Re: [Hackmeeting] manifesto: "controculture"

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Author: Elettrico
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To: hackmeeting
Subject: Re: [Hackmeeting] manifesto: "controculture"
alcuni piccoli appunti che in qualche maniera credo c'entrino con quello
che intendevano dire coloro i quali ponevano i dubbi sulle "controculture"

> socializzare e di andare oltre la cortina del cyber-spazio e vedersi
> in real-life a cui associare un nickname ad un volto, dove
> necessariamente i conflitti nati nel cyberspazio e/o in mailinglist


ma quale cyberspazio e mailing list? i soggetti che vorremo vedere
coinvolti non sono adesso su facebook, twitter, google-groups, etc? che
rimane su irc se non un silenzio assordante la maggior parte del tempo
dove manco più si parla di minchiate?
in questo senso è un gran peccato, però senza dubbio ma qualcosa va
aggiornato, perché si parla un linguaggio che non comunica, o almeno non
comunica quello che si vorrebbe dire. può anche essere che io ora viva
in una maniera che mi impedisce di vedere le millemila attività che si
svolgono nel "cyberspazio" e nelle mailing-list, però la mia sensazione
è che moltissima "carne" si sia spostata in altri ambiti, ben peggiori
delle mailing list di movimenti vari.

> sicurezza, l'ultimo leak di wikileaks sulla CIA la dice lunga di
> quanto sia importante il nostro evento in un contesto come quello
> che viviamo e questa per me è controcultura, usare con consapevolezza
> i mezzi di comunicazione ed i vari social network è già
> controcultura, controcultura che va contro il pensiero unico in cui
> va bene farsi controllare i peli del culo e far usare strumenti di
> controllo a muzzo perchè non si ha nulla da nascondere, una volta
> ci piaceva dire "chi controlla i controllori"?


l'ultimo leak della cia parlava di televisori e strumenti "smart"...
quello che tu dici va benissimo, ma sinceramente mi sembra che qui
stiamo tornando indietro e bisogna tenere conto che non stiamo parlando
di una o più culture underground che hanno contribuito a quei leak
analizzando voci che passavano nei bassifondi del cyberspazio, stiamo
parlando di documenti della cia, arrivati per mano di qualche singolo o
piccolissima entità, che ci dicono cose che già sappiamo.
quello che si sta facendo insomma è informare per non far cadere
l'ultima difesa rimasta, e nella mia piccola opinione quello non è
controcultura ma ultimo baluardo di resistenza: "usa la tv smart con
netflix ma mettici un firewall se no la cia ti spia", non "usa la tv
smart per far la cosa xyz che li fa sclerare e intasa i loro sistemi".

> Mi piace pensare che siamo quelli che vanno ostinatamente in direzione
> contraria a quella che giornalmente ci propongono dove il nostro
> crimine resta sempre la curiosità di andare a fondo sulle cose e
> metterci sempre le mani dentro anche nella vita reale e non solo
> nel cyberspazio, siamo quelli che combattono tutte le forme di
> repressione ed oppressione che il capitalismo mette in atto per
> sottomettere e mantenere il controllo di intere società e seppur
> viviamo nello stesso sistema cerchiamo le falle e cerchiamo di
> creare backdoor nel sistema capitalista in cui viviamo, creando
> Zone Temporaneamente Autonome dove sentirci a nostro agio ma al
> tempo stesso spargendo un virus culturale contro tutte le forme
> di controllo.


questo è il romanzo che ci piacerebbe vivere. la realtà è abbastanza
diversa, purtroppo.

poi certo, io sono solo un povero impiegatuccio che persino ha il suo
account su facebook (e non lo ho mai negato), però almeno non sono uno
di quelli (e ahimé ce ne sono anche nelle nostre "controculture") che
pensa che "vale tutto" pur di "democratizzare" la tecnologia, magari
anche andare a braccetto con chi vuole multare chi fruga nei cassonetti.

non credo che nessuno sia contento di dover riflettere sul significato
di controculture e se effettivamente ne siamo (siete, in questo momento
è inutile che mi ci metta dentro) ancora un'espressione, però capisco
che per molti sia necessario metterlo in discussione, perché un conto è
essere una cosa, un contro è credere di esserlo, e in qualche maniera
quello che pensi di essere definisce il tuo agire o non agire politico,
quindi se pensi di essere un gran rivoluzionario ma tutti i giorni vai
nel tuo ufficio e fai le tue 8 ore, poi esci e vai al super dove compri
la cena, poi torni a casa e te la mangi guardando netflix, ad un certo
punto devi pensarci: sono un gran rivoluzionario?

questo non vuol dire che i grandi rivoluzionari non esistano eh, vuol
dire che però sarebbe meglio capire chi sono oggi come oggi, senza
automaticamente includere sé stessi.

cmq, è solo la mia opinione, i miei rispetti.