutti il giorno 30
> gennaio a ritrovarsi in un'assemblea cittadina, che si
> terrà presso i chiostri di Santa Corona alle ore
> 20.30, per discutere dei modi con i quali contrastare
> l'ennesimo progetto razzista e schiavista delle destre
> e riproporre il tema sempre attuale di un centro di
> prima accoglienza a Vicenza, che sia degno di tal
> nome.
>
> Firme
> Sportello Invisibili- Vicenza
> Disobbedienti
> Tavolo migranti
>
>
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