Re: [Hackmeeting] radio bandiera nera bucata dagli anonymous

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Author: vecna
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To: hackmeeting
Subject: Re: [Hackmeeting] radio bandiera nera bucata dagli anonymous
Anathema wrote:
> Mi inserisco a gamba tesa sull'argomento.
> Che la consapevolezza di Anonymous sia in crescita, non lo so, "pare",
> ma non ho grande speranza.


ti quoto male, potrei quotare un po' tutti. Ho un parere un po' diverso.
mi sembra si portino punti di vista "vecchi". si sta usando la
terminologia e la chiave di lettura degli scontri degli ultimi 40 (o
molti piu') anni ?

anonymous è un fenomeno nato dalla rete, e fa della sua protezione
intrinseca l'idea per cui "chiunque puo' essere anonymous - anche il tuo
verduraro".

per questo, piu' che vedere anonymous come un movimento (se fosse così,
avrebbe una vaga coerenza interna), anonymous è un brand. musichette per
i video scricabili e montabili, vettoriali per il logo liberi, "claim"
conosciuto e riciclabile, stili e azioni piu' o meno riproducibili.

E' un brand per cui, se vuoi fare hacktivismo, lo puoi usare e
rivendicar le tue azioni usando un nome già noto. prima invece, con il
fenomeno delle crew, uno doveva farsi conoscere tramite azioni
eclatanti, che gli avrebbero causato attenzioni e problemi, per cui la
contromisura era il basso profilo, che era anche il contrario
dell'obiettivo per cui uno dovrebbe far azioni eclatanti. insomma, ha
risolto uno dei problemi dell'hacktivism spicciolo.

anonymous in queso caso è come il serpica naro della moda: fai la tua
azione, ecco il tuo brand per spiegarlo. serpica naro era: fai la tua
camicia, metti questo nome.

un effetto che non avrei mai immaginato, spiegato da alcuni nordeuropei
ad una delle varie "security conference con gli sponsor" (tm), è quello
del "reverse hacktivism". cioè, raccontavano dell'attività per cui si
buca a strascico, e poi, quando si trova un target degno di sfregio, si
dichiara di aver fatto hacktivism.

inoltre, quel fenomeno ignora il concetto di "rivendicazione poetica",
cosa che piace di piu' a chi fa le analisi socio politiche. è un aspetto
IGNOATO: una volta bucato il target, vanno sui vari canali IRC a dare
questi dati. poi ci pensano altri a far l'hype, e i primi tornano a
bucare a strascico.


la quantità di infiltrazione che puo' esserci in un crogiuolo di
informazioni simile è sicuramente piu' di quella che ti aspetti... oltre
che un potenziale canale di sputtanamento senza alcun filtro... filtro
che invece un movimento avrebbe.


visto in quest'ottica, l'idea del movimento underground che si coalizza
per bucare la sony o il cnaipic, o fare i robin hood 2.0, prende tutta
un'altra piega :) no ?


In sintesi:
sono d'accordo che anche le azioni di hacktivismo piu' meritorie vadano
sotto il nome di anonymous (tipo le attività in Siria, tra l'altro,
bell'hacklog questo:
reflets.info/opsyria-s04e02-the-iron-strike-investigation-now-open-for-fun-and-profit/
), ma non sono d'accordo che si possa identificare con "anonymous"
queste lotte.

"non è una relazione biunivoca"

perché il rischio (avverrà ?) è che quando un'agenzia di intelligence
vorrà sputtanare il marchio, si metterà a far qualcosa di totalmente
impopolare a nome di anonymous, rendendo il nome piu' sporco di quello
di un mafioso.

E a quel punto, chi fa affidamento sulla biunivocità del nome-movimento,
non potrà far altro che associare lammerda anche alle attività meritorie
del passato.

> Secondo me analizzare Anonymous senza prendere in considerazione il
> contesto politico-sociale nazionale, rende solo un'analisi parziale.


avro' avuto del bias, ma pensare al contesto politico-sociale nazionale,
secondo me, renderebbe l'analisi parziale: è un fenomeno online! non
c'e' contesto nazionale.

c'e' una fonte, beh penso che non tutti qui la riterrebbero autorevole
:) che ha trattato l'argomento, non arrivo mai alla fine di articolo
così lungi, ma fino a metà era ok:
http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista28.nsf/ServNavig/9

ciao,
v


p.s. ho terminato quest'email, scritta dal mio mac, pensando al fatto
che non uso un terminale con IRC da anni, che non uso nmap da 2 versioni
fa, e rileggermi a parlare del fenomeno dell'hacking mi ha fatto sentire
un vecchio dimmerda. spero capiti anche a voi, perché durante i primi
hackmeeting, chi parlava di hacking senza saper che ci fosse veramente
sotto, ci dava fastidio molto piu' di chi ci avrebbe ignorato. e come
sempre, per saper cosa c'e' sotto, bisogna praticare. questo thread è a
immaginarselo come una chiaccherata al bar fatta da giornalisti di 12
anni fa che parlavano di hacking.
Immaginiamo che in questo momento, in un'ipotetica mailing list
"anonymeeting", mentre stan organizzando il loro incontro, faranno dei
thread infiniti dicendo "no giornalisti e no vecchi hacker". completando
il ciclo delle ere.

hurrà!