[Forumlucca] SVENDITA ITALIA

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Author: Aldo Zanchetta
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To: forumlucca
Subject: [Forumlucca] SVENDITA ITALIA
Quello su cui Monti e Letta dovevano fare e stavano facendo troppo
lentamente



RENZI : missione compiuta col consenso del 40% dei votanti



Sbilanciamoci.info | Autore: Vincenzo Comito

La grande rotta dell'industria italiana


<http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2014/7/18/41632-la-grande-rot
ta-dellindustria-italiana/> 7
<http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2014/7/18/41632-la-grande-rot
ta-dellindustria-italiana/> OkNotizieStampa






Dalla cessione del gruppo Pirelli ai russi per pochi euro all'annunciata
vendita di Saipem da parte dell'Eni. Fino alle ultime vicende che riguardano
Alitalia, Ilva e Indesit. Il governo italiano resta alla finestra mentre
l'industria italiana finisce nelle mani dei grandi gruppi industriali
stranieri

Per quanto riguarda il controllo delle imprese grandi e medio-grandi del
nostro paese le notizie non sono più quelle di una lenta ritirata del
capitale nazionale, ma di una rotta sostanzialmente disordinata. Nell’ultimo
periodo abbiamo così assistito, tra l’altro, alla pratica cessione del
gruppo Pirelli ai russi per pochi euro e del controllo del Monte dei Paschi,
tra l’altro a investitori sudamericani, sempre per una manciata di soldi.
Intanto l’Eni annuncia la vendita di quella grande impresa che è la Saipem
e, naturalmente, dal momento che non si troveranno investitori nazionali
disponibili, l’ambita preda finirà in mani lontane. Anche la annunciata e
insensata privatizzazione di Fincantieri - un’impresa che da qualche tempo
naviga sulla giusta rotta e che dovrebbe semmai essere aiutata ad espandersi
ancora -, potrebbe portare qualche sgradevole sorpresa sul fronte della
proprietà; con questo governo c’è sempre da aspettarsi il peggio.
Ma ora, in attesa di altri annunci della stessa natura, fanno notizia
soprattutto le vicende di Indesit, Ilva, Alitalia.
Per quanto riguarda quest’ultima, l’epilogo della vicenda sembra vicino, con
i sindacati posti di fronte alla drammatica alternativa di accettare, e in
fretta, dei pesanti tagli all’occupazione o vedere a questo punto la
chiusura definitiva della compagnia; non esistono in effetti altre
soluzioni, di fronte tra l’altro ad un interlocutore, quello arabo, che,
sapendo di avere il coltello dalla parte del manico, ha avanzato richieste
molto pesanti anche alle banche, tra l’altro indurendo le sue richieste nei
loro confronti diverse volte negli ultimi mesi. Con una conclusione in
qualche modo positiva della vicenda si chiuderebbe peraltro uno scandalo,
che dura da sessanta anni, di spreco di risorse pubbliche, di immistione
senza freni della politica più deteriore nelle vicende della compagnia, di
gravi incompetenze di gestione.
Per quanto riguarda l’Indesit, si è chiusa una falsa asta tra produttori
americani, tedeschi e cinesi per la conquista della compagnia. In realtà, si
sapeva da tempo che avrebbe vinto la statunitense Whirlpool, anche se, ad
esempio, l’offerta cinese era economicamente migliore e quella tedesca
politicamente più opportuna. Si sussurra, in effetti, che l’attuale
amministratore delegato della società marchigiana fosse da tempo in
relazioni di amicizia con il responsabile europeo della stessa Whirlpool e
che i due, di fronte anche ad azionisti disorientati e passivi, si fossero
messi d’accordo sulla transazione già da molto tempo. Bisognerà stare almeno
attenti, ora, perché la nuova proprietà rispetti le decisioni di quella
vecchia in merito ai recenti impegni assunti in termini di investimenti ed
occupazione, anche se, di nuovo, con l’attuale governo non c’è da sperare
molto in questo senso.
Ma indubbiamente la partita più rilevante per il paese si gioca in questo
momento sull’Ilva. Le notizie di queste ore parlano di una garanzia da parte
del governo verso il sistema bancario perché continui almeno per il momento
ad alimentare le casse della società ormai al limite dell’asfissia; di una
pratica defenestrazione di Ronchi, sub-commissario per le questioni
ambientali, in pratica costretto a dare le dimissioni; del mancato e
parallelo rifiuto, almeno per il momento, dello stesso governo ad utilizzare
gli 1,8 miliardi di euro, a suo tempo sequestrati dalla magistratura, per il
risanamento ambientale e per i nuovi investimenti necessari alla ripresa
dell’azienda. Intanto proseguono le trattative, sembra esclusive, con
Arcelor Mittal per una cessione della compagnia.
Le notizie che arrivano non sono dunque confortanti. Il governo, con una
rappresentante della Confindustria come la Guidi nella sua compagine, cerca
di dare il minor fastidio possibile ai capitalisti nostrani, trattando con i
guanti gialli la stessa famiglia Riva; intanto esso, apparentemente, si
disinteressa del risanamento ambientale, mentre a Taranto si continua a
morire e ad ammalarsi e mentre il calo recente delle emissioni nocive sembra
dovuto in buona misura alla chiusura, più o meno momentanea, di una parte
degli impianti; d’altro canto, si è scelto per l’intervento nel capitale
l’interlocutore sbagliato, quella indiana Arcelor Mittal che è già
fortemente presente in Europa, dove ha già una capacità produttiva
largamente in eccesso. Un suo intervento nel capitale dell’Ilva, motivato
quindi semplicemente con il tentativo di impedire l’ingresso nella compagine
azionaria dei concorrenti cinesi o coreani, significherebbe probabilmente un
taglio abbastanza drastico degli impianti e conseguentemente
dell’occupazione. La vicenda continua a svolgersi peraltro con il possibile
ed ulteriore intervento della magistratura.
Auspichiamo da tempo che, a difesa degli interessi dei lavoratori e dello
stesso sviluppo dell’economia nazionale, che nella nuova compagine azionaria
entri, in posizione di rilievo, una qualche entità pubblica, la Cassa
Depositi e Prestiti o lo stesso Tesoro. Ma c’è da sperare qualcosa in tale
direzione visto l’orientamento fanaticamente liberista dell’attuale governo
e avendo la sensazione che ai posti di comando siano presenti molti
dilettanti allo sbaraglio?