Autor: Tuula Haapiainen Data: Assumpte: [Cerchio] e ancora..andiamo alle radici della violenza..e delle lotte
intestine nel movimento..
. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: VIOLENZA DI GENERE E COSTRUZIONE DI PACE
(ANCORA UN CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONE PROMOSSA DA GIANCARLA CODRIGNANI SUI
"PACIFISTI DIMEZZATI")
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: dirienzo@???) per questo
contributo alla riflessione avviata dall'editoriale di Giancarla Codrignani
apparso sul n. 437 di questo notiziario. Maria G. Di Renzo e' una delle
principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale
femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, ha
svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del
Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e'
impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze
di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
Ogni volta che affrontiamo il tema della violenza di genere, contribuiamo
alla costruzione di pace nel mondo.
Esaminando questo tema impariamo a contrastare la violenza piu'
efficacemente.
Quando lo facciamo per la prima volta possiamo sentirci impacciate e
nervose, ma alla seconda la fiducia in noi stesse crescera', alla terza il
nostro cuore battera' piu' calmo ed alla quarta l'esposizione del nostro
ragionamento diventera' piu' articolata e serena... fidatevi!
Chiedere agli uomini ed alle donne del vostro gruppo di discutere la
questione e' importante:
1) la violenza individuale, stupro ed omicidio volontario, per esempio,
conta il 90% di offensori di sesso maschile;
2) la percentuale resta la stessa nella formazione delle leggi (politici e
professionisti di sesso maschile);
3) e resta identica nell'agire la guerra ed il terrorismo.
*
La prima risposta che probabilmente avrete quando solleverete la questione
sara' l'alzare la voce di chi vi risponde.
Questa persona lo fara' nel tentativo di intimidirvi e mettervi a tacere.
Replicate immediatamente, in tono calmo e diretto: "Hai alzato la voce. Stai
cercando di intimidirmi?". Quali che siano le cose dette a questo punto ("Ma
no, ma no, chi deve parlare ora?", "Non essere isterica", "Voi
femministe...", "C'e' la guerra, non possiamo perdere tempo con queste
sciocchezze", ecc.) chiedete semplicemente: "Sapete, vero, cosa significa
alzare la voce durante una discussione? E' il segno di un privilegio. Anche
se nessuno di voi e' mai stato violento verso una donna, voi godete del
privilegio di alzare la voce, che contiene la minaccia dell'uso della
violenza fisica, quella che altri uomini stanno esercitando su altre donne
in questo momento. Quando un uomo alza la voce, sta implicando questo
scenario. Se la alzassi io potreste seccarvi, ma non vi sentireste
minimamente minacciati".
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Il secondo tipo di risposta sara' il tentativo di ignorare la questione.
Si provera' ad ignorarla liquidandola con una battuta, o mettendovi in
ridicolo, o cambiando argomento.
Domandate subito, sempre in tono calmo e diretto, a chi vi ha risposto:
"Perche' non vuoi parlarne? Io credo sia importante andare alle radici della
violenza, se vogliamo sconfiggerla, ed il dominio maschile e' una di queste
radici".
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Il terzo responso sara', senza dubbio, "E allora Margaret Tatcher?" (o
qualche altra donna di potere reazionaria e/o violenta).
L'argomentazione sara' la seguente: Margaret Thatcher ha fatto questo e
quello, ed era una donna, quindi le donne sono violente quanto gli uomini, e
la questione non esiste.
Ribadite che voi volete sentire le loro opinioni sulla dominazione maschile,
sul patriarcato, e aggiungete: "Si', la signora Thatcher ha fatto quello che
voi dite, esercitando il suo potere all'interno di un'istituzione che
comprende al 90% maschi: l'elite del dominio maschile in Gran Bretagna. E
scusatemi: la presenza di Condoleeza Rice al fianco di Bush prova che il
governo Usa e' antirazzista? Prova che le donne di colore sono a favore
della guerra? Gandhi prova che gli uomini sono tutti nonviolenti?".
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La quarta risposta, ancor piu' indubitabilmente, sara': "Ma stai ignorando
il fattore delle classi sociali".
Tale replica e' tipica del maschio "progressista" o di sinistra, ed e' solo
un altro tentativo di cambiare argomento.
La divisione in classi e' stata possibile grazie all'esercizio della
violenza maschile, ma gli uomini di sinistra, da Bakunin a Marx, da Lenin a
Mao, da Castro al vostro compagno anarchico, comunista radicale, pacifista
integrale, ecc., pretendono che la divisione in classi sia esclusivamente il
risultato di condizioni economiche: cio' permette loro di distogliere
l'attenzione dalla violenza maschile, che e' la sorgente dei loro stessi
privilegi, e che e' il vero problema che ci troviamo di fronte.
Se in questo momento la violenza maschile sparisse, la gerarchia delle
classi sociali collasserebbe assieme ad essa, e saremmo libere e liberi di
usare le nostre abilita' comunicative e di relazione per risolvere i
conflitti.
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Un altro commento che facilmente sentirete, quando i vostri interlocutori
dovranno confrontarsi con la realta' e la sostanza del dominio maschile
esercitato tramite la violenza, sara' l'accusa di essere odiatrici degli
uomini.
E' semplice tecnica "fumogena", la stessa che i sostenitori del governo
israeliano usano quando bollano di antisemitismo coloro che lo criticano.
L'antisemitismo esiste, ma il fatto che stiamo criticando e' il terrorismo
di stato all'opera in Palestina. Similmente, esistono donne che odiano gli
uomini (eppure mai quanto gli uomini riescono ad odiarsi l'un l'altro in
nome delle loro "tribu'" di appartenenza, siano esse squadre di calcio o
partiti politici), ma il fatto che voi avete posto all'attenzione del gruppo
e' il controllo maschile delle istituzioni sociali attraverso l'uso della
violenza. Esplorare questo, ovviamente, non e' odiare gli uomini.
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Un altro commento possibile sara' che voi volete inibire la libera
espressione dei maschi, o che non potete sopprimere le naturali inclinazioni
degli uomini. Questo e' come dire: "Sto urlando insulti perche' sono fatto
cosi', va bene?", o "Adesso ti metto le mani addosso perche' mi va di
farlo!". Tralasciando il fatto che la violenza non e' per nulla "naturale",
esplorate le motivazioni di chi lo crede, chiedetegli perche' si affanna a
cambiare le cose, se "la legge del piu' forte" e' naturale, o se crede che
la forza faccia il diritto.
Un'onesta disamina della dominazione maschile non ha lo scopo di reprimere
nessuno, e' mirata a cercare di comprendere come la violenza "lavora".
Proprio come l'umanita' composta da uomini e donne e' piu' libera quando
comprende come funzionano i sistemi di produzione e riproduzione, cosi' la
stessa umanita' diviene piu' libera se capisce i sistemi ed i mezzi con cui
il dominio maschile si sostiene; ma visto che questa faccenda mette in
discussione i privilegi maschili, gli uomini non sono inclini ad
affrontarla.
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Le radici della violenza non saranno scalzate fino a che gli uomini non
vorranno confrontarsi con esse, ma esse non sono affatto un'istanza ne' per
i pacifisti, ne' per i rivoluzionari, ne' per il cosiddetto "movimento".
Date un'occhiata ai giornali, ai siti, alle pubblicazioni dei media
indipendenti, cercate articoli e riflessioni in cui gli uomini parlino della
violenza di genere, o discutano del dominio maschile: non ne troverete.
Questo perche', ovviamente, finche' gli uomini che gestiscono questi media
non cominciano a riflettervi loro stessi, non considereranno importante la
questione.
E l'esercizio della violenza per mantenere il dominio maschile e' cosi'
vasto e prevalente che abbiamo imparato a darlo per scontato. E' scontato
nelle nostre famiglie, nei testi scolastici, nei programmi televisivi, nei
film, e cosi' via.
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Percio', ogni volta che sollevate la questione nei vostri gruppi, dovete
ricordare che state sfidando il vostro stesso condizionamento. Vi state
risvegliando. Vi state liberando al punto che vi permettete di osservare
come la violenza lavori all'interno delle stesse persone che dichiarano di
volerla cancellare: quando riuscite a vedere questo, la vostra capacita' di
risolvere i conflitti in modo nonviolento aumenta e avete fatto un altro
passo sulla strada che ci portera' ad un futuro di pace.