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Subject: [autorgstudbo] Mer 18/6 Assemblea bolognese #civediamolundici
MERCOLEDI’ 18 GIUGNO’014 alle 20,30
@ Scienze Politiche (strada Maggiore 45), aula A

Save the date: 11 luglio. Quel giorno i primi ministri dell’Unione
Europea si incontreranno a Torino per un vertice sulla disoccupazione
giovanile, inaugurando il semestre di presidenza italiana della UE. È
quasi una beffa che a parlare di disoccupazione giovanile siano alcuni
dei più convinti fautori di quei processi di precarizzazione e
impoverimento imposti dal capitalismo globale e accelerati dalla
crisi. Il Jobs Act di Renzi & Poletti è solo l’ennesimo tassello di
questa generalizzazione della precarietà, cioè un ulteriore passo in
avanti nella produzione di precarietà strutturale.

Per questo l’11 luglio a Torino sarà la nostra giornata: la giornata
europea di chi paga i costi della crisi e non vuole più farlo, la
giornata delle lotte sociali e del rifiuto dell’austerity, la giornata
di opposizione al governo Renzi e alle politiche della Troika. Ma l’11
luglio non è esclusivamente un evento, bensì un processo di
costruzione di percorsi territoriali di conflitto e mobilitazione. Per
questo motivo convochiamo per mercoledì 18 giugno alle ore 20.30 a
Scienze Politiche (Aula A) un’assemblea cittadina allargata a tutti i
soggetti, collettivi e singoli, che si riconoscono nell’appello e
nelle parole d’ordine della partecipatissima assemblea di Torino dello
scorso 31 maggio, primo momento di confronto e preparazione in vista
di luglio (qui sotto il testo).

Sarà l’occasione per discutere collettivamente della costruzione
territoriale dell’appuntamento torinese e per organizzare delle tappe
comuni, a partire dalla settimana di mobilitazione di fine giugno. In
continuità con un anno di importanti processi di movimento, costruiamo
territorialmente tutte e tutti insieme il #civediamolundici.

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#civediamolundici: appello per una mobilitazione europea

L’undici luglio i capi dell’Europa vogliono incontrarsi per decidere
del nostro futuro. Saremo presenti anche noi, perché quel giorno sotto
i riflettori dell’Europa si imponga la voce di quanti non trovano
rappresentanza dentro queste istituzioni; di quanti, anzi,
abitualmente ne pagano i costi, col proprio impoverimento, con la
propria precarizzazione, con la perdita di autonomia e di controllo
sulle proprie vite.

Di fronte a processi di impoverimento drastici di fasce crescenti
della popolazione, la governance europea risponde con vertici come
questo, col ricatto che lega il reddito e l’inclusione sociale alla
disciplina del lavoro e di una produttività sempre maggiore. Noi
riteniamo, invece, che la ricchezza non sia sottoprodotta, ma mal
distribuita; che il problema non sia lavorare di più, ma sganciare le
nostre vite e il nostro diritto a vivere degnamente dalle strategie
con cui governanti ed imprenditori ristrutturano il mercato del
lavoro. A chi ci vuole imporre dall’alto un discorso sulla nostra
“occupazione”, contrapponiamo un discorso allargato, che ponga la
questione del reddito, della precarietà, dei beni comuni, di una
battaglia radicale contro lo status cui sono costretti i migranti e i
profughi.

Questo vertice coinciderà anche con l’apertura di un semestre europeo
governato da quel Renzi che ha messo d’accordo in Italia tutte le
frazioni del padronato, il media mainstream nella sua totalità,
presentandosi come il miglior allievo e collaboratore della dottrina
di austerity imposta dalla Trojka. Diventa ancora più urgente, dunque,
allargare ad un orizzonte europeo il fronte dell’opposizione alle
politiche del nostro impoverimento. Costruendo una mobilitazione vasta
e che vorremmo transnazionale. Immaginando un’opposizione alla Trojka
che si sottragga all’alternativa impotente Europa sì/Europa no. Che
guardi ad un continente della conflittualità in divenire da produrre
con le pratiche dei movimenti sociali perché l’unica progettualità
davvero comunitaria è quella che passa per l’abbattimento delle
gerarchie che ci opprimono e la redistribuzione delle ricchezze che ci
sono sottratte.

Costruire un percorso comune vuol dire gettare le basi che lo rendono
possibile. Per questo l’assemblea ha chiesto, fin dai primi
interventi, trovando conferma, la convocazione di uno sciopero
generale per la giornata dell’11 luglio, per permettere la
partecipazione di tutti i lavoratori. Vuole anche dire sedimentare una
forza che venga dai percorsi che possiamo costruire sui territori e
che apra alla possibilità di una stagione da rilanciare. Non ci
interessa costruire eventi quanto attivare processi, con un passato ed
un futuro di possibilità. Per questo ci impegneremo a costruire
assemblee nei nostri territori, che allarghino la partecipazione e il
fronte di un’inimicizia sempre più necessaria. Per questo abbiamo
individuato nell’ultima settimana di Giugno lo spazio di una
mobilitazione che confluisca in una giornata comune (26 giugno) su
obiettivi di lotta condivisibili e concreti: banche, agenzie di
riscossione dei crediti, centri impiego e media, intesi come un
apparato ormai direttamente politico. Molte altre iniziative che si
svilupperanno sul territorio nazionale costituiranno altrettanti
momenti di rilancio di questo percorso comune.

Nella prospettiva di una processualità politica e sociale in
continuità con un anno di movimenti, #civediamolundici Luglio perché
sia punto di partenza di processi larghi di conflittualità a venire.

Movimenti sociali e sindacati conflittuali contro la precarietà e l’austerity

Torino, 31 maggio 2014


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