In relazione all'assemblea del coordinamento allargato
"un altro mondo è possibile" del 2 nov.
trasmetto questo intervento del 10 novembre tratto da
peacelink per cercare di rispondere ad un
interrogativo che è nato durante la discussione:
dove trovare nuovi appoggi al movimento per la pace al
fine di allargarlo? Siamo solo noi che crediamo che
non si risolvano le crisi con la guerra o ci sono
altre espressioni nella società che la pensano in modo
simile?
Secondo un sondaggio (che come ogni sondaggio è molto
realtivo) pare che non siamo soli...
Perché Berlusconi manifesta? Perche' ha i pacifisti
tra i suoi elettori
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To: pck-pcknews@???
Subject: Perché Berlusconi manifesta? Perche' ha i
pacifisti tra i suoi elettori
From: Alessandro Marescotti
<a.marescotti@???>
Date: Sat, 10 Nov 2001 16:36:00 +0100
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La manifestazione pro-Usa organizzata oggi è segno di
imbarazzo, di
debolezza e di inquietudine. Infatti il NO ALLA GUERRA
è trasversale e
tocca tutti gli schieramenti. Lo ha rivelato un
sondaggio d'opinione
pubblicato ieri dal Corriere della Sera che documenta
un appoggio limitato
al 37% degli italiani per quanto riguarda la
partecipazione delle nostre
Forze Armate alle azioni militari. Tale appoggio
(ripartito fra sinistra,
centro e destra) è minoritario a sinistra e nel
centrosinistra (22% sul
totale di quell'elettorato), limitato al centro (33%
sul totale di
quell'area politica) e si attesta su un nient'affatto
plebiscitario 59%
nell'ambito dell'elettorato di destra e centro-destra.
Per cui la manifestazione pro-Usa di oggi è il
tentativo di raccogliere dei
consensi attualmente mancanti per evitare di mostrare
lo scollamento fra
orientamento del Parlamento e orientamento
dell'opinione pubblica.
Buoni segnali arrivano per i pacifisti: raccolgono
consensi a sinistra (64
votanti su 100), al centro (39 votanti su 100) e anche
a destra (26 votanti
su 100): la media è del 44% sull'opinione pubblica
globale. E' il segnale
che il movimento per la pace ha radici non solo a
sinistra ma anche al
centro e nel centro-destra. La cultura dei diritti
umani, messa in crisi da
questa guerra, è ormai patrimonio che travalica
singole identità politiche.
Il "no alla guerra" e' quindi trasversale e non puo'
essere bollato come
antiamericanismo o come complicità con il terrorismo:
le accuse ai
pacifisti si ripercuotono come un boomerang su
qualunque parte politica le
lanciasse. Spetta ora a noi saper gestire
intelligentemente questa partita
e tenere in scacco i sostenitori della guerra facendo
leva sulle forti
contraddizioni e i deficit di consenso entro cui su
muovono e su cui
rischiano di inciampare e cadere rovinosamente.
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