[Cpt] critica della ragion umanitaria

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Author: anna simone
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To: cpt
Subject: [Cpt] critica della ragion umanitaria



NESSUNA MISERICORDIA PER I CPT.
PER UNA CRITICA DELLA RAGIONE UMANITARIA

I fatti che la cronaca locale ha divulgato in questi giorni relativi
al Cpt di Bari Palese dimostrano che i centri di permanenza temporanea
sono luoghi ambigui dove “l’umanitario” si trasforma in reclusione e la
reclusione in business umanitario.
Chi li gestisce – vedi la Confraternita delle Misericordie per il CPT
di Bari – dice di farlo per garantire assistenza e diritti ai migranti
reclusi in attesa di espulsione. Il responsabile regionale della
Misericordia, Gilardi, ha dichiarato: “Noi gestiremo il CPT del
quartiere San Paolo per garantire il rispetto dei diritti umani”.
Gestione e diritti umani. Gestione dei diritti umani. Assistiamo ormai
da anni alla proliferazione di discorsi sull’ “impegno umanitario”.
Ma cosa si intende per “impegno umanitario”?
Il movimento per la libertà di circolazione delle persone e contro i
Cpt è impegnato da anni in una critica pratica alla retorica
umanitaria. Le azioni di boicottaggio intraprese contro gli enti
gestori dei CPT, in tutta Italia, hanno denunciato il paradosso per
cui, nel momento in cui i diritti diventano il valore supremo del mondo
globalizzato, allo stesso tempo, gli stessi diritti vengono blindati,
messi in sicurezza, difesi ed esportati militarmente, assicurati ai
cittadini e sotto scorta con grande dispiego di forze armate, di
polizia, di soggetti del terzo settore, del privato sociale, di
organismi ecclesiastici e caritatevoli i quali, invece di premere ai
confini del diritto per abbatterli, per allargare e moltiplicare
diritti e spazi di esistenza, assumono in pieno quel mandato infamante
di "normalizzazione", divenendo puro business (umanitario) funzionale
alle pratiche di controllo e di esclusione sociale. Come a dire
difendere i diritti in deroga ai diritti.
I diritti di cui si parla sono gli stessi che vengono esportati con la
guerra umanitaria, che dispiega retoriche sulla difesa della democrazia
mentre produce massacri su larga scala.
La gestione delle Misericordie, dicono le cronache, si schianta sui
soldi, litiga sugli appalti, non paga gli operatori, tace i tentativi
di fuga e gli atti di autolesionismo, somministra psicofarmaci per
sedare, appianare…. gestire.
In tutti i CPT d’Italia, i parlamentari e i medici che vi sono
entrati, vi hanno riscontrato un uso massiccio di psicofarmaci. Non si
tratta qui di stabilire quali siano le condizioni d’uso degli
psicofarmaci nei CPT: se siano prescritti e somministrati da medici
specialisti, se questi medici siano sottoposti o meno al controllo
delle autorità sanitarie pubbliche, se le persone che li assumono siano
opportunamente informate, se acconsentano ad assumerli ecc. Problemi
importanti, importantissimi, ma che sembrano addirittura secondari
rispetto a una questione fondamentale che sta a monte. Perché un uso
massiccio di psicofarmaci nei CPT?
Non potendo escludere che gli immigrati rinchiusi nei CPT soffrano di
disturbi mentali, bisogna domandarsi il perché di un uso massiccio di
psicofarmaci. Se questo uso si spiega con l’esigenza di sedare gli
immigrati, di neutralizzare i loro possibili comportamenti aggressivi o
di protesta attraverso una subdola strategia di repressione chimica,
allora si tratta (di nuovo) di un’inaudita violazione dei diritti
umani. Se, invece, l’uso massiccio degli psicofarmaci dipende dal fatto
che nei CPT il tasso di sofferenza psichica è più elevato, allora vuol
dire che in questi luoghi ci si ammala, che sono istituzioni che di per
sé producono malattia.
I CPT – come tutte le istituzioni chiuse che privano le persone della
loro storia, della loro libertà, dei loro diritti e delle loro
relazioni – producono sofferenza e malattia, e poi la sofferenza e la
malattia vengono gestite con gli strumenti messi a disposizione dalla
medicina. È però evidente che questa “gestione” non ha nulla a che
fare, né con le ragioni umanitarie, né con le ragioni terapeutiche.
Le Misericordie e gli altri gestori incarnano la connivenza più
subdola tra il potere militare, il potere economico e quello
“umanitario”. L’intreccio di questi discorsi, costruiti ad arte e
sovrapposti, è esploso in tutte le sue contraddizioni lasciando vedere
la sola verità dei CPT: reclusione illegale, totale assenza di diritti,
esclusione. E’ per questo che il Movimento ha intrapreso una serie di
azioni dirette contro le sedi di questi enti gestori.
Il 21 ottobre sono state occupate la Croce Rossa di Bari e la Croce
Verde di Gradisca d’Isonzo. Il presidente provinciale Bozzi della Croce
Rossa, dopo qualche giorno, ha deciso di rinunciare alla gestione del
Cpt di imminente apertura a Bari, la stessa scelta è stata fatta a
Gradisca d’Isonzo.
L’ipotesi di una gestione umanitaria dei CPT è insostenibile.
Diciamo questo mentre il neo Ministro Amato, con il sostegno di
rilevanti associazioni impegnate per la difesa dei diritti dei
migranti, istituisce una sorta di osservatorio sui Cpt e si adombra il
termine ambiguo del “superamento” dei Cpt.
A questo punto domandiamo: cosa ancora c’ è da osservare? E come si
supera il Cpt se non con la sua chiusura? Forse solo con la fuga. E
forse anche con atti di insubordinazione, di boicottaggio e di
diserzione da parte di chi lavora all’interno di questi centri.
In attesa che la coscienza comune abbia la forza di imporre la libertà
di circolazione delle persone - prima ancora che delle monete e delle
merci - e che tutta la attuale normativa sull’immigrazione venga
riscritta a partire dal pieno riconoscimento della cittadinanza per chi
soggiorna su una qualsiasi terra.


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