Torturati, avvocati, artisti. Il vizietto di Madrid per la r…

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Author: EHLINFO
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Subject: Torturati, avvocati, artisti. Il vizietto di Madrid per la repressione
Torturati, avvocati, artisti. Il vizietto di Madrid per la repressionedi Marco
Santopadre <http://contropiano.org/author/marco>

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[image: arrestoburlata]
<http://contropiano.org/img/2016/04/arrestoburlata.jpg>

Le cronache dei distratti e provinciali quotidiani italiani non se ne
occupano, ma nella Spagna che probabilmente dovrà tornare presto al voto
visto che il Parlamento eletto a dicembre non è riuscito a trovare la
quadra per formare un nuovo governo, la repressione colpisce duramente e
indiscriminatamente. Sembra non siano necessarie neanche delle scuse, delle
giustificazioni, per riempire le carceri e i tribunali di dissidenti
politici, di avvocati, di artisti. La lotta armata dell’Eta e dei Grapo –
che per decenni ha legittimato arresti, torture, illegalizzazione di
partiti e organizzazioni popolari, chiusure di giornali e radio, censura –
non c’è più ormai da qualche anno, ma non sembra faccia una gran
differenza. Basta dare un’occhiata veloce ai quotidiani iberici degli
ultimissimi giorni per imbattersi in diversi casi.

Ieri all’alba, ad esempio, una retata compiuta da diversi corpi di Polizia
ha portato all’arresto di sette attivisti della sinistra basca in Navarra,
con l’accusa di “diffamazione nei confronti delle forze di sicurezza dello
Stato” (!). Tra i sette c’erano il portavoce di Sortu (sinistra
indipendentista basca) in Navarra Txelui Moreno, sua moglie Julia Ibáñez e
il figlio Ibai. Perché un tale spiegamento di forze e ben sette arresti?
Perché i sette sono accusati di aver dipinto su un muro di Burlata,
località a pochi chilometri da Pamplona, un murale in cui la parola
‘tortura’ si affianca al termine ‘laguntza’ (aiuto, solidarietà in euskera)
scritto al contrario, cioè ‘atzunagal’; una iniziativa del tutto simbolica
che rientra nella campagna che alcune realtà politiche e sociali stanno
conducendo per denunciare la tortura alla quale cinque giovani navarri, tra
i quali Ibai Moreno, furono sottoposti nel 2011 al momento del loro arresto
per motivi politici.
[image: tortura]I cinque furono arrestati per ordine dell’Audiencia
Nacional, il tribunale speciale antiterrorismo di Madrid (ereditato di sana
pianta dal regime franchista) che li ha accusati e processati in quanto
membri della rete ‘Ekin’, considerata dagli apparati repressivi dello Stato
Spagnolo “l’apparato internazionale dell’ETA”. In ossequio al nuovo corso
della sinistra basca – contestato dagli ambienti più radicali del movimento
indipendentista e di classe – i cinque ragazzi, dopo aver scontato 18 mesi
di carcere preventivo, sono stati recentemente rimessi in libertà dopo aver
accettato di dichiararsi colpevoli di ‘appartenenza a una organizzazione
terrorista” e aver siglato un accordo con l’accusa. Ma la vendetta dello
Stato, da queste parti, è per sempre… e ieri mattina Ibai Moreno è finito
nuovamente in manette con l’unica colpa di aver denunciato il trattamento
brutale e inumano al quale è stato sottoposto dalla polizia cinque anni fa.
Anche il sindaco di Burlata, accusato di aver sostenuto la realizzazione
del murale contro la tortura sulla facciata di un edificio di proprietà del
comune, è stato interrogato dalle forze dell’ordine.

[image: Immagine incorporata 1]

Ma quello di Pamplona non è che uno dei tanti episodi di repressione degli
ultimi giorni.
Sempre all’inizio di questa settimana ad essere oggetto delle attenzioni
della repressione di Madrid sono anche un consistente gruppo di avvocati
baschi, arrestati nel corso di una retata realizzata dalla Guardia Civil il
14 aprile del 2010, ordinata anche in quel caso, come nel precedente, dal
giudice dell’Audiencia Nacional Fernando Grande Marlaska. Secondo l’accusa,
che ha chiesto nei confronti dei legali baschi tra i 6 e i 19 anni di
carcere per ‘appartenenza a organizzazione terroristica’ e ‘detenzione di
armi ed esplosivi’, gli avvocati non solo difendevano i membri
dell’organizzazione armata, ma ne erano loro stessi parte integrante. Non è
un caso che quando l’Unione Europea o qualche governo continentale critica
il trattamento che il regime turco infligge ai propri dissidenti,
giornalisti o attivisti politici Ankara risponda invitando Bruxelles a
guardare a quanto accade in casa propria…

Sempre all’inizio di questa settimana alcune organizzazioni attive nella
difesa dei diritti civili a Madrid e nel Paese Basco – Asociación Pro
Derechos Humanos de España (APDHE), Amnesty International, Asociación Libre
de Abogadas y Abogados (ALA), IRÍDIA-Centro por la Defensa de los Derechos
Humanos, Rights International Spain (RIS), Behatokia, Asociación de
Abogados Europeos Demócratas (AED) e Fair Trials – hanno inviato al Gruppo
di Lavoro sulla detenzione Arbitraria delle Nazioni Unite un invita ad
aprire un’inchiesta urgente sul caso dei due burattinai arrestati e
incarcerati lo scorso 6 febbraio a Madrid con l’accusa di “apologia di
terrorismo e incitamento all’odio” mentre rappresentavano con i propri
pupazzi la opera satirica “La bruja y Don Cristobal”. I due sono stati
sbattuti in cella per ordine del giudice dell’Audiencia Nacional Ismael
Moreno e addirittura nei loro confronti la Direzione Generale delle
Istituzioni Penitenziarie spagnola ha ordinato l’applicazione del regime di
massima sicurezza (Ficheros de Internos de Especial Seguimiento – FIES). Un
arresto e una incarcerazione – durata per ben sei giorni prima che fossero
rimessi in libertà in attesa del processo – ingiusti e arbitrari,
denunciano le organizzazioni per i diritti umani.

[image: titiriteros]Di fatto Raúl García e Alfonso Lázaro sono stati
sbattuti in galera e sulle prime pagine dei giornali iberici perché
all’interno del loro spettacolo di burattini ad un certo punto compariva un
cartello che recitava: “Gora Alka-Eta” esposto da uno dei personaggi per
accusare un altro protagonista di essere un terrorista. Un gioco di parole
– che in italiano suona come “Viva Alka-Eta” – che richiama sia l’ETA basca
sia al Qaeda ma che i magistrati del tribunale speciale di Madrid non hanno
preso affatto bene, anche perché in altri momenti della rappresentazione si
invitavano il pubblico – per la maggior parte bambini e adolescenti – ad
occupare le case vuote e a ribellarsi all’autorità.
Se i due burattinai fossero iraniani, o russi, o venezuelani i loro volti
sarebbero comparsi immediatamente sulle prime pagine dei nostri quotidiani,
di loro sapremmo vita, morte e miracoli, i nostri talk show inviterebbero
le mogli o le figlie a parlare delle loro sventure. Ma sono soltanto
spagnoli, e quindi la stragrande maggioranza di voi lettori non ne ha
neanche mai sentito parlare.



20 aprile 2016 - © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della
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