Autor: Pkrainer Data: Temat: [movimento] Re: [Cerchio] Ribelli sono anke i gesti "incivili"!
----- Original Message -----
From: "Tuula Haapiainen" <Cyberscript@???> > Paolo, ma in che altro modo tanta gente messa insieme potrebbe comunicare
> per dirsi che vuole cambiare qualcosa nello status quo dell'esistente?
> ..Un corteo è un assemblea di massa...o no?
>
> tuula
Assolutamente no: a parte che un'assemblea non conviene sia di massa, perché
la massa stessa sposta e appiattisce i termini e rende le parole
imprevedibili incomprensibili e comprensibili solo le parole previste
(leggi: slogan);
Più in genere la manifestazione é l'opposto di un'assemblea, giacché, per
sua natura, dice cose già pensate, discusse e decise, e le MANIFESTA (se la
chiami dimostrazione, le DIMOSTRA). In effetti dentro le manifestazioni a
fatica si parla e mai si discute, anche perché la condizione in cui ci si
pone sarebbe totalmente impropria. In realtà ci si MANIFESTA appunto, ci si
dice cioè a vicenda e si dice al mondo che esistiamo noi con queste
caratteristiche. L'assemblea, appunto, dovrebbe precedere, ed essere il
luogo in cui il NOI prende forma. In questo senso appare ragionevole l'iter
di Firenze: assemblee tematiche, documenti, assemblea plenaria,
manifestazione finale. A parte che sarebbe sensato che la manifestazione -
che é una sorta di festa della mietitura - fosse un optional, venisse a
festeggiare, cioè, solo DOPO la verifica che la mietitura c'é stata (mentre
qui, come sempre nella politica che tende all'istituzione spettacolare, la
mietitura é percepita come garantita dal fatto stesso che c'é stata la
discussione).
E qui si viene la punto davvero dolente dello specifico fiorentino (in
genere le manifestazioni, si pensi alla porcheria dei vili cgiellini, sono
anche peggio, nel senso che non si fa nemmeno il gesto dell'assemblea
preliminare), cioè il social forum, l'assemblea che doveva creare ciò che
era opportuno manifestare
Perché in realtà nemmeno il social forum é stata un'assemblea, per questi
motivi (e forse per altri che mi sfuggono)
1) non solo gli specialisti non erano assenti, tantomeno erano stati
estromessi e cacciati - come é essenziale fare se si vuole che un'assemblea
non sia una conferenza, una tavola rotonda, un dibattito - ma addirittura
monopolizzavano i dibattiti, tutti costituiti intorno a palchi, su cui erano
piazzati saldamente noti rottami di tutte le ideologie che si scambiavano il
loro pensiero inessenziale, essudato di tutte le disfatte
2) ogni questione (i migranti, l'acqua, la guerra, l'inquinamento,
l'andropausa) era avanzata accoppiata con la sua soluzione premasticata (la
Tobin tax, il preservativo, il bilancio partecipato, la remissione del
debito, il ruolo dell'Onu), ciascuna delle quali aveva la propria specifica
claque, debitamente lottizzata
3) non solo le decisioni delle assemblee non sono state esecutive, ma
nemmeno hanno esaminato la possibilità di esserlo: fin da principio si é
considerato che il prodotto naturale del forum fossero dei documenti, che
illustravano programmi l'esecuzione dei quali era demandata ad autorità
estranee e addirittura ostili
Quindi nemmeno i social forum sono stati davvero assemblee: sono stati un
incontro internazionale di un gran numero di movimenti, partiti e sindacati
che hanno confrontato idee e programmi, dandosi delle indicazioni per la
loro azione futura. A questo incontro di specialisti, funzionari, dirigenti,
militanti aspiranti alla promozione, hanno ASSISTITO un buon numero di
persone che non potevano, non dovevano e non volevano incidere. In nessun
momento il risultato delle discussioni é risultato sorprendente, mai le
decisioni finali si sono discostate di un millimetro dagli assunti iniziali:
i documenti finali, vedrai se non é vero, saranno tutti tali che potevano
essere stati, e forse sono stati, scritti PRIMA dei dibattiti. In questo
senso i social forum non somigliano a un parlamento ma al congresso di un
partito o di un sindacato del socialismo reale. Positivo, rispetto al
passato, é, diciamolo, il declino orami inarrestabile del culto della
personalità, e questo crea negli animi bennati, pure qualche trepida
speranza.
Ma un'assemblea é un'altra cosa: un'assemblea é quella che possono fare -
che esempio farti? - gli operai di termini o di Arese se occupassero la
fabbrica e decidessero, cacciati funzionari del sindacato e dei partiti, che
cosa fare di lì in avanti. E poi lo facessero: a quel punto, ad assemblea
conclusa, a decisioni prese e in via d'esecuzione da parte di ciascuno,
sarebbe perfettamente adeguata una manifestazione che festeggiasse i
risultati e insieme li comunicasse al mondo. In quell'ambito potrei pure
trovare meno fesse le bandiere, gli inni, gli slogan, i saltarelli, i mimi,
i trampoli, i mangiafuoco, i girotondi, le corsette e tutti gli altri riti
plebei e triviali cui gli individui si sottomettono quando si radunano in
folle. Ci tengo a distinguere: io ho il più profondo disprezzo personale per
ogni tipo di festa, che percepisco regolarmente come un esorcismo del
funerale, il re di tutti i riti; per cui a me, come gusti miei, ogni
manifestazione fa cagare, e la sopporto solo come diversivo per compiere
atti di violenza e altri eccessi, qualora questi mi paiano opportuni. Le
bandiere che sventolano mi ispirano disgusto qualsiasi sia il loro colore, e
tutti gli inni mi rimandano alla loro origine, la sozza chiesa.
Ma mi rendo conto che altri vedono sentono cose differenti (c'é gente cui
piace ballare, altri no - siamo nell'ambito dei gusti personali); anche
queste persone dovrebbero vedere come la manifestazione non può essere il
luogo della parola e del suo confronto ma solo della sua celebrazione; e
che, nello specifico, la manifestazione di Firenze é stata la celebrazione
di una parola pronunciata da altri, cui molti (fra cui una pletora di
cammellati del pattume dei partiti di sinistra e dei sindacati ingobbiti
dalla viltà) si sono prestati a portare il proprio osanna. In questo senso
non é questione di violenza maggiore o minore: in una situazione come
Firenze godersi le gioie del vandalismo sarebbe stato tanto inopportuno
quanto necessario era stato a Genova . Ma di autonomia: Firenze segna la
nascita europea di una sinistra internazionale già in moto a Porto Alegre,
che intende fare precisamente quel che dice: governare la globalizzazione
nel senso dei diritti. Per questa sinistra, di cui il quadro politico aveva
assoluta necessità, saremo presto chiamati a votare e militare.
L'Internazionale della Speranza, che aveva suggerito Marcos nel 1995, va
prendendo forma in Internazionale dei Diritti.
Milioni e forse miliardi di persone appaiono disponibili a portare a questo
discorso il proprio contributo. E pure con qualche possibilità di un esito
non del tutto fallimentare. Ma il decidere direttamente del proprio destino,
il fare la storia, non c'entrano niente: nel film della politica, dopo che i
Biechi Blu hanno impazzato per un bel pezzo, ecco che si affacciano i buoni,
Chomsky come Obiwhan Kenobi, Agnoletto come ET, Casarini come Obelix, Lula
come Macunaima...
Il nostro posto rimane comunque saldamente in sala a guardare lo spettacolo,
salvo poi uscire e metterci i trampoli, la maschera, una golata di benzina
in fiamme in bocca, le braccia levate a sventolare una qualsiasi bandiera,
il culo rigorosamente inchiavardato nelle mutande. A Firenze hanno sfilato
dei tifosi - tifosi di un mondo un po' meno ingiusto, magari, ma tuttavia
tifosi. La squadra che va in campo, se infine ci andrà, non sono quelli che
hanno marciato ad averla scelta, ad averla espressa. Ne sono stati, se mai,
scelti ed espressi. La manifestazione - e tutta la vicenda del social forum
europeo e del suo successo indiscutibile - é stata solo una tappa del
cammino della passività pervasiva, la stessa che ci sposta sui luoghi del
lavoro, del consumo, del divertimento. Centinai a di migliaia di persone
hanno comprato la merce "globalizzazione dei diritti" al posto della merce
"libero mercato", e hanno festeggiato per le vie di uno dei centri
commerciali più quotati del pianeta, la loro assunzione in un nuovo cielo
della merce ideologica. Ma l'amor che muove il sole e l'altre stelle, rimane
sempre il Geova della merce.
Il social forum é un'assemblea, né più né meno di quant'è un'assemblea, una
riunione di Mutilevel marketing - e d'altronde gli Umanisti non hanno già da
un pezzo fuso le due istanze?