La settimana a Cosenza... + Sprar Carfizzi

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Autore: fraticello
Data:  
To: retecosenza
Oggetto: La settimana a Cosenza... + Sprar Carfizzi
*lunedi' 19*
La casa e' un diritto! Orario e luogo da scoprire...! :-)

*martedi' 20*
STATO DI CRISI = STATO DI EMERGENZA @ UNICAL ore 11.00

*mercoledi' 21*
Mercoledi 21 gennaio, alle ore 18 presso la libreria Ubik Cosenza in
via Galliano, la Coessenza presenta “Pezzi di cielo congiunto” di Fiore
Manzo. Colloquia con l'autore Claudio Dionesalvi, modera Francesco
Cangemi. “Pezzi di cielo congiunto” è la prima raccolta del giovane
poeta Fiore Manzo, ventiduenne dall'animo sensibile molto attivo
all'interno della comunità rom di Cosenza. Studente universitario di
Scienze dell'Educazione all'Università della Calabria, è presidente
dell'associazione di promozione socio-culturale Lav Romanò che promuove
le attività delle comunità romanès della città e la lotta contro la
discriminazione razziale.
“Ci sono fiori che sbocciano su curatissime terrazze o in pettinati e
variopinti giardini - scrive Claudio Dionesalvi nella postfazione del
libro - E fiori che attecchiscono nelle rocce o germogliano trionfanti
nel deserto. E' la conferma vivente della bellezza che soltanto in un
campo di gramigna possono assumere i petali più belli. I suoi sono versi
oscillanti tra la tenerezza di un canto adolescenziale e la
consapevolezza di un uomo maturo. Trasudano gioia, confessano momenti di
malinconia”.
Il libro fa parte della collana Echoes della casa editrice Coessenza
ideata da Carlo Stepancich e Giuseppe Lanzino e curata dallo stesso
Stepancich insieme a Claudia Amendola. La copertina del libro è
realizzata dall'artista Franca Bevilacqua.

*mercoledi' 21*
Assemblea Pubblica: 1800 senza futuro - siamo tutti senza futuro
All'incontro saranno presenti i Lavoratori Info Contact di Cosenza e una
delegazione degli Operatori di Lamezia Terme.
I dettagli nell'allegato.

*Giovedì 22*
LA DIVINA COMMEDIA (navighiamo per divertirvi)
uno spettacolo teatrale di e con Giuseppe Bornino e Armando Canzonieri
Giovedì 22 gennaio Il filo di Sophia torna per il suo primo appuntamento
del 2015. Alle ore 21 trasformeremo l'aula N (cubo 18C UNICAL) in un
vero e proprio girone infernale, in una bolgia di suoni, odori,
strepiti, colori, in un delirio di gesti e parole.
Una versione allucinata, psichedelica e surreale della dantesca Divina
Commedia che chiamerà in causa tutti voi, non semplici spettatori, ma,
di volta in volta, dannati, insipidi abitanti del Purgatorio o beati:
dallo spaventoso inferno fino alla "Grande Bellezza", perché, in fondo,
la vita di ognuno di noi è un viaggio interminabile, reale o sognato che
sia. A fine spettacolo musica e mangia&bevi per scrollarsi di dosso le
pene dell'inferno appena patite.

*Venerdi' 23*
A grande richiesta torna “Conzativicci”. La commedia evento del 2014
scritta e diretta da Sergio Crocco, torna con due nuove repliche a
Cosenza e Bologna per continuare a sostenere i progetti
dell’associazione “La Terra di Piero”. Venerdì 23 gennaio alle ore 21.00
al cineteatro Garden di Rende andrà in scena “Conzativicci per il
Madagascar”. Un appuntamento speciale per permettere di ultimare il
riempimento di un container con alimenti a lunga scadenza, materiale
didattico e attrezzature per il completamento della scuola realizzata in
Madagascar. La partenza del container è prevista per lunedì 2 febbraio
2015. I biglietti dello spettacolo saranno messi in vendita da mercoledì
14 gennaio da Inprimafila, via Alimena a Cosenza. Costo, come sempre, 5
euro. A marzo l’allegra compagnia de la Terra di Piero si sposterà a
Bologna per un’altra rappresentazione di “Conzativicci” che si terrà
sabato 28 marzo 2015 al teatro Testoni Ragazzi di via Matteotti, per
soddisfare le numerosissime richieste giunte dai cosentini che vivono e
lavoro nella città emiliana e nei dintorni.

*Sabato 24*
Come ogni settimana il GAS c/o i capannoni delle ex officine delle FdC
in via popilia/viale mancini. Da mercoledi' a giovedi' si potra'
comporre e prenotare la propria cassetta -> http://utopiesorridenti.com/

*mercoledi' 28*
Mercoledì 28 gennaio, alle 19:30, al centro polifunzionale Auser di via
Manzoni, rione Spirito Santo di Cosenza, sarà proiettato in anteprima
nazionale "Io sto con la sposa", che arriva nella città dei Bruzi in una
serata promossa dall'associazione multiculturale La Kasbah, MoCI,
MorEqual, Coop. Dignità del lavoro, Verso una Mag delle Calabrie,
Amnesty International-Circoscrizione Calabria, Emergency Cosenza,
Otravez equo e solidale, Seminaria-Auser, CTP- IC Spirito Santo,
Cineforum Falso movimento, Radio Ciroma, Il Filo di Sophia. Sarà
presente il giornalista Gabriele Del Grande, regista del film. Un poeta
palestinese siriano e un giornalista italiano decidono di aiutare cinque
palestinesi e siriani in fuga dalla guerra a proseguire il loro viaggio
clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati, mettono in
scena un finto matrimonio, coinvolgendo un'amica palestinese, travestita
da sposa e una decina di amici, travestiti da invitati. Così mascherati
attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila
chilometri. Un viaggio carico di emozioni, che oltre a raccontare le
storie e i sogni dei personaggi, mostra un'Europa sconosciuta, un'Europa
transnazionale, solidale e goliardica. Il racconto di una storia
realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18
novembre 2013.

*COMING SOON*
Scriviamo insieme la storia degli Ultrà Cosenza
https://www.facebook.com/pages/Scriviamo-insieme-la-storia-degli-Ultr%C3%A0-Cosenza/1392449611058338?fref=nfLa
storia di una curva è anzitutto la storia delle donne e degli uomini che
la vivono e che al suo interno sono cresciuti. L’epica di un gruppo
ultrà è lo specchio di una città, delle tragedie e commedie viventi che
in essa avvengono e sono avvenute. Da alcuni anni ci chiediamo, e ci
propongono, di scrivere la storia degli ultrà di Cosenza, la nostra
storia. È un’impresa difficilissima, perché rischiamo di dimenticare
qualcuno e qualcosa. E sarebbe un fatto gravissimo! Per questo motivo,
ma soprattutto perché crediamo che una storia collettiva debba essere
condivisa e partecipata, abbiamo ideato un metodo di lavoro originale.
Cercheremo di coinvolgere tutti i soggetti, i gruppi, i quartieri della
città e del resto della provincia e i nostri fratelli e sorelle ultrà
che vivono in giro per il mondo. Realizzeremo degli incontri in luoghi
diversi. Ogni volta, nel corso di questi incontri, proietteremo delle
foto degli ultrà Cosenza delle diverse annate, a partire dal 1978: anno
di fondazione. Chiederemo a quanti hanno vissuto le situazioni ritratte
in quelle foto, di raccontare e raccontarsi, a partire proprio dai
dettagli che nelle immagini sono immortalati. All’inizio inviteremo a
parlare i più anziani. Man mano che col percorso storico ci avvicineremo
al presente, saranno chiamati a parlare i più giovani. Al termine di
ogni assemblea, ceneremo insieme. Durante queste serate trasmetteremo
gli incontri in diretta streaming in modo che anche coloro i quali si
trovino a distanza, potranno partecipare. A tale scopo apriremo un
gruppo su FB: “scriviamo insieme la storia degli Ultrà Cosenza”.
Raccoglieremo tutte le testimonianze e i racconti. E proveremo a
inserirli in un’unica storia diluita in uno o più volumi.

*2^ VISITA ALLO SPRAR DI CARFIZZI (KR)*
Visita a cura delle campagna LASCIATECIENTRARE
Delegazione composta da Yasmine Accardo – Associazione Garibaldi 101
(Napoli), Emilia Corea Associazione La Kasbah (Cosenza), Francesco Noto
Centro Sociale Rialzo (Cosenza)
Il giorno 10 gennaio 2015, a seguito di numerose richieste di aiuto
pervenuteci telefonicamente da parte di un gruppo di ragazzi migranti,
ci siamo recati presso la struttura gestita dalla cooperativa Agape a
Carfizzi (Kr). Si tratta di un progetto SPRAR attivo - secondo quanto
riferito dagli operatori - da agosto 2014. Gli ospiti attualmente
presenti sono 36, la maggior parte dei quali provenienti dal Bangladesh,
dalla Nigeria, dalla Somalia, dall’Iraq. All’ingresso del centro siamo
stati accolti dai beneficiari del progetto. Dopo avere chiesto loro il
permesso di entrare nella struttura, gli stessi ci hanno invitati a
spostarci al piano superiore in quanto più tiepido rispetto al piano
terra, dove si avvertiva un freddo pungente e dove i ragazzi avevano
appena finito di consumare il pasto serale. Dopo pochi minuti sono
giunti gli operatori del progetto i quali ci hanno invitati a uscire
dalla struttura perché – secondo quanto riferito loro dal tutor SPRAR
della provincia di Crotone, Avv. Sergio Trolio – è vietato alle
associazioni e ai singoli entrare nei centri che ospitano un progetto
SPRAR. Dopo avere discusso con gli stessi e spiegato loro che, non
trattandosi di un centro governativo, tale divieto risulta essere
incomprensibile abbiamo iniziato a parlare con i migranti.
Molti di loro ci sono apparsi demotivati, depressi, sfiduciati, lo
stesso stato d’animo che spesso abbiamo riscontrato nelle persone
rinchiuse nei CIE o nei CARA. Quello stato d’animo derivante dalla
consapevolezza di essere abbandonati a se stessi, di vivere una serie di
giorni, di settimane, di mesi tutti uguali a se stessi, vedendosi negati
anche i diritti più elementari come quello di avere a disposizione
l’acqua calda per lavarsi o di dormire in un posto caldo. Tanto più
grave che ciò avvenga all’interno di uno SPRAR, di un progetto che
dovrebbe offrire tutele e diritti sia in termini socio-sanitari che di
inserimento sociale nei contesti di approdo a individui in fuga da
guerra, violenza e tortura. Durante la visita un ragazzo è andato in
escandescenze. Era appena rientrato da Crotone dopo avere accompagnato
un altro ospite in ospedale perché nessuno degli operatori si era reso
disponibile. La collera, scaturita dal divieto di cenare in quanto fuori
dall’orario stabilito per la distribuzione dei pasti, era indirizzata
agli operatori del centro i quali, incapaci di gestire la situazione e
attraverso una serie di frasi provocatorie (“hai bevuto di nuovo?”),
hanno acuito l’ira del giovane il quale ha iniziato a urlare: “siamo
stanchi di essere trattati come bestie, non ce la facciamo più, qui
dentro ci viene negato qualsiasi diritto, voglio finire in galera,
almeno lì non verrei trattato come un animale”. Solo l’intervento da
parte degli altri migranti ha evitato che la situazione degenerasse con
conseguenze fatali.
Per quanto concerne l’assistenza sanitaria è emerso, dai colloqui
intrattenuti con gli operatori, che i richiedenti asilo non sono
iscritti al S.S.N. Da pochi giorni è stato loro rilasciato il codice
S.T.P. nonostante molti siano in possesso di un regolare permesso di
soggiorno. Tale provvedimento è giustificato , secondo quanto riferito
da un operatore, dalla necessità di usufruire delle visite mediche
specialistiche evitando di pagare il ticket sanitario. È stato fatto
loro notare che l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale è
obbligatoria per gli stranieri in regola con il permesso di soggiorno e
che, secondo la circolare n°5-2000 del Ministero della Salute, tuttora
in vigore, essendo i richiedenti asilo equiparati ai disoccupati
italiani iscritti nelle liste di collocamento, sono esonerati dal
pagamento del ticket sanitario. Inoltre, nessuna visita medica
specialistica è stata ad oggi effettuata dai richiedenti asilo ospiti
della struttura, né gli esami ematologici di routine previsti dai
progetti SPRAR, né gli screening infettivologici obbligatori nei casi in
cui l’accoglienza sia prevista all’interno di un centro collettivo.
Circa una settimana fa eravamo stati allertati telefonicamente, durante
la notte, dagli ospiti della struttura. Uno dei ragazzi si era sentito
male ed era richiesto l’intervento di un medico. I numerosi tentativi di
metterci in contatto con gli operatori del centro erano stati vani,
tutti i telefoni erano spenti. Una situazione assolutamente grave,
anche in virtù del fatto che il centro di accoglienza dista parecchi
chilometri dal comune di Carfizzi e che qualsiasi situazione di
emergenza non viene affrontata in maniera tempestiva.
Dalle informazioni in nostro possesso e da quanto abbiamo avuto modo di
vedere con i nostri occhi, molte delle persone ospiti della cooperativa
Agape presentano delle vulnerabilità tali da richiedere, con urgenza, un
tipo di accoglienza assolutamente diversa da quella prevista all’interno
del centro di accoglienza di Carfizzi. Vulnerabilità che potrebbe
aggravarsi a causa di un contesto assolutamente inadeguato, lesivo della
dignità delle persone. Il perdurare di tale situazione espone gli ospiti
della struttura al rischio di un crollo emotivo con conseguenze
preoccupanti. Per tali motivi, chiediamo al Servizio Centrale per i
Rifugiati e agli organi preposti al monitoraggio del progetto di
intervenire immediatamente affinchè le persone attualmente ospiti nel
progetto di Carfizzi vengano immediatamente trasferite all’interno di
altri progetti SPRAR e siano tutelati i loro diritti. Tale richiesta è
giustificata anche da una preoccupazione derivante da un atteggiamento
velatamente ostile e minaccioso percepito, nel corso della visita, da
parte degli operatori nei confronti dei migranti.
Alle ore 20:30 abbiamo lasciato Carfizzi, Tutto attorno il freddo
pungente della montagna, il buio , un cielo incredibilmente stellato e
il silenzio rotto dalle urla provenienti dall’interno dal ragazzo al
quale era stato impedito di consumare la cena. E’ l’accoglienza che non
ci si aspetta questa o, semplicemente, non è accoglienza! Non tutela,
non protegge, non sostiene, non aiuta le persone a riallacciare i fili
delle proprie esistenze stravolte dalla violenza. Alla mancanza di
competenze si può sopperire, talvolta, con un senso di umanità, di
solidarietà, di vicinanza alle persone, Carfizzi rappresenta invece il
modello di accoglienza che non vogliamo, quella portata alla ribalta
delle cronache nazionali negli ultimi tempi. La malaccoglienza, per
l’appunto!

In data 17 Gennaio 2015 all’interno dello SPRAR di Carfizzi uno dei
migranti in accoglienza si ferisce alla mano. Di seguito i fatti.
Alle ore 11 del mattino si reca nella struttura l’avvocato Vizza,
responsabile della stessa, per parlare con i ragazzi. Tra loro c’è J.
che già nella visita precedente di una nostra delegazione, effettuata in
data 10 gennaio 2015, ci era apparso notevolmente esasperato. Sembra
infatti che, a causa del trasferimento presso lo sprar di carfizzi,
abbia perso la data della Commissione perché nessuno in quella data
poteva pagargli il viaggio a Milano, dove la stessa avrebbe dovuto
tenersi. Questo è quello che ci aveva raccontato, mostrandoci il foglio
in cui era segnata la nuova data dell’intervista: per il Settembre 2015.
Un ritardo che non riesce a metabolizzare e che nessuno l’aiuta a
comprendere o giustificare, alimentando in lui un forte senso di
abbandono e rabbia. Gli operatori della struttura, che incontrammo,
sempre nella visita precedente, si sono infatti dimostrati del tutto
incapaci di “gestire” un rapporto con persone fortemente provate da
guerre e persecuzioni. Lo dimostra l’atteggiamento avuto nei riguardi di
altro ospite della struttura , deriso e vilipeso perché ubriaco,
piuttosto che ascoltato e seguito, così come dovrebbe essere all’interno
di uno SPRAR.
J. da diverse settimane chiede la motivazione del ritardo della propria
commissione e magari la possibilità di anticiparne la data. A questa
domanda gli è stato sempre risposto : Domani ti faccio sapere. Ieri è
stato detto un domani di troppo, cui J. ha reagito dando un pugno alla
porta della propria stanza. La risposta degli operatori è stata quella
di chiamare la polizia , minacciandolo di metterlo in prigione se avesse
continuato a lamentarsi. Tutto questo mentre i compagni di J. gli
fasciavano la ferita e nessuno degli operatori presenti si preoccupava
di aiutare od eventualmente chiamare un medico (la porta era infatti di
vetro). Nella notte, come al solito, nessuno è rimasto con i migranti
all’interno della struttura. Risposta adeguata ad un operatore SPRAR? E
soprattutto cosa si crede di riuscire ad “adeguare” in un luogo del
genere, in cui da mesi i migranti lamentano il freddo e la mancanza di
assistenza. Per il freddo basteranno i termosifoni, che stanno
installando in questi giorni. Ma per un’adeguata assistenza dovremo
aspettare la formazione degli operatori sulla pelle dei migranti? O
aspettare che avvenga un episodio più grave?
Crediamo fortemente che queste persone debbano essere trasferite al più
presto per scongiurare il peggio. Sono loro ,infatti, a dover essere
salvati da questa cattiva accoglienza, non certo la struttura.